UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Università e vocazioni, una pastorale comune per anni cruciali

Dal convegno organizzato dalla Cei il mandato a intensificare il lavoro sul territorio. Uno sguardo sulle esperienze a Milano e Torino
26 Gennaio 2024

«Creare casa» era il tema del Convegno nazionale che l’Ufficio nazionale della Cei per la pastorale delle vocazioni, diretto da don Michele Gianola, e quello per l’educazione, la scuola e l’università, diretto da Ernesto Diaco, hanno organizzato a Roma dal 3 al 5 gennaio scorsi. Un appuntamento che aveva un obiettivo tra i tanti: dare un impulso affinché la collaborazione tra le due “pastorali” si intensifichi sul territorio. L’anno è avviato e vale la pena seguire ciò che si muove “a valle”. “Creare casa” è lo stile che sta seguendo la cappellania del Politecnico di Milano.

«Usiamo gli spazi della parrocchia adiacente al Politecnico, le aule dell’oratorio – spiega suor Sarah Bortolato, delle suore di Santa Marcellina – qui accogliamo i ragazzi che si fermano a studiare e con cui si crea un rapporto, un dialogo. Organizziamo anche momenti di approfondimento, come aperitivi su temi caldi, penso all’intelligenza artificiale, che incrociano domande esistenziali. Ci muoviamo in un territorio, quello universitario, totalmente laico, uno spazio di confronto aperto. Chi viene da noi è perché trova un luogo accogliente e dove sperimenta relazioni non sono scontate». Suor Bortolato, originaria della diocesi di Treviso, al tema “università come tempo vocazionale” è sensibile anche per la propria biografia. «Ho maturato la mia scelta di consacrarmi mentre frequentavo l’Università Bocconi – racconta – e fu provvidenziale un episodio. Feci il test di ingresso per l’università, con una mia amica, che aveva già un posto al collegio delle Marcelline. Io passai il test e lei no, così mi cedette la sua stanza dalle Marcelline. E lì feci esperienza di una realtà a cui poi mi sentii chiamata. Vedevo queste religiose contente, vedevo relazioni vissute nell’autenticità, nella gratuità, nel prendersi cura degli altri e questo mi colpì molto. Avevo sognato di fare economia, di andare a Milano, di fare la Bocconi... Dio ha usato anche la mia ambizione per portarmi sulle sue vie».

Il “creare casa” a Torino è stato seguito fino alla pandemia di Covid-19 in una modalità intrigante, racconta don Luca Peyron, che tra i tanti incarichi in diocesi ha a che quello di direttore della pastorale universitaria: «Abbiamo organizzato decine di settimane comunitarie e residenziali per universitari, coordinate da un’equipe del centro diocesano vocazioni. Era una settimana durante l’anno in cui 30-35 universitari vivevano insieme – e con loro preti, suore, coppie sposate o singoli laici – seguendo durante il giorno le lezioni e alla sera partecipando a incontri di tipo vocazionale. Direi che quasi la metà dei seminaristi che oggi sono in Seminario a Torino sono passati da quelle esperienze. Poi il Covid ha rotto qualcosa ed è subentrata la necessità di pensare ad altre soluzioni». «Viviamo in una situazione in cui i legami sono molto deboli – dice don Peyron – però non dobbiamo usare questo aggettivo in modo moralistico. I legami sono deboli nel senso che sono molto fluidi, transitori, però ci sono e noi dobbiamo prendercene cura. La pastorale universitaria esplicita qui la sua natura vocazionale, con una presenza di ascolto e di orientamento». Don Peyron fa poi un presente un tema su cui a suo dire è necessario investire e su cui lui punta con proposte ad hoc: «Superare lo iato che per molti c’è tra scienza e fede. Un ragazzo che studia ingegneria al Politecnico mediamente fa fatica a pensare di poter essere credente, perché le due cose nella sua testa non sono compatibili. È un pregiudizio diffuso su cui dobbiamo lavorare molto di più».

Andrea Galli

Avvenire, 26 gennaio 2024