UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Percorsi formativi e metodo di studio, Università lombarde alla prova dell’IA

I “chatbox” che ripetono insieme ai ragazzi e la realtà aumentata a supporto dei processi di apprendimento
28 Settembre 2024

Sono ormai molte le applicazioni dell’intelligenza artificiale nella vita di tutti i giorni: non fanno eccezione le università. Un esempio virtuoso arriva dal Politecnico di Milano, che già da tre anni sta sperimentando un sistema per monitorare la vita accademica dei suoi studenti dal test d’ingresso fino ai primi esami. Lo scopo di questo algoritmo è limitare il tasso di abbandono, che è particolarmente alto nel primo semestre.

«L’algoritmo ha osservato che in passato alcuni studenti che non riuscivano a passare determinati esami o prendevano voti particolarmente bassi in alcuni esami, sei mesi o un anno dopo abbandonavano l'università – spiega Stefano Ronchi, vicerettore alla didattica del Politecnico -. Con questo sistema, identifichiamo quelli che noi chiamiamo i “predittori”, che sono alcuni esiti durante la sessione di esami che predicono la probabilità di abbandono. Questo dato viene collegato anche al test d'ingresso, a sua volta correlato alla possibilità di abbandono». A questi studenti “a rischio” vengono proposte alcune attività di sostegno allo studio e dai dati emerge che chi accetta di prendere parte a questo percorso di tutorato supera senza problemi gli esami del secondo semestre e recupera quelli del primo. I dati sono in crescita: all’inizio del progetto, erano pochi gli studenti che aderivano all’iniziativa, ora sono il 30%.

Questo non è l’unico esempio di applicazione dell’Ia da parte del Politecnico. Spiega ancora Ronchi: «L'anno scorso siamo partiti con un progetto che chiamiamo My Learning Talk. Si tratta di unchatbox (un software che simula ed elabora le conversazioni umane, ndr) che studia insieme agli studenti. È stato alimentato con tutti i contenuti del corso da parte del docente, quindi quando lo studente non capisce come risolvere un problema può interagire con questo assistente virtuale ed è come se avesse il docente sempre a disposizione. In questa fase di sperimentazione è stato messo a disposizione solo per alcuni corsi, ma l’obiettivo è diffonderlo presto tra i vari insegnamenti».

All’Università Cattolica di Milano è attivo invece il progetto Metaversity, dedicato all'esplorazione delle potenzialità formative della didattica immersiva. Andrea Gaggioli, coordinatore del progetto direttore del Centro studi e ricerche di Psicologia della comunicazione (Psi-Com), spiega: «Il progetto Metaversity intende esplorare le frontiere della didattica digitale, integrando i mondi virtuali con l’intelligenza artificiale. Al cuore dell’iniziativa, tuttavia, non c’è la tecnologia, ma le persone: i docenti partecipano a workshop dove sperimentano direttamente queste tecnologie, mentre gli studenti sono coinvolti in studi per valutarne l’efficacia nell’apprendimento. Questa collaborazione tra docenti, studenti e ricercatori crea un modello di innovazione centrato sui bisogni formativi, guidato dall’esperienza diretta e dal feedback continuo».

Nel laboratorio di Metaversity, i ricercatori sono impegnati nella progettazione di esperienze formative per dare vita alla didattica del futuro. Ne è un esempio l’Augmented Learning Companion (ALeC), un agente virtuale 3D in realtà aumentata che supporta lo studente nel processo di apprendimento, attraverso conversazioni basate su una intelligenza artificiale addestrata sul materiale del corso. Continua Gaggioli: «ALeC è un assistente virtuale basato su intelligenza artificiale progettato per interagire con lo studente attraverso il linguaggio naturale e supportarne l’apprendimento. Nella nostra visione, ALeC non sostituisce il docente, ma consente allo studente di approfondire, richiedere chiarimenti, e interagire con vari materiali didattici, che sono selezionati e verificati dal docente stesso. ALeC rappresenta un esempio concreto di come l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale possano essere integrate per personalizzare e arricchire l’esperienza formativa».

Anche altri atenei, come la Iulm e l’Università degli Studi di Milano- Bicocca, stanno sperimentando i primi approcci con l’Ia. Alla Iulm è nato il laboratorio di Intelligenza artificiale Iulm Ai Lab, progettato con lo scopo di generare valore per il sistema aziendale e per il Paese. Il laboratorio è infatti il centro di un sistema di cui fa parte anche una rete di start-up e aziende tecnologiche in grado di sviluppare soluzioni di Ia per rispondere alle esigenze delle imprese di ogni dimensione. L’Ai Lab non è l’unico centro di applicazione per la Iulm: nel corso di laurea in Traduzione specialistica e interpretariato di conferenza, gli studenti fanno traduzione simultanea con volti umani generati dall’Ia, così da evitare l’emozione di trovarsi, da subito, con persone reali. All’Università degli Studi di Milano- Bicocca, infine, sono già tre i corsi di laurea in intelligenza artificiale: la triennale e magistrale in Artificial Intelligence e la magistrale inHuman-Centered Artificial Intelligence, create in sinergia con l’Università Statale di Milano e l’Università di Pavia. Sono tre corsi molto giovani, che hanno visto quest’estate i primi laureati.

Rachele Callegari

Avvenire Milano, 28 settembre 2024

(Foto Museo della scienza / Fotogramma)