UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Violenze a scuola: «I professionali non sono l’inferno»

Montrone (Aef Lombardia): grave quanto è accaduto ma le nostre realtà sono ricche di valori e successi formativi
8 Febbraio 2024

Dopo le due violente aggressioni alla professoressa accoltellata da uno studente di un istituto Enaip a Varese e l’agguato di un 17enne contro un ragazzo coetaneo in uno dei corsi di Afol avvenuto martedì a Pieve Emanuele, scatta l’allarme negli istituti professionali. Le scuole di formazione, infatti, rischiano di essere etichettate come luoghi di disagio: affermazione che Diego Montrone, presidente dell’associazione Aef (Associazione di Enti Formazione professionale) e della scuola professionale Galdus, ha respinto in toto. «In seguito ai tragici episodi ha preso forma una narrazione superficiale che dipinge un quadro desolante dove gli istituti professionali vengono etichettati come “gironi infernali”, sedi di fallimento educativo e di violenza», scrive Montrone in una lettera aperta.

«Non si può negare la gravità di quanto accaduto, ma è fondamentale non cadere nella trappola di generalizzazioni che non rendono giustizia di una realtà complessa e variegata, ricca di valori positivi e di tanti successi formativi, capace di accogliere studenti con diversi background e storie di vita anche complesse e dove molti di questi giovani trovano in questi percorsi la chiave per una realizzazione personale e professionale virtuosa altrimenti inaccessibile». Basti pensare che nel solo istituto professionale Galdus, retto dallo stesso Montrone ci sono ragazzi che pensavano di lasciare gli studi e hanno sviluppato invece una motivazione per continuare il percorso d’istruzione e di questi ogni anno oltre il 90% trova un posto di lavoro coerente con il suo percorso di studi al termine dei 7 anni di formazione.

Di qui la rivendicazione di quanto fanno questo tipo di scuole superiori. I fatti di cronaca accaduti « non possono e non devono essere la demonizzazione di un intero sistema, al contrario, un’attenta valutazione di questi eventi dovrebbe amplificare quel campanello d’allarme sempre più assordante che riguarda l’urgenza di valorizzare, accompagnare e supportare, sia in termini di risorse e di attenzione, da parte delle istituzioni e della società, di tutta la scuola nel suo insieme, che da anni vive in prima persona la profonda crisi di identità e di educazione della nostra gente e dei nostri giovani» riflette il presidente di Aef. E ancora una volta viene ribadito che «le scuole non possono e non devono essere più lasciate sole a gestire queste sfide, si tratti di un liceo o di un centro di formazione professionale» perché non ci sono scuole di serie A e di serie B in una società sempre più complessa e variegata per cui «è fondamentale un cambio di rotta culturale».

All’avvicinarsi della chiusura delle iscrizioni alle scuole superiori fatti simili potrebbero non invogliare le famiglie a scegliere gli istituti professionali come luoghi dove mandare i figli a studiare, sebbene abbiano un altissimo potenziale. L’invito lanciato da tutti i centri, dunque, è: « venite a incontrarci, a vedere con i propri occhi la concreta e positiva esperienza educativa e formativa prima di giungere a giudizi fuorvianti » con un obiettivo: «uniamo le forze, in un momento in cui le cronache si accorgono di fatti di aggressione e violenza che accadono nelle sedi scolastiche, riconosciamo e sosteniamo insieme il valore e il potenziale anche degli istituti professionali come luoghi di educazione, integrazione e speranza, e come pilastri fondamentali di un sistema formativo».

Monica Lucioni

Avvenire Milano, 8 febbraio 2024