Oltre quattromila soci in tutta Italia: mamme o papà impegnati negli organi di rappresentanza della scuola, dalle elementari alle superiori. Un bell’osservatorio, quello dell’Associazione genitori (Age), guidata dall’ottobre 2016 da Rosaria D’Anna, campana, madre di due ragazze.
Presidente D’Anna, il rapporto tra famiglie e scuola in questi anni si è deteriorato. Cosa è successo?
Più che di deterioramento parlerei di interruzione di comunicazione. Mi pare che si sia perso il contatto tra genitori e docenti.
Per colpa di chi, o di cosa?
Per colpa del fatto che nella scuola si sta dando spazio a una serie infinita di procedure e di burocrazia che sottrae spazio alle famiglie. Nei consigli di classe il rappresentante ha a disposizione meno di 10 minuti per dire la sua. Pensi ai colloqui: sono diventati lunghe attese nei corridoi. È una cattiva organizzazione che dà sempre più la sensazione che i genitori siano una zavorra e che debbano entrare nella scuola in punta di piedi.
È lo scarso coinvolgimento dei genitori a produrre episodi di rabbia e aggressività?
L’Age stigmatizza gli atteggiamenti aggressivi dei genitori. Ma denuncia che la cattiva comunicazione o addirittura l’interruzione della comunicazione ha creato guasti in un contesto in cui il docente sta perdendo sempre più autorevolezza ed è quasi schiacciato, suo malgrado, da incombenze burocratiche.
Così poco autorevole che i genitori hanno la pretesa di dare loro, i voti ai propri figli...
Anche questa tendenza, che condanniamo, è frutto di una mancata comunicazione. Il docente, nelle sue valutazioni, deve attenersi a una griglia codificata di criteri e questo bisognerebbe spiegarlo ai genitori all’inizio dell’anno, in modo da evitare contestazioni fini a se stesse. Ai genitori va anche spiegato che quando si sperimentano episodi conclamati di ingiustizia, non bisogna affrontare il professore, bensì rivolgersi al capo d’istituto. Mi pare che su questo fronte i docenti non siano tutelati dalla stessa istituzione per la quale lavorano. Insisto sul valore della comunicazione: in questo periodo dell’anno molti genitori ci segnalano bocciature o debiti dei figli di cui dicono di non essere stati tempestivamente informati.
Non sarà una scusa per genitori disattenti? Ormai c’è il registro elettronico...
Il registro elettronico non è attivo in tutta Italia. E spesso i genitori hanno difficoltà all’accesso o perché non sono stati adeguatamente istruiti, o perché non funziona, o perché non hanno gli strumenti culturali per usarlo. L’Age è per il ripristino di una più capillare comunicazione cartacea e verbale tra scuola e famiglie.
Molti genitori, come quelli che hanno scritto la lettera che pubblichiamo in questa pagina, criticano l’uso di dare voti impossibili da recuperare, come 2 o 3...
I voti esprimono un valore numerico, invece dovremmo essere più propensi a individuare le strade per il recupero formativo. Lo stabiliscono tutte le normative: la scuola deve attivare tutti gli strumenti per cui il ragazzo possa recuperare. La mia costante meraviglia è che l’alleanza educativa tanto acclamata da ogni ministro all’Istruzione, e poi affermata in leggi e circolari, non riesca a realizzarsi. Sento dare grandi responsabilità ai genitori, ma non dobbiamo dimenticare i tanti casi di maltrattamenti di bambini da parte di maestri, soprattutto negli asili. La verità è che la scuola sta diventando un campo di battaglia.
L’antidoto alla guerra qual è?
Noi puntiamo sulla formazione dei genitori che partecipano agli organi collegiali. Ma, dal canto suo, la scuola non deve percepire i genitori come una zavorra. Le faccio un esempio: il patto di corresponsabilità educativo è diventato un adempimento burocratico, una mera firma su un foglio. E invece potrebbe essere un’occasione preziosa di confronto sulle regole, sui comportamenti e sui doveri di ciascuno.
Antonella Mariani
Avvenire, 20 giugno 2018