«La sfida dello 0-6. Per una nuova progettualità educativa» è il titolo che il Settore pedagogico della Fism ha scelto per il Seminario di studio che anche quest’anno viene proposto in quattro sedi decentrate sul territorio nazionale con l’obiettivo di coinvolgere i coordinatori di rete regionali e provinciali, le coordinatrici di scuola e le insegnanti che, integrando i loro ruoli e le loro competenze, sono impegnati nelle scuole associate. Infatti, quella del progetto 0-6, è una sfida che vogliamo raccogliere proprio per rimettere a fuoco innanzitutto la nostra idea di bambini, di insegnanti di educazione.
Un’occasione importante per aprire «buone domande», attivare riflessioni, sollecitare confronti per rinnovare e innovare la nostra progettualità educativa. E questo a partire da un assunto di fondo: consideriamo il processo di crescita dei bambini in termini di continuità e unitarietà, non caratterizzato da alcun tipo di «frattura» o di «brusco salto» sul piano evolutivo nel passaggio tra le due istituzioni educative. In questa prospettiva, allora, i servizi all’infanzia e le scuole dell’infanzia devono essere pensati – o, forse, ripensati – come luoghi istituzionali ai quali viene chiesto di dare e di fare il meglio per offrire ai bambini le condizioni più «ricche» per sperimentare, conoscere, capire – per imparare, quindi – insieme agli altri.
Come luoghi di socializzazione culturale, luoghi di relazione, luoghi di apprendimento. Luoghi, soprattutto, in cui l’apprendimento si deve integrare con la cura; elemento, questo, distintivo, costitutivo dell’intero progetto 0-6. È quindi necessario interrogarsi in ordine a ciò che davvero è distintivo di una istituzione educativa, la legittima e le dà valore; perché solo così si può costruire un terreno comune solido, stabile su cui basare progettualità e azioni coerenti. Ed è necessario, ancora di più, ripensarsi come educatori e come insegnanti dentro queste istituzioni: professionisti dell’educazione che, pur nella specificità di formazione e di competenze, mettono però al centro e a fondamento della loro professionalità e delle loro pratiche educative la necessità di accompagnare i bambini nella loro crescita dentro queste stesse istituzioni.
In questa prospettiva i Seminari sullo 0-6 si configurano per questi professionisti come contesti sollecitanti; contesti che permettono di ragionare con l’attenzione professionale e progettuale rivolta sia alla necessità di consolidare quanto già si possiede e si conosce, sia all’opportunità di introdurre cambiamenti in alcune pratiche – talvolta «abitudini» – sia, ancora, all’urgenza di promuovere curiosità e interesse per nuove «scoperte», per nuove e innovative consapevolezze professionali. Fattori quali l’interesse, la curiosità, la differenza tra quanto si considera già conosciuto e quanto di «nuovo» si può guadagnare, la conquista di un diverso sguardo su quanto si credeva di possedere con sicurezza sono essenziali per progettare e realizzare contesti educativi efficaci in una prospettiva 0-6. Fattori che si nutrono di confronto tra esperienze professionali e consapevolezze professionali diverse, che si alimentano di tempo dedicato all’incrocio di sguardi sulle pratiche, che si intrecciano continuamente in termini di confronto, di riflessione, di analisi costante con le esperienze e le consapevolezze dei diversi ruoli: insegnanti, coordinatori di scuola e di rete.
Un intreccio imprescindibile, che garantisce la possibilità di coniugare produttivamente i molteplici elementi e le innumerevoli variabili di cui si deve tener conto nel definire una progettualità – pedagogica e istituzionale, insieme – ricca, situata, efficace. Uno snodo fondamentale e strategico che caratterizza i tanti, differenziati «circoli virtuosi per professionisti che costruiscono insieme». In comune ci sono i contesti educativi; in comune c’è una mission: la tenuta forte, coerente rispetto a una precisa idea di scuola, di educazione, di bambini, di insegnanti, appunto. Un compito, questo, che riguarda la dimensione scientifica, quella pedagogica, quella culturale, quella etica – la cornice di senso istituzionale, anche – e, nel contempo, la concretezza e la consapevolezza quotidiane che dobbiamo assumerci tutti noi che, a vario titolo e con diversi ruoli e responsabilità, ci occupiamo di educazione all’infanzia «dentro» e «attraverso» un progetto 0-6. E per fare questo è necessario non perdere di vista, magari recuperandola anche un po’, l’attenzione alla dimensione istituzionale e collegiale: si fa scuola dentro una specifica scuola – non da soli, non nello stesso modo indipendentemente da dove e con chi si è –, dentro un gruppo che si deve rendere forte – e che va aiutato a diventarlo – non solo tecnicamente, ma anche in quanto comunità di pratiche. Perché per dare cittadinanza ai bambini ci è chiesto, in termini sempre più raffinati e cogenti, di dare una rinnovata cittadinanza all’istituzione, alle istituzioni.
Lucia Stoppini
vice presidente nazionale Fism
Avvenire, 5 dicembre 2017