Anche i saluti dell’ultimo giorno di scuola sono stati virtuali, in quest’anno eccezionale e andranno anch’essi a ingrossare le file delle “cose perdute” a causa del coronavirus. Niente feste e nemmeno i tradizionali “gavettoni” fuori dai cancelli. Per tanti la fine è stata segnata da un semplice clic. Spento il computer, finita la scuola. Ed è proprio questa la «cosa che mi ha fatto più male», riferisce Martina, allieva di terza media di una scuola romana, che di certo non si immaginava così il rito di passaggio alle scuole superiori, «dopo tre anni bellissimi».
A Vittoria, in provincia di Ragusa, i bambini delle elementari “Portella della Ginestra” hanno tenuto un concerto virtuale, collegandosi ciascuno dalla propria casa. Alla media paritaria “Kolbe” di Lecco, alunni e professori si sono salutati con una “caccia al tesoro” online e un video su YouTube.
Nel rispetto del distanziamento fisico, c’è stato anche chi ha comunque preferito dirsi «arrivederci » nei parchi, nelle piazze e di fronte alle stesse scuole, come hanno le scuole di diverse città e anche le cinquanta associazioni romane promotrici della manifestazione “Apriti scuola!”, per «dimostrare con azioni concrete la loro idea di scuola del futuro, che deve essere aperta, ricca e inclusiva, attenta oggi al distanziamento fisico ma anche e soprattutto basata sulla relazione sociale. Trasformiamo questa crisi in occasione per trasformare la scuola in meglio, non in pretesto per impoverirla ancora di più!», chiedono le associazioni.
Il termine delle lezioni online ha segnato anche l’avvio degli esami di terza media, anche se qualche scuola si era già organizzata e aveva portato avanti i colloqui a distanza nei giorni scorsi. Secondo un sondaggio di Skuola.net, che ha coinvolto 3.500 candidati, il 40% degli alunni ha già sostenuto la prova, l’unica rimasta causa emergenza Covid.
Tra una settimana, sarà quindi la volta della Maturità, che si svolgerà, in presenza, a partire da mercoledì 17 giugno. All’appello mancano ancora circa mille presidenti di Commissione (su 12mila circa), ma gli Uffici scolastici contano di chiudere la partita a giorni. «I maturandi del 2019-2020 finiranno nei libri di storia del prossimo millennio. Mi appello ai presidi di tutta Italia: ricordiamoli in ciascuna delle loro scuole di appartenenza, anche solo attraverso una parete su cui incidere i loro nomi». È l’appello lanciato da Paola Virli, preside del Liceo “Pascal” di Pomezia, sul litorale romano, subito raccolto e rilanciato dal presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma e del Lazio, Mario Rusconi: «Penso che in questa ed altre situazioni la scuola debba curare maggiormente la memoria di se stessa e rinvigorire il sentimento di appartenenza».
Proprio l’ultimo giorno di lezione ha visto anche lo sciopero dei sindacati della scuola, con iniziative in tutta Italia e sotto la sede del ministero del-l’Istruzione, secondo cui, però, l’adesione sarebbe stata dello 0,5%. «Lo sciopero ha raggiunto un primo obiettivo importante, rimettere la scuola al centro dell’attenzione con una significativa convergenza, ma spero diventi alleanza, fra soggetti diversi, che insieme ritengono fondamentale ridare al Paese, da settembre, una scuola pienamente funzionante e sicura», è il commento della segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi. E la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, avverte: «Il governo non sottovaluti la protesta e apra subito un confronto serio per garantire la riapertura in assoluta sicurezza ». Il segretario generale della Filc-Cgil, Francesco Sinopoli, è drastico: «Ad oggi non c’è strategia per il ritorno a settembre ». E aggiunge: «Scopriamo che la riduzione degli alunni per classe non è più l’obiettivo, perché si sono i divisori di plexiglass. È davvero sconcertante».
Infine, in serata la ministra Lucia Azzolina ha firmato il decreto sulla cosiddetta “chiamata veloce”, che consentirà ai docenti, su base volontaria, di spostarsi da una Regione all’altra per occupare i posti liberi che altrimenti rimarrebbero vuoti e assegnati con contratti a tempo determinato. «Una novità assoluta – sottolinea la ministra – che, insieme alla digitalizzazione e provincializzazione delle graduatorie dei supplenti, è uno degli strumenti per rendere più efficiente il sistema di copertura delle cattedre».
Paolo Ferrario
Avvenire, 9 giugno 2020