I dati dell’indagine 'I giovani ai tempi del coronavirus', commissionata a Ipsos da Save the Children, sono impietosi: nell’anno del Covid-19 oltre 34mila studenti sono a rischio abbandono scolastico. A quasi un anno dalla comparsa del Covid in II talia e dal debutto della Didattica a distanza, il tasso di dispersione scolastica può aumentare in maniera preoccupante.
Colomba Punzo è la preside dell’Istituto comprensivo '83° Porchiano Bordiga' della periferia orientale di Napoli, uno di quei territori svantaggiati nei quali il rischio dispersione è già normalmente alto. La sua scuola sorge fra i lotti del quartiere Ponticelli. Per evitare che anche nell’anno scolastico in corso la Dad si portasse via altri alunni, la preside napoletana ha pensato di far tornare in presenza tutti i ragazzi più a rischio. «Siamo partiti dalla volontà di affermare la presenza fisica della scuola sul territorio – racconta la dirigente scolastica, che da 38 anni lavora nelle scuole della periferia est del capoluogo campano –. Ci siamo infatti subito accorti che con la Dad la frequenza scolastica è precipitata e la dispersione raddoppiata. Persino nella scuola primaria, che normalmente non è toccata da questo tipo di problematiche. Si è dunque abbassata l’età della dispersione. Ragazzi che normalmente hanno già difficoltà di apprendimento hanno visto il loro disagio aumentare. A quel punto ci è stato chiaro che dovevamo intervenire».
Per farlo, la preside ha sfruttato le possibilità offerte da un’ordinanza del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che consente ai bambini e ai ragazzi con 'Bes' (i Bisogni educativi speciali) di tornare in presenza. «Abbiamo interpretato in maniera estensiva l’ordinanza regionale che consentiva ad alcune specifiche categorie di studenti di tornare a scuola. Il passo successivo è stato chiedere a ogni consiglio di classe di segnalare i ragazzi più a rischio dispersione. Grazie all’arrivo di 14 nuovi insegnanti, abbiamo poi dato vita a dei laboratori in presenza che ci hanno consentito di riportare in aula questi alunni».
Accanto agli insegnanti dell’istituto ci sono dei maestri di strada, una realtà molto attiva nel quartiere. Di mattina danno una mano a scuola nei laboratori e di pomeriggio accolgono i ragazzi per il doposcuola. L’esempio della 'Porchiano Bordiga' è stato seguito da un altro istituto di Ponticelli, l’'Aldo Moro'. «So che molti altri presidi avrebbero voluto fare altrettanto, ma non ci sono riusciti per problemi organizzativi». Quando si parla di dispersione scolastica non si deve pensare solo agli studenti che vivono in periferie 'difficili', ma anche ai disabili o ai bambini autistici. Ida Francioni è la preside dell’Istituto 'Luigi Vanvitelli', che si trova al Vomero, a tutti gli effetti parte della 'Napoli bene'. È stata lei a chiedere alla Regione di garantire la presenza a scuola per gli alunni con 'Bes'. «Non si pensi che in quartieri apparentemente meno 'difficili' come il nostro non vi siano problematiche simili a quelle delle periferie. Gli studenti disabili sono ad alto rischio dispersione, per esempio. E anche qui abbiamo situazioni limite di povertà culturale, oppure ragazzi o genitori con problemi di droga... Anche noi abbiamo deciso di dare vita a laboratori per non lasciare indietro nessuno».
Antonio Averaimo
Avvenire, 16 gennaio 2021