“La scuola non è solo didattica, ma anche luogo di apprendimento collaborativo, di relazioni e di esperienze. È proprio questo specifico contesto relazionale che concorre a formare i giovani cittadini. Precludere l’accesso a questo spazio avrà conseguenze pesantissime nei prossimi anni in termini di crescita del tasso di dispersione scolastica, aumento delle problematiche e patologie connesse alla fase di crescita degli adolescenti, riduzione della produttività complessiva del Paese”.
È quanto affermano Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), Ali per giocare, Associazione Agevolando, Associazione culturale pediatri, Centro studi Saveria Antiochia Osservatorio antimafia (Sao), Forum disuguaglianze diversità, Rete Iter e Soroptimist Italia nell’appello intitolato “Aprite le scuole!”, rivolto al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio, ai presidenti di Regioni e Province autonome “affinché sia garantito il diritto alla scuola agli studenti delle scuole superiori”. All’appello hanno aderito anche i docenti universitari Emmanuele Pavolini, Alessandro Rosina e Chiara Saraceno.
Nel testo – in cui si sottolineano il “crescente disagio” provato dai giovani rispetto a come si sentono trattati dalle Istituzioni e le conseguenze pesantissime dell’esperienza della pandemia che gravano su ragazze e ragazzi – si avanzano due richieste specifiche. la prima è “equiparare la scuola superiore alle attività produttive essenziali, prevedendo che almeno il 50% delle attività sia sempre svolto in presenza (fatti salvo i casi di lockdown totale delle attività produttive)”.
La seconda è “inserire gli studenti delle scuole superiori (compatibilmente con le fasce d’età per cui il vaccino è testato) e il personale scolastico tra le categorie prioritarie per la vaccinazione”. Secondo i promotori dell’appello “questa azione avrebbe una forte valenza simbolica e potrebbe contribuire a ridurre i problemi connessi ai trasporti verso le scuole”.
“La scuola produce un bene essenziale per la collettività: il futuro. Lo fa, formando i cittadini che quel futuro stanno già scrivendo -affermano i promotori dell’appello -. Solo una classe dirigente con un respiro corto può pensare che la didattica a distanza sia sufficiente per garantire la produzione di questo bene”.
Sir, 18 gennaio 2021