UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Un’aula studio in parrocchia al servizio dei giovani

L’iniziativa della parrocchia romana di San Filippo Neri a Pineta Sacchetti: serve un patto educativo tra le diverse realtà del territorio
9 Marzo 2021

Baci, abbracci, strette di mano, pacche sulle spalle. Piccoli gesti che a volte valgono più di mille parole e ai quali nell’ultimo anno si è dovuto rinunciare per evitare il diffondersi del coronavirus. Così come si è stati costretti a fare a meno di gite e serate in pizzeria con gli amici. Nonostante le immagini mostrino assembramenti nei fine settimana, la stragrande maggioranza dei giovani si attiene alle norme pagando le spese dell’isolamento dettato da un nemico invisibile e acuito anche dalle ore di didattica a distanza.

Così anche un’aula studio può diventare l’occasione per socializzare o incontrare qualcuno dal “vivo”. Ne è testimonianza l’iniziativa lanciata dalla parrocchia San Filippo Neri a Pineta Sacchetti. L’aula studio dove docenti e studenti liceali impartiscono gratuitamente lezioni private è nata per aiutare i ragazzi a recuperare qualche credito formativo ma per molti genitori è diventata anche l’occasione per permettere ai figli di uscire dalla propria stanza e, nel rispetto delle norme, di rapportarsi con altri.

Il progetto è stato raccontato martedì dal viceparroco don Massimo Cunsolo durante l’incontro con la pastorale giovanile e le realtà della XIII prefettura. «Adottando tutte le precauzioni è ripartito anche l’oratorio, gli incontri del post-cresima. I ragazzi si fermano volentieri a parlare perché hanno bisogno di aprirsi. Hanno sofferto la solitudine e le conseguenze psichiche dell’isolamento si iniziano a vedere». Per Francesco, 17enne del gruppo giovani e catechista, «la scuola non insegna a gestire le proprie emozioni e i ragazzi sono dei vulcani in cerca di spazi per raccontare ciò che provano».

Vincente è risultato anche l’esperimento messo in atto negli scorsi anni da Sonia, insegnante di religione in una scuola media della zona. Al suo ingresso in aula lasciava sulla cattedra “il quaderno dei colloqui” nel quale i ragazzi segnavano un appuntamento con l’insegnante. «Gli adulti forse non sono abbastanza preparati a tirar fuori gli stati d’animo e i talenti dei ragazzi, i quali davanti ai compagni non sempre si esprimono. Così ho ricevuto decine di ragazzi anche in orario extrascolastico. Gli insegnanti di religione hanno in media 300 studenti e l’ora settimanale che trascorrono con loro deve essere sfruttata al massimo».

Di qui l’importanza di un patto educativo, di una connessione tra le realtà del territorio come insegnanti, educatori, allenatori, animatori dei gruppi giovanili. Tutti «nella stessa squadra» per il benessere dei giovani. «Hanno un grido inespresso di desideri – secondo il prefetto don Marco Vianello – ma anche di solitudini e difficoltà». Ecco allora la necessità di quell’«arte di ascoltare» messa in luce dal Papa. Ne è convinto il direttore della pastorale giovanile don Alfredo Tedesco, da cui arriva l’invito a parlare meno per evitare che – il riferimento è a un racconto degli Atti degli Apostoli - i giovani facciano come «Eutico che, seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto».

Roberta Pumpo

Roma Sette, 7 marzo 2021