UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Telefonini in classe, si o no?

A Milano vince il buon senso
26 Gennaio 2023

Telefonini in aula, sì o no? Una questione che docenti e dirigenti scolastici da tempo devono affrontare confrontandosi talvolta anche con pressioni, se non intemperanze, degli studenti e delle loro famiglie, in genere favorevoli a un utilizzo tra i banchi. Ora la circolare del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, inviata a tutti gli istituti con le indicazioni per l’uso di cellulari e dispositivi elettronici. Ma le scuole milanesi non sono rimaste spiazzate.

«Prima dell’era Covid e della didattica a distanza permettevamo di usarli ad esempio per fare fotografie ai compiti in classe (come le fotocopie degli anni Novanta) - spiega il professor Marcello Bramati del liceo Cremona - e bisogna dire che anche dopo la pandemia e con l’avvento della dad l’uso dei cellulari non è cambiato molto, anche se ora utilizziamo la tecnologia anche per condividere documenti». La circolare del ministero prevede che i telefonini siano banditi durante le lezioni con l’unica deroga delle finalità scolastiche e formative con autorizzazione del docente e in conformità con i regolamenti di istituto. La professoressa Annamaria Braga del classico Parini aggiunge: «Noi professori già prima del Covid consentivamo di usarli, soprattutto quando i ragazzi erano invitati a cercare un testo». La circolare non dovrebbe dunque cambiare più di tanto le abitudini. Stessa situazione allo scientifico Volta dove il dirigente scolastico Domenico Squillace spiega: «Non siamo mai stati severi, salvo, ovviamente, eccezioni oltre il limite tollerabile, anche perché a molti nostri studenti strumenti come la calcolatrice scientifica, che si trova sul cellulare, serve». Al Gonzaga l’utilizzo per motivi didattici è consentito da tempo: «I ragazzi chiedono spesso di condividere materiali scolastici - dicono dalla scuola - e il cellulare aiuta in questo senso. Quindi nessun ostracismo preconcetto».

Quanto a usi che possano arrecare disturbo agli altri compagni o allo svolgimento delle lezioni, i professori elencano casi limitati, e risoltisi all’interno dell’aula senza alcun problema, sottolineando anche che le ultime indicazioni in materia risalivano al 2007 ed è stato quindi giocoforza «arrangiarsi» nella gestione degli eccessi. Al Faes è stato siglato un Patto di tollerabilità con gli studenti: i cellulari non devono essere a vista per evitare distrazioni ma non è vietato «usarli in alcune occasioni», sottolinea il professore di italiano allo scientifico Giacomo Migliarese. Ad esempio anche «per fare dei test in vista di una valutazione o per accertare la preparazione della classe prima di introdurre un argomento nuovo». Stessa soluzione all’istituto professionale Galdus dove la direttrice generale Paola Missana spiega che «già a partire dagli open day, si condivide con i futuri studenti e le loro famiglie la necessità di tenere il cellulare spento e riposto durante le ore di lezione, a meno di una esplicita richiesta di utilizzo da parte degli insegnanti».

La linea di massima delle scuole, quindi, è che il cellulare non vada demonizzato ma che occorra fornire criteri per un suo uso consapevole. Una scelta condivisa anche dagli studenti. «Talvolta lo teniamo acceso nello zaino, raramente sul banco - raccontano al liceo Galvani -. E comunque mai per telefonare o fare giochini. Magari una sbirciatina alle ultime notizie, un messaggino veloce visto che non è consentito, ma la maggior parte attende l’intervallo o il cambio d’ora».

Monica Lucioni

Avvenire Milano, 26 gennaio 2023