UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scuola, futuro, paritarie: non solo questione di soldi, ma di investimenti

Le proposte per la Legge di bilancio 2022
12 Novembre 2021

Comunemente si dice che tre indizi fanno una prova. Questa sorta di equazione deriva da una nota espressione di Agatha Christie, secondo cui: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova».

Ma di che indizi parliamo e che prova produrrebbero? Gli indizi sono alcuni riferimenti espliciti che ribadiscono, se proprio ce ne fosse bisogno, che siamo il paese «del rinvio, dei condoni, dei bonus», che poi vengono pagati da tutti noi e che non producono quegli effetti strutturali (ecco la parolina magica) in grado di invertire certe tendenze nefaste che portano ad esempio a politiche familiari di corto, cortissimo respiro. Ecco, allora, che il problema dell’inverno demografico, della denatalità, del bisogno di lavoratori immigrati per sostenere il nostro welfare, visto il calo delle nascite di italiani, può essere ribaltato in un’opportunità, o meglio, in un passaggio che contribuisce a risolvere qualche problema.

Perché ne parliamo? Perché il problema è la scuola. Sì, avete letto bene: la scuola. Primo indizio. Riprendo testualmente un passaggio di un intervento di Gigi De Palo, presidente del Forum delle Associazioni familiari, sul suo Blog: «Recentemente ho letto un articolo sulle classi pollaio che raccontava di come il governo, nella versione inglese del Pnrr mandata la primavera scorsa a Bruxelles, utilizzasse il drammatico spopolamento dei giovani come un’“opportunità” proprio nell’ottica di risolvere il problema del sovraffollamento delle classi. (…) È come se per risolvere i problemi ambientali della Terra, invece di ragionare seriamente su come diminuire le emissioni di anidride carbonica, i governi decidessero di regalare maschere antigas...».

Secondo indizio. In vista dell’approvazione del Bilancio 2022, le associazioni di gestori e genitori di scuole paritarie cattoliche e d’ispirazione cristiana, l’Agorà della parità di cui Agesc è parte, hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi e a tutti i ministri, in cui chiedono di stabilizzare i 70 milioni di euro destinati all’inclusione di bambini e ragazzi diversamente abili, per consentire alle scuole paritarie di poter finalmente pianificare il reclutamento e la formazione dei docenti. Inoltre, viene chiesta «l’immediata costituzione di un fondo strutturale munito delle quote consolidate al 2020, al fine di mettere in sicurezza questo indispensabile servizio pubblico». Di nuovo la parolina magica: strutturale. Sì, perché anche se qualcuno si ostina a fare orecchie da mercante, quello svolto dalle centinaia di realtà educative paritarie cattoliche è un servizio pubblico, anzi è il servizio pubblico assieme alla scuola statale.

Per dirla tutta, la libertà di scelta educativa (per la quale Agesc si batte e lavora) per le famiglie che scelgono la scuola paritaria per i propri figli, oggi resta un miraggio e chi la sceglie paga “due volte”: prima con le tasse e poi con la retta per coprire le spese che la scuola sostiene. La risposta? Attendiamo, con speranza, ma con la fiducia che comincia a venir meno. Terzo Indizio. I giornali di questi giorni riportano i vari provvedimenti governativi contenuti nella legge di Bilancio 2022, tra i quali spuntano super bonus e incentivi vari (terme, bici elettriche, monopattini, ecc.). Niente da ridire, per carità, ma leggendo bene questa finanziaria non si intravedono quei provvedimenti spesso ventilati relativamente al mondo della scuola e a quella paritaria in particolare, interventi strutturali (lo ribadiamo) che danno l’idea dei valori su cui si poggia una comunità, una nazione.

E siamo così arrivati alla prova scaturita dagli indizi, come diceva Agatha Christie: siamo un Paese che, al di là dei proclami, dimostra di credere poco nel futuro e deve ancora capire quanto sia realmente urgente passare dal “bonus” alla riforma “strutturale”, dal consumo all’investimento, al seminare, perché a nostro parere non c’è nulla di più urgente di un serio investimento sulla ripartenza… delle nascite.

Roberto Zoppi

Avvenire, 12 novembre 2021