UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«La valutazione mantenga la funzione formativa»

L’appello dell’Associazione dei maestri cattolici dopo il via libera del Senato al ritorno dei giudizi sintetici alla primaria
30 Aprile 2024

Conservare la «valutazione formativa», l’unica in grado di «restituire agli alunni e alle loro famiglie il percorso di crescita che i bambini e i ragazzi stanno compiendo». Lo chiede l’Associazione italiana maestri cattolici (Aimc) - sezione di Milano e Monza e Brianza - in un documento pubblicato e diffuso tra le scuole all’indomani del voto del Senato che, a maggioranza, ha sancito il ripristino della valutazione sintetica alla scuola primaria. Una «operazione di chiarezza nell’interesse di famiglie e degli stessi studenti», secondo il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Che, dopo il voto dei senatori, ha voluto precisare: « La riforma non ha mai previsto voti. I giudizi analitici sul percorso dello studente resteranno e a questi si aggiungerà un giudizio finale sintetico» Quattro anni dopo l’introduzione della valutazione descrittiva (da “in via di prima acquisizione” ad “avanzato”), per iniziativa del governo, dal prossimo anno scolastico, le famiglie degli alunni delle elementari ritroveranno, dunque, i giudizi da “insufficiente” a “ottimo”. La gradazione definitiva sarà stabilita da una successiva ordinanza ministeriale.

Contro il ritorno dei giudizi sintetici, in questi mesi si è espresso un vasto schieramento di associazioni di docenti, famiglie, ambientaliste e sindacali. Tra queste, appunto, l’Associazione dei maestri cattolici, che ora si fa promotrice di un dibattito per confermare che «la valutazione ha una funzione formativa fondamentale – si legge nel documento diffuso alle scuole – e non può essere separata dalla sua azione educativa e didattica». Inoltre, l’Aimc chiede che, prima di pensare a nuovi strumenti di valutazione degli alunni, si effettui una verifica del lavoro messo in campo dalle scuole negli ultimi quattro anni. « Al momento – denuncia l’Aimc – non ci risulta che sia stata intrapresa un’azione di questo tipo o perlomeno non è stata ancora comunicata».

Infine, i Maestri cattolici auspicano che «il ritorno ai giudizi sintetici non sia lasciato alle poche righe» dell’emendamento governativo al ddl sul voto in condotta, ma sia accompagnato da un dibattito che coinvolga le scuole e le famiglie. « La descrizione – si legge ancora nel documento dell’Aimc di Milano e Monza e Brianza – si rivolge al processo e alle attività che ogni alunno compie per raggiungere i traguardi di apprendimento. Il giudizio sintetico, invece, si rivolge direttamente al soggetto e alla misurazione delle sue capacità».

È proprio questo l’aspetto più problematico, secondo gli oppositori della riforma, che hanno anche raccolto oltre 8.500 firme a sostegno di un appello sul sito change.org, organizzato manifestazioni e presidi e ora confermano: «Non ci fermeremo». «Con un’ennesima decisione dall’alto e senza ascoltare il mondo della scuola, delle associazioni professionali e dei genitori fortemente contrario, si è voluto azzerare un processo di cambiamento avviato solo tre anni fa», scrivono in un manifesto le associazioni. Secondo cui il ritorno dei giudizi sintetici alla scuola primaria è «un atto pedagogicamente ingiustificato che rischia di far regredire la scuola». Che, sottolineano, non ha il compito di «etichettare e classificare i soggetti con giudizi sintetici, ma emanciparli attraverso una valutazione attenta ai processi di apprendimento, che sappia descriverli e raccontarli, per regolarli e migliorarli».

In altri termini, proseguono le associazioni, «la valutazione degli apprendimenti in funzione formativa è nell’interesse di tutte le forze politiche e della società civile, perché da essa dipendono lo sviluppo delle competenze di cittadinanza di ciascuno e il benessere dei soggetti, nonché lo sviluppo della comunità del Paese».

Per tutte queste ragioni, quindi, le realtà contrarie alla riforma dei giudizi proseguiranno la mobilitazione. «Gli insegnanti della Repubblica – conclude il manifesto – utilizzeranno tutti gli spazi consentiti dalla norma per affermare il valore formativo della valutazione e con esso quello del loro ruolo e della scuola italiana».

Paolo Ferrario

Avvenire, 26 aprile 2024