UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Più ascolto e partecipazione, la voce dei giovani alle istituzioni

Presentato a Roma il rapporto dell’Istituto Toniolo. Delpini: facciamoci interrogare dalle nuove generazioni
27 Ottobre 2023

Giovani, croce (colpa soprattutto nostra) e delizia (merito soprattutto loro): «Realtà complessa ed eterogenea», con le parole di Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale alla Cattolica di Milano. E come vien fuori da “La condizione giovanile in Italia, Rapporto Giovani 2023 (edizioni Il Mulino), a cura dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore proprio dell’Università Cattolica, cioè il rapporto realizzato, con il sostegno di Fondazione Cariplo e in collaborazione con Ipsos, dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto avvalendosi delle analisi e delle indagini dei docenti dell’Ateneo, presentato ieri a Roma con un incontro moderato da Giuseppe Fioroni, vicepresidente del Toniolo.

«Servire la società, osservare i giovani e sentirsi interrogare da loro» è una delle missioni della Cattolica, dice subito monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano e presidente dell’Istituto Toniolo: il Rapporto Giovani cammina su quella strada, è «un progetto di studio che continua da dieci anni» - ha continuato - e «mi fa rendere conto che, per le specializzazioni, avere un obiettivo comune permette di interagire e uscire dal ristretto ambito dei cultori della materia».

Dunque, giovani croce e delizia, stando al Rapporto e le responsabilità sono chiare: tantissimi «durante la pandemia si sono avvicinati la prima volta al volontariato - spiega Elena Marta, docente di Psicologia sociale e di comunità all’Università Cattolica -, lo hanno fatto per dare il proprio contributo in un momento difficile, perché avevano fortemente, seriamente recepito il messaggio che fossimo “comunità” e ci avevano creduto, peccato che poi noi abbiamo cambiato idea». Invece - è andata avanti - per i ragazzi «la partecipazione sociale offre l’opportunità di ricostruire, co-costruire e condividere nuovi legami che intrecciano valori di solidarietà, reciprocità e fiducia tra soggetti, comunità e società», si fonda «su dialogo e collaborazione tra generazioni ed è necessaria per la creazione di un tessuto sociale coeso».

Intanto «il problema della criminalità minorile e del disagio delle nuove generazioni - annota il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi - impone di rovesciare alcune posizioni del passato», realizzando «un’azione che non sia fatta solo di rigore, applicazione della legge e sanzioni conseguenti», ma che sia «in grado di dare il senso di uno Stato vicino ai cittadini e capace di intercettare prima il minore»: tant’è che, «come ministero dell’Interno stiamo cercando di dare segni tangibili e visibili di recupero della legalità e di ripristino di condizioni di vita diverse, anche nei contesti più degradati». Per esempio - ha aggiunto il capo del Viminale - «gli interventi contro le occupazioni abusive di immobili», che «servono a contrastare certi modelli di prepotenza criminale e di welfare alternativo, dando anche ai giovani il segnale di una inversione di tendenza».

Altro tema caldo: «I giovani non gradiscono più essere solo portati a sostituire qualcuno che va in pensione», dice Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica. E il Rapporto del resto sottolinea quanto esista «una grande domanda di politica in grado di portare le nuove generazioni a livelli almeno comparabili ai coetanei degli altri Paesi». Alcuni numeri però confortano: il 15,6% dei giovani è attualmente impegnato in attività solidaristiche, il 37,8% lo è stato in passato, il 46,6% non lo è mai stato, quindi «la maggior parte dei giovani è entrata in qualche modo in contatto con il mondo dell’impegno». La percentuale più alta è nelle zone suburbane (20,4%), la più bassa in quelle rurali (14,6%): «Non perché i ragazzi di queste ultime soffrano di minori spinte ideali, ma hanno difficoltà ad accedere all’impegno», chiarisce sempre Elena Marta.

Ancora Rosina, infine: «Al di là dei livelli attuali di disoccupazione e sottoccupazione quel che pesa è soprattutto il non sentirsi inseriti in processi di crescita individuali e collettivi, ovvero inclusi in un percorso che nel tempo consenta di dimostrare quanto si vale e di veder riconosciuto pienamente il proprio impegno e il proprio valore».

Pino Ciociola

Avvenire, 24 ottobre 2023