Il nonno piantava nespoli, pur sapendo che non avrebbe assaggiato uno solo dei suoi frutti. Lo stesso fa oggi il nipote Andrea Pontremoli al comando della azienda costruttrice di auto da competizione Dallara, perché «vogliamo che le nostre imprese continuino a operare anche quando non ci saremo noi». E un 'concime' insostituibile è il capitale umano. Come non riconoscere, dunque, l’importanza decisiva dell’educazione e la centralità del rapporto scuola impresa? Temi di casa, al Meeting. Ricorrenti e trasversali. Se ne incontrano tracce in tanti incontri e in altrettanti relatori, in Fiera, fino al panel «Si può fare» che ne sintetizza lo spirito raccontando la storia di apprendistato di primo livello tra un’azienda di automobili e un istituto.
I dati occupazionali dimostrano che poco è cambiato, nonostante le sette riforme messe in campo, ma si può e si deve guardare alle esperienze positive. La collaborazione tra Dallara e istituto 'Gadda' di Fornovo di Taro, ad esempio. «Non tutti a scuola erano d’accordo sul rapporto con la Dallara, ammette la dirigente scolastica Margherita Rabaglia - ma i risultati si vedono nei discorsi dei ragazzi. E dai suggerimenti di implementare il rapporto scuola e azienda ». A tornare sui banchi dovrebbero essere i genitori. Ne è convinto Andrea Pontremoli, amministratore delegato Dallara. «Sbagliano, quando dicono 'studia, altrimenti vai a lavorare'. Non sanno che cosa è un’impresa. Abbiamo fatto diventare nobile una scuola perché insegna un mestiere reso nobile».
Pontremoli ha dato vita pure al progetto di 'solidarietà territoriale', sei lauree magistrali nel territorio con la collaborazione di alcune aziende. «Cosa cercate nei ragazzi quando fate le selezioni per assunzioni? » incalza Emmanuele Massagli, presidente di Adapt, l’associazione di ricerca e studi creata da Marco Biagi. «Neanche la conoscenza, - la replica di Pontremoli - ma che abbiano imparato a imparare. E la motivazione».
'Imparare ad imparare' è un must sbandierato pure da Massimo Angelini. Il direttore delle Pubbliche relazioni di Wind Tre dà i numeri: «Il 65% dei bambini che iniziano oggi la scuola primaria svolgeranno, da adulti, professioni ancora inesistenti e che c’è una quota di posizioni aperte nel mondo del lavoro che non incontra la domanda per mancanza di competenze». È in rampa di lancio la 'Wind Tre Innovation School' per formare gli studenti italiani su competenze innovative e trasversali per affrontare al meglio il lavoro che cambia. Partirà in 30 scuole in Italia, con un contest e la premiazione degli istituti più virtuosi, e la speranza di dar vita ad un format da lanciare con il Ministero.
Sul rapporto tra impresa e università entra a gamba tesa il professor Giulio Sapelli dell’università di Milano che se la prende con le grandi aziende: «Occupatevi di come finanziare l’università, anche guardando il resto del mondo. E pretendete dagli atenei la selezione». Per Vitality Novikov, ad Coca Cola HBC Italia: «Il gap tra università e mondo del lavoro è evidente. Il mercato cambia rapidamente, l’accademia non sta al passo. Uniamo le forze».
Paolo Guiducci
Avvenire, 27 agosto 2017