Non era mai stato realizzato un «confronto aperto» tra Politecnico e studiosi della Sindone, anche se in passato vari dipartimenti dell’ateneo erano stati coinvolti in consulenze e progettazioni per alcune importanti opere collegate (come la nuova teca per la conservazione, realizzata nel 2000 da Alenia Spazio - oggi Thales). Il confronto, organizzato dal Centro internazionale di Studi sulla Sindone in collaborazione con un gruppo di docenti del “Poli” si è tenuto al castello del Valentino, sede della facoltà di Architettura. E si è parlato di tutto: dalle misurazioni ai tessuti, dalla microbiologia alle scienze dell’immagine e del colore, fino alle tecnologie dei materiali. E in aggiunta, ma non meno importanti, le discipline che studiano i flussi delle persone in determinati ambienti: perché ogni Ostensione della Sindone rappresenta, per la città di Torino e per tutto il suo territorio, un evento globale in cui sono coinvolti i trasporti, l’accoglienza alberghiera, le strutture sanitarie… La Sindone è veramente un “incubatore” da cui possono maturare interessi ed esperienze i più diversi.
Il rettore del Politecnico Guido Saracco è intervenuto per ribadire l’interesse e la disponibilità dell’ateneo a sviluppare il confronto; l’arcivescovo e custode della Sindone, Cesare Nosiglia, ha affidato il suo saluto a don Luca Peyron, responsabile della pastorale universitaria: «L’inizio della collaborazione con il Politecnico di Torino – ha detto don Peyron – si inserisce tempestivamente nel quadro dell’accordo Cei-Crui (conferenza dei rettori, ndr) del 15 maggio scorso che apre una stagione di rinnovata collaborazione tra Chiesa ed Università sotto diversi profili, certamente tra questi quello della custodia e della cura delle vestigia del passato che possono segnare efficacemente il nostro futuro».
Il dialogo fra professori ed esperti della Sindone rappresenta un 'investimento' in vista di future collaborazioni, che potrebbero coinvolgere tanto le istituzioni pubbliche e le fondazioni bancarie quanto i mondi della ricerca scientifica e le imprese. L’obiettivo non è tanto l’avvio di nuove campagne di ricerca quanto piuttosto (ed è più importante) l’applicazione dei metodi più aggiornati di conservazione. Fin dal lavoro del gruppo STuRP (Shroud of Turin Research Project) nel 1978 la Chiesa ha sempre avuto la preoccupazione di conservare il Telo nelle condizioni ottimali. E venerdì soprattutto di conservazione si è parlato, in relazione alla qualità di nuovi materiali disponibili (vetro per la teca in particolare) e ai sistemi di indagine e misura che consentirebbero un monitoraggio ancor più efficace di quello già in atto, nella cappella che ospita la Sindone e nella teca in cui il Telo è contenuto.
Conservazione significa anche modalità di esposizione. Dal 1978 le grandi ostensioni pubbliche hanno sempre visto la Sindone collocata sull’altar maggiore del Duomo, in posizione verticale, mentre il flusso dei pellegrini scorreva di fronte. Ma l’Ostensione del 10 agosto 2018, riservata ai giovani che si recavano a Roma per incontrare papa Francesco in vista del Sinodo, ha modificato questa configurazione: la Sindone è rimasta nella sua teca e i pellegrini sono defluiti su una pedana esterna alla cappella, potendo guardare il Telo dall’alto e da una posizione molto più ravvicinata. Il 'successo' di questa modalità riscontrato tra i giovani è un elemento su cui occorre riflettere. Anche perché potrebbe esserci il vantaggio in occasione di una Ostensione - di non dover mai estrarre la Sindone dalla propria teca, evitando così quei cambiamenti che, anche se attentamente controllati, rappresentano comunque uno stress per il tessuto (e per l’immagine).
Un’altra pista di lavoro è la scansione digitale integrale del Telo sindonico. Le immagini analogiche, anche di grande qualità, sono numerose: ma non c’è ancora un 'riversamento' digitale completo della Sindone. Si tratta di avviare una ricerca per verificare se oggi esistono macchinari adatti che consentano di operare in modo assolutamente non invasivo; è evidente, poi, che una immagine digitale completa consentirebbe indagini di vario genere senza più alcun contatto con l’originale.
Sempre a Torino, sabato e domenica, si è tenuto l’incontro annuale degli studiosi della Sindone, provenienti da tutto il mondo. Le relazioni principali sono state proposte da Paolo Di Lazzaro, dirigente di ricerca dell’Enea di Frascati, e da Alfonso Sanchez Hermosilla, medico forense spagnolo, entrambi membri del Comitato scientifico del Centro internazionale di studi sulla Sindone.
Marco Bonatti
Avvenire, 19 giugno 2019