UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Nel Rapporto Caritas la difficile transizione scuola-lavoro

L’indagine su povertà ed esclusione sociale ha coinvolto anche 581 insegnanti di religione della Toscana
22 Novembre 2022

Rispetto agli ultimi decenni del secolo scorso, i giovani europei, e quelli italiani in particolare, vedono aumentale le difficoltà che si frappongono all’obiettivo di rendersi economicamente autonomi, raggiungere la piena maturità sociale e condizioni di vita soddisfacenti.

È quanto emerge in modo netto dal Rapporto Caritas 2022 e in particolare dall’indagine condotta in collaborazione con Don Bosco International-Salesiani per il sociale. Nel nostro Paese pesano sulla condizione giovanile una serie di oneri di tipo demografico, legati al debito pubblico ma, soprattutto, alla configurazione del mercato del lavoro e al sistema d’istruzione. Due mondi che spesso sembrano non riuscire a dialogare a sufficienza, in particolare dopo gli effetti della crisi conseguente al Covid.

E proprio alla complicata transizione scuola-lavoro il Rapporto dedica un intero capitolo, il quarto, evidenziando come: “L’esito delle tante fragilità ricordate fa sì che il rischio di disoccupazione per gli under 30 in Italia è circa il doppio di quello rilevato per l’Unione Europea a 27 Paesi”. “La durata media della Transizione Scuola Lavoro (TSL)”, sottolinea il testo, “per un giovane italiano è di 2,35 anni (corrispondente a 28 mesi) contri i 5 mesi dell’Austria, gli 11 in Polonia e i 4 nel Regno Unito”. Essa, poi, raggiunge in media addirittura i 58 mesi, ovvero quasi 5 anni, per i giovani con basso livello d’istruzione. Quali, dunque, i nodi critici che allungano in modo così consistente il passaggio al mondo professionale?

Di fatto i nostri ragazzi conoscono il lavoro solo una volta usciti dal sistema d’istruzione, quindi decisamente molto tardi e – insiste il Rapporto – “la via principale per l’accesso all’occupazione è rappresentata ancora da forme personali d’intermediazione: la famiglia, le conoscenze”. Scarso, appare anche un fattore decisivo come l’orientamento in ambito scolastico, mancante in Italia per il 51,3% degli studenti. Così come troppo sporadiche appaiono le occasioni di esperienze di alternanza scuola-lavoro, associate alle difficoltà oggettive imposte dalla pandemia, e le esperienze di scambio internazionale all’estero che in Italia coinvolgono solo il 9,3% degli studenti.

Fattori che finiscono con il gravare particolarmente sui giovani provenienti da famiglie disagiate. Il capitolo del Rapporto Caritas si conclude, infatti, con un ampio box che riporta uno studio condotto dall’Osservatorio regionale sulla povertà di Caritas Toscana che ha coinvolto durante l’estate del 2021 ben 581 insegnanti di religione di tutti gli ordini scolastici. “Per l’83% di loro la povertà minorile è molto (22%) o abbastanza (61%) diffusa fra gli alunni e studenti della regione e più dei 2/2 (69%) ritiene che la pandemia abbia ampliato ulteriormente le disuguaglianze”. Una convinzione che è ancora più marcata negli ordini scolastici superiori, arrivando al 76% nella Secondaria di Secondo Grado e al 74% in quelle di Primo Grado.

Inoltre, l’impatto della pandemia ha anche messo in dubbio le scelte future di molti studenti se è vero che il 61,4% degli intervistati ha conosciuto alunni della scuola secondaria superiore che hanno cambiato idea sui loro progetti di vita. “Al riguardo è preoccupante”, conclude il Rapporto, “che fra coloro cui la pandemia ha suggerito di modificare i propri progetti di vita, ben il 27,4%, stesse valutando di non finire neppure le superiori, mentre il 26,2% sarebbe pronto, Una volta diplomato, ad archiviare l’idea di proseguire gli studi”.

Vedi qui il testo del Rapporto Caritas 2022 su povertà ed esclusione sociale: https://www.caritas.it/presentazione-del-rapporto-2022-su-poverta-ed-esclusione-sociale-in-italia/