UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Un’azione educativa che rimanga sostenibile»

Con il Registro unico è necessario studiare forme di applicazione del codice del Terzo settore alle scuole paritarie dell’infanzia
13 Febbraio 2024

Lo scorso 17 gennaio la Fism ha tenuto presso l’aula capitolare del Senato il seminario nazionale dal titolo: “Terzo settore. Le scuole paritarie dell’infanzia e il ruolo Fism”. È fuori di dubbio che la funzione pubblica svolta dalle scuole d’infanzia di ispirazione cattolica non potrà che beneficiare degli strumenti normativi che il Codice del Terzo settore mette a disposizione delle istituzioni scolastiche che si inscriveranno al registro unico degli enti del terzo settore. Esse svolgono una funzione di educazione ed istruzione ai sensi della legge 62/2000 e sono inserite a pieno titolo nel sistema nazionale integrato di educazione ed istruzione per effetto del DLvo 65/2017; pertanto sono a chiamate a rapportarsi con la pubblica amministrazione (Comune, Regione, Stato, Aziende sanitarie, etc.) e necessitano di una procedimentalizzazione della loro sussidiarietà tramite gli istituti della co-progettazione e della co-programmazione.

Le scuole d’infanzia paritarie di ispirazione cattolica non “lavorano” per i comuni e/o lo Stato. Esse sono parte dell’azione pastorale della Chiesa nel campo dell’educazione. Sono parte dell’Annuncio rinnovato e vivifico nel mondo, qui ed ora. Non si tratta di svolgere un servizio per ricevere un corrispettivo. Vi è una funzione pastorale che, laddove trova convergenza con un interesse generale tutelato dalla Repubblica, trova anche titolo per essere riconosciuto e sostenuto dalla pubblica amministrazione su un piano di parità e di condivisione dell’azione amministrativa mediante l’applicazione del codice del Terzo settore. Tuttavia, non vi può essere un approccio magico alla questione dell’iscrizione al Runts (Registro unico del terzo settore), soprattutto in un contesto come quello della scuola d’infanzia paritaria che presenta plurimi soggetti: associazioni, fondazioni, ex Ipab, cooperative, scuole di congregazione, scuole parrocchiali e quindi emanazione dell’ente ecclesiastico, etc.

È di tutta evidenza che l’aspetto fiscale non si risolve rifacendosi solo all’esenzione Imu piuttosto o al 5 xmille, circostanze comunque di tutto rilievo. Ecco allora il senso del seminario: individuare soluzioni a problemi. Il tema dell’Irap, infatti, è particolarmente sentito dal settore, atteso che le istituzioni scolastiche si troverebbero a dover pagare la tassa regionale in termini più onerosi una volta iscritte al Runts perché calcolata sul montante del costo del lavoro e non sul valore della produzione come avverrebbe mantenendosi fuori dal Runts e pur restando enti non commerciali.

La presenza del viceministro del Mef, Maurizio Leo, ha consentito di affrontare in termini particolarmente competenti le possibili soluzioni. In particolare, si è evidenziata la possibilità sterilizzare l’eventuale emersione di plusvalenze imponibili e di rendere neutro il passaggio al Runts sotto il profilo dell’imposizione Irap nel presupposto del mantenimento del gettito visto che i soggetti giuridici non cambierebbero effettuandosi una semplice transizione in un diverso quadro giuridico di trattamento. Si è pure parlato della possibilità che siano le Regioni a garantire l’esenzione Irap magari beneficiando di un possibile fondo perequativo nazionale. Non solo ragionamenti in termini possibilistici ma vere e proprie tracce di lavoro seguite con attenzione, fra gli altri, dall’avv. Sepio, esperto nazionale e consulente della Fism nazionale per il Terzo settore.

Il prosieguo dell’attività di governo e lo sviluppo dell’azione normativa e finanziaria in materia fiscale, ci diranno, nel breve, la sostanza delle promesse assunte. La sostenibilità dell’azione educativa della Chiesa non è un problema specifico ma è, a tutti gli effetti, ma un caso paradigmatico per tutti i settori coinvolti nell’annuncio cristiano nel tempo moderno, laddove in particolare sono coinvolti beni ecclesiastici quali per esempio gi immobili sede di attività. Lo abbiamo già visto agli inizi del secolo nel campo dell’azione pastorale sportiva: campi sportivi e spogliatoi da gestire con norme sempre più stringenti per poi passare a comodati e convenzioni con società sportive esterne e spesso estranee, per poi passare ad abbandoni o dismissioni. Dismissioni prima di annuncio che non immobiliari.

La questione di fondo è dunque quella dell’idea Chiesa che fonda l’agire: ovvero la Chiesa ospedale da campo. Si tratta allora di adeguare le forme di organizzazione ecclesiale alle rinnovate esigenze pastorali nel quadro di una normativa e un fisco sempre più sofisticati e con una approfondita conoscenza dei meccanismi di finanziamento pubblico, con l’attenzione a non sottomettere l’identità dei soggetti ecclesiali e pastorali al controllo esterno. Un conto è svolgere da soggetti privati una funzione pubblica e quindi curare un interesse generale della collettività ed un altro è cedere il controllo a soggetti esterni. Quindi in termini di organizzazione ecclesiale è sempre più necessario studiare eventuali forme di applicazione del Codice del Terzo settore a realtà ecclesiali che presentano profili di sovrapponibilità tra la propria azione pastorale e l’area degli interessi generali tutelati appunto dalla normativa sul no profit.

In questo senso è davvero rilevante il fatto che l’ufficio per i problemi giuridici della Cei abbia pubblicato lo scorso 24 gennaio il documento intitolato “Enti ecclesiastici e riforma del Terzo settore” contenente prime indicazioni operative agli enti ecclesiastici in una sintetica ma rilevante lettura del codice del terzo settore e delle successive modifiche sino a qui intervenute. La Cei fornisce strumenti di applicazione pratica degli istituti che caratterizzano l’azione non profit in Italia, con ipotesi di lavoro per gli enti ecclesiastici di grandi e piccole dimensioni. Vi sono spunti operativi interessanti per la riorganizzazione della Caritas, i piccoli enti ed il 5 per mille, i monasteri, i rami ed anche, appunto, le scuole paritarie parrocchiali. Il capitolo 7.3 descrive con attenzione le possibilità di apertura al Terzo settore di queste istituzioni scolastiche anche nella piena consapevolezza della possibilità di ampliare la gamma di risorse pubbliche ulteriori anche per il tramite di organizzazioni di secondo livello che rappresentano probabilmente la via più adeguata alla trasformazione conservativa di questi avamposti di incontro con le nuove famiglie.

Stefano Giordano, Responsabile nazionale Fism per le questioni giuridiche

Avvenire, 13 febbraio 2024