«Aprire la mente e il cuore alla realtà», dice papa Francesco: l’impegno e lo stile delle scuole dell’infanzia Fism parte dalla volontà di operare in tale senso e l’accoglienza ne è la principale caratteristica. Il clima cordiale che si respira nelle scuole è il risultato dell’intelligenza che cerca e comprende, dell’amore che aiuta a crescere in libertà. L’accettazione di ciascun bambino come essere unico e irripetibile, la conoscenza e il rispetto trasformano il sentire e pensare, partendo dall’ascolto dell’altro, facilitano la lettura serena dei suoi bisogni, agevolano l’instaurarsi di una relazione autentica, alimentano uno sguardo pedagogico efficace. Ne consegue una ricaduta positiva su tutta la comunità educativa, primariamente sui bambini. La scuola viene quindi vissuta come «una comunità nella quale si attua non solo la trasmissione della cultura, ma anche il suo continuo e autonomo processo di elaborazione, in stretto rapporto con la società, per il pieno sviluppo della personalità dell’alunno». La scuola «luogo comune dell’educare» permette di: instaurare relazioni nella consapevolezza del proprio limite, costruire un orizzonte consapevole delle capacità di ciascuno.
L’accogliere e il condividere caratterizzano la comunità che ha uno stile educativo fondato sulla visione cristiana della persona e della vita. Partire sin dalla scuola dell’infanzia con tali premesse significa operare nella consapevolezza che una scuola è inclusiva non solo se accoglie bambini diversamente abili, ma soprattutto se pone alla base del suo agire «la cura», che per l’essere umano è tratto ontologico essenziale dell’esserci. Se la cura diventa tratto essenziale del vivere, allora diventa un legame che fa stare saldi tra le cose e gli altri, divenendo la matrice generativa che porta ad avere cura di tutti i bambini con le loro molteplici diversità, viste come ricchezza.
Naturale conseguenza è l’emergere e sviluppare le potenzialità di ciascuno attraverso la socializzazione, la comunicazione, il confronto, lo scambio tra bambini e adulti, è anche creare un clima sereno e collaborante. Una visione così orientata rafforza anche la «dimensione comunitaria nella scuola cattolica» intesa non come una semplice categoria sociologica, ma come «fondamento teologico» che si manifesta nel «dar vita ad un ambiente comunitario scolastico permeato dallo spirito evangelico di libertà e carità». Avviene allora un cambiamento caratterizzato dal prendersi cura dell’altro, dallo stile accogliente, disponibile alla relazione e al dialogo: ogni bambino viene accolto e accettato, e con lui la famiglia. La comunicazione, verbale e non, diviene mezzo per un lavoro di cura e di attenzione all’altro che viene ascoltato, aiutato a stare con gli altri, rincuorato, utilizzando tutti i canali comunicativi. Tutto ciò diviene esperienza vera e viva dell’importanza e della gioia dello stare insieme, del sentirsi parte di una comunità all’interno della quale si crea benessere e rispetto reciproco.
L’interdipendenza positiva tra le persone e tra le persone e l’ambiente si costruisce, gradualmente e lentamente, in ogni momento della giornata. Anche il gioco libero assume importanza per il bambino, se considerato momento in cui egli rinforza la sua identità e impara a conoscere se stesso, l’altro e l’ambiente. Così facendo il bambino inizia pertanto a gestire le proprie emozioni, sperimentando le sue conoscenze. Tali momenti rappresentano anche per l’insegnante occasioni ricche di opportunità finalizzate a comprendere le potenzialità e i bisogni educativi e formativi di ciascun bambino. La sua presenza attenta, discreta, competente rende possibile formulare ipotesi idonee per realizzare percorsi personalizzati e individualizzati. L’interdipendenza positiva avviene durante vari momenti della giornata diventa, fra l’altro, occasione per valutare e/o verificare la ricaduta sul bambino degli stimoli dati, fornisce l’opportunità per seguire il «cammino di crescita» di tutti e di ciascuno, all’interno di un ambiente pensato per educare, formare, istruire il bambino che sarà l’uomo di domani. L’osservazione permette anche di cogliere il clima educativo e formativo della scuola, il livello di «sensibilità al sentire dell’altro», il riconoscimento e la fatica del lavoro di cura da parte di tutte le componenti che operano all’interno della realtà educativa. Se è vero che «la vera educazione è educare all’ordinario, la quotidianità è il luogo dello stupore» allora diventa utile operare per costruire il contesto educativo sereno e gioioso della scuola ogni giorno mediante la collaborazione fra la comunità scolastica che accoglie i bambini e le famiglie, per preparare l’uomo di domani, educando il bambino di oggi.
Biancamaria Girardi
Avvenire, 23 maggio 2017