È un forte invito a genitori e studenti per una scelta consapevole e responsabile ». Don Daniele Saottini responsabile del Servizio nazionale Cei per l’insegnamento della religione cattolica (Irc), sintetizza così il messaggio che ogni anno i vescovi italiani rivolgono alle famiglie impegnate nella iscrizione dei propri figli al prossimo anno scolastico.
Una scelta che raggiunge livelli molto alti: circa l’88% degli studenti italiani. Segno di buona salute dell’insegnamento?
Direi di si, confortato anche dai risultati che giusto un anno fa sono emersi da una ricerca specifica sull’Irc, definita “una disciplina alla prova”. Ovviamente non mancano spazi di miglioramento, ma complessivamente la disciplina appare apprezzata e scelta con convinzione. Ovviamente questo non significa fermarsi nel migliorare, ma certo rappresenta un momento importante di valutazione a oltre 30 anni dalla trasformazione della disciplina da obbligatoria a opzionale.
Quali sono secondo lei i punti forti su cui si basa questa scelta?
Da tempo nella nostra società si fatica a creare relazioni educative significative. Lo vivono sulla loro pelle le stesse famiglie. L’Irc si propone come una occasione di formazione umana completa. Una formazione con la quale cercare di superare quella sensazione di essere adulti 'afoni' rispetto a grandi valori come il dialogo, l’accoglienza, il confronto e potremmo continuare ancora. Scegliere questo insegnamento significa accompagnare quel cammino di crescita in un aspetto delicato della vita che è quello delle scelte.
Lei parla di occasione per apprendere valori. Eppure davanti alla società in cui ci troviamo sembrerebbe una scelta “perdente”.
Potremmo usare l’immagine evangelica del seminatore e del seme che cade sui diversi tipi di terreno. L’Irc è così: un seme sparso su tanti terreni, che sono gli studenti, molti dei quali non italiani e neppure di religione cattolica. Eppure sono una presenza significativa. A tutti loro offriamo la possibilità di fare propri questi valori. È l’offerta di un orizzonte che speriamo possa portare frutto.
E in tanti scelgono di avvalersene...
E non dimentichiamoci che si tratta di una scelta responsabile, direi quasi impegnativa visto che si tratta di fare una ora in più di lezione senza un immediato ritorno, come il voto che fa media. Si potrebbe definire la scelta di una disciplina “gratuita” che non da “vantaggi” immediati. Eppure l’88% degli studenti e delle famiglie non rinuncia a questa opportunità educativa e formativa.
Lo scorso 1° settembre i vescovi hanno scritto una Lettera ai docenti dell’Irc esprimendo la loro gratitudine per il servizio svolto alla Chiesa e al Paese. Un gesto significativo...
Un apprezzamento non solo dei vescovi, ma anche delle famiglie e degli studenti stessi che possono verificare in classe l’impegno di questi 24mila docenti, che si spendono per loro. Una presenza apprezzata anche dai colleghi delle altre discipline, tanto che non sono pochi i docenti Irc a svolgere funzioni di servizio all’interno dall’organizzazione scolastica stessa. Insegnanti che hanno fatto dell’aggiornamento professionale un aspetto decisivo e che si spendono davvero molto per rendere questa ora di insegnamento occasione di crescita umana completa.
Scelta, valori, responsabilità, impegno: parole un po’ controcorrente in questa società, non le sembra?
È la sfida che vogliamo raccogliere con la presenza dell’Irc nella scuola italiana, accanto alle famiglie e agli studenti. Una proposta educativa di alto profilo, come lo sono i valori a cui facciamo riferimento nel nostro insegnamento.
Enrico Lenzi
Avvenire, 11 gennaio 2018
Vedi qui il Messaggio della Presidenza della CEI in vista della scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica: //www.chiesacattolica.it/aperti-allincontro/