UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scuola, si parte con l’incubo Dad

Prima campanella per 4 milioni di alunni. Ma basta un contagio per tornare “a distanza”
13 Settembre 2021

Vacanze finite: domani suonerà la prima campanella dell’anno, il terzo dell’era Covid, per 4 milioni di alunni, circa la metà degli otto milioni di studenti italiani. E sarà una ripresa con l’incubo Dad, visto che basterà un contagio in classe per rimandare tutti nuovamente a casa in quarantena.

A ritornare tra i banchi saranno gli alunni di Abruzzo (169.447), Basilicata (73.899), Emilia Romagna (547.187), Lazio (722.737), Lombardia (1.173.645), Piemonte (519.466), Provincia autonoma di Trento (70.335), Umbria (115.122), Valle d’Aosta (17mila) e Veneto (582.355). Ad attendere studenti e, soprattutto, genitori, ci sarà la novità del Green pass, obbligatorio per chiunque acceda ai locali scolastici, alunni esclusi. Che, però, dai 6 anni in su, dovranno indossare la mascherina per tutta la durata delle lezioni. Sul punto, nei giorni scorsi, il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha aperto alla possibilità, prevista dal decreto 111 del 6 agosto, di abbassarla nelle classi con tutti vaccinati. Una situazione che non sarà della maggioranza delle classi. Stando all’ultimo rapporto governativo sull’andamento della campagna vaccinale, infatti, soltanto il 27,17% della popolazione tra i 12 e i 15 anni ha completato il ciclo vaccinale, mentre il 52,25% ha ricevuto la prima dose o la dose unica e il 47,75%, pari a oltre 1 milione di soggetti, è ancora in attesa di avviare l’iter di immunizzazione al virus. Va un po’ meglio per i ragazzi più grandi, quelli tra i 16 e i 19 anni: il 56,26% è vaccinato, il 74,61% ha ricevuto la prima dose o la dose unica e mancano all’appello 589.461 persone, pari al 25,39% del totale.

Per il personale scolastico, invece, la certificazione verde è obbligatoria e il regolare possesso sarà verificato dai dirigenti scolastici attraverso la piattaforma messa a disposizione dal ministero. Non tutti, però, si presenteranno in regola al suono della prima campanella dell’anno. Nonostante il 93,16% abbia già ricevuto la prima dose o la dose unica e l’88,44% abbia completato il ciclo di immunizzazione, restano da vaccinare ancora 103.891 persone, pari al 6,74% di insegnanti, bidelli e personale amministrativo. Una parte di loro non è vaccinata per motivi di salute e per costoro è prevista l’esenzione dalla profilassi anti-Coronavirus. Per gli irriducibili no-vax, invece, si prospettano tempi difficili: dopo cinque giorni di assenza ingiustificata, saranno sospesi dal lavoro e dallo stipendio. Contro l’obbligatorietà del passaporto vaccinale si è schierato il sindacato autonomo Anief, che ha proclamato uno sciopero proprio in coincidenza con la ripresa delle lezioni, denunciando che, per coprire i circa 120mila posti ancora vacanti, sono stati assunti soltanto 60mila insegnanti, lasciando così migliaia di cattedre senza titolare.

Sulla ripartenza in sicurezza pesano anche i dati di un rapporto di Tuttoscuola, che parla di quasi 400mila studenti costretti in quasi 14mila “classi pollaio”, gremite da 27 fino a 40 alunni. Con tanti saluti al distanziamento di almeno un metro tra i ragazzi e di due metri tra i banchi e la cattedra. Una situazione che preoccupa i virologi. Per Fabrizio Pregliasco dell’Università Statale di Milano, «dobbiamo aspettarci un possibile colpo di coda» del virus, «continuando a vaccinare» proprio in concomitanza con la ripresa della scuola. Appello rilanciato anche da Roberto Burioni, dell’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano. «Per l’ennesima volta, visto che stanno riaprendo le scuole: per proteggere i bambini bisogna vaccinare gli adulti. I vaccini funzionano e ostacolano il contagio. Non perdiamo tempo prezioso», ha scritto su Twitter. Pessimista Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive alla Statale di Milano e primario al Sacco, secondo cui la scuola non è «per niente» sicura «e sicuramente darà problemi».

La speranza di insegnanti, alunni e famiglie è che questo non avvenga e che si possa iniziare e portare a termine un anno scolastico in presenza, anche se la Dad non potrà essere del tutto abbandonata e tornerà, per esempio, in caso di focolaio in classe. Eventualità che prevede una quarantena di sette giorni per i vaccinati e di dieci per i non vaccinati. A confortare tutti, però, i dati di un progetto pilota realizzato dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù in due istituti di Roma. In 9 mesi di monitoraggio, su più di 11mila test effettuati, sono stati riscontrati soltanto 21 casi positivi (lo 0,2%) e soprattutto nessuna diffusione del contagio tra le classi.

Paolo Ferrario

Avvenire, 12 settembre 2021