Le telecamere nelle scuole per controllare l’operato degli insegnanti con gli alunni, mettono «a rischio non solo la libertà di insegnamento», ma «non rafforza neppure il rapporto di fiducia e stima tra docenti e genitori». La presidenza nazionale della Federazione delle scuole materne di ispirazione cristiana (Fism) ha deciso di far sentire la propria voce mentre il cammino del disegno di legge sulla videosorveglianza negli asili sta conoscendo una accelerazione nel suo cammino alla Camera dei Deputati. E la Fism martedì prossimo ribadirà la propria posizione in una audizione proprio con la prima Commissione della Camera.
La nota della Fism, pur considerando «comprensibili le preoccupazioni dei genitori nei confronti dei figli» alla luce di alcuni episodi di violenza accaduti in asili italiani, sottolinea che l’introduzione di sistemi di videosorveglianza (che di fatto sarebbero rivolti a sorvegliare il comportamento dei docenti in classe nel loro impegno quotidiano), «da un lato non risolverebbe la preoccupazione, dall’altro darebbe origine ad altre questioni di non poco conto». A iniziare dall’incrinarsi di quel patto di stima, collaborazione e fiducia che deve crearsi tra famiglia e scuola. «Lo esige un progetto educativo – sottolinea con forza il segretario nazionale della Fism Luigi Morgano –, perché questo processo, nel reciproco rispetto dei diversi ruoli e ambiti educativi, si sviluppa necessariamente dentro un rapporto di reciproca stima e fiducia».
La Fism lo dice con chiarezza: «La telesorveglianza non può essere mezzo e condizione per prevenire episodi di violenza e maltrattamenti nei contesti scolastici». Al contrario, ribadisce il segretario nazionale Morgano, scuola e famiglia devono puntare sul dialogo, sull’ascolto e la relazione: in parole povere «i genitori devono essere aiutati a imparare a partecipare alla vita della scuola, a conoscerne e a capirne l’importanza per i loro figli, non a controllarla in base a loro paure, ansie, emozioni. E la scuola deve sostenere la partecipazione, deve volerla con forza». Affidare il controllo alla videosorveglianza sarebbe dunque la fine di questo rapporto di fiducia, ma anche dell’impegno educativo dei docenti, perché, aggiunge la Fism, «la presenza delle telecamere offende i tantissimi bravi docenti capaci di svolgere con competenza, professionalità e passione il lavoro» al fianco delle famiglie e per il bene dei bambini a loro affidati.
Enrico Lenzi
Avvenire, 29 settembre 2018