La «Chiusura del cerchio»? «Far capire che la formazione strutturale è una risorsa, mentre si corre il rischio di fare politiche solo per chi non lavora». E, in seconda battuta, far sì che i Centri di formazione accreditati «che ben conoscono i ragazzi e anche le imprese, possano far incontrare domanda e offerta» tra i loro muri. E senza sovrapporsi ai Centri per l’impiego e tanto meno alle Agenzie interinali.
Don Gianni Danesi è il responsabile regionale del Cnos–Fap, l’ente di formazione dei Salesiani che compie 40 anni. Quattro decenni a formare i ragazzi, fornendo loro la «cassetta degli attrezzi» del saper fare, ma anche del saper essere. Quarant’anni che saranno al centro del convegno «La Chiusura del cerchio» che si terrà lunedì 15 ottobre alle 9,30, nella Terza torre della Regione (via della Fiera 8). A parlare il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti; il presidente della Regione Stefano Bonaccini; il segretario confederale Cgil Vincenzo Colla, il dg dell’Ufficio scolastico regionale Stefano Versari e l’assessore regionale alla Formazione e al Lavoro Patrizio Bianchi.
«La formazione – osserva don Gianni – prepara il giovane all’ingresso nel mondo del lavoro, ma gli dà anche cultura, soft skills e una preparazione alla professione». In parallelo corrono le politiche attive che «sono altro» perché sono gli strumenti messi in campo per chi cerca lavoro. Le due cose «possono anche stare insieme, a patto di creare un sistema». Saper fare e saper essere; e quest’ultimo «è un passaggio importante» soprattutto se consideriamo che non lascia indietro nessuno, includendo anche chi è in condizioni di fragilità. Ecco perché gli enti di formazione accreditati possono essere il luogo perfetto in cui domanda e offerta si incontrano. Le realtà come il Cnos–Fap sanno mettere in relazione l’impresa e il ragazzo perché «conoscono a fondo entrambi».
I 40 anni del Cnos–Fap, osserva Bianchi, «non solo ricordano la lunga esperienza del Salesiani a favore dei giovani, ma oggi ci richiamano ad un obbligo di attenzione per la formazione professionale, come momento cruciale per l’inclusione e l’educazione dei ragazzi e, nel contempo, come strumento fondamentale di crescita per le nostre imprese. In Emilia Romagna abbiamo lavorato molto su questa duplice valenza della formazione professionale, disegnando percorsi educativi che offrono a tutti i ragazzi competenze, capacità e manualità appropriate a perseguire un loro sentiero di inserimento al lavoro perché rispondenti ai bisogni di un sistema produttivo che ha accelerato notevolmente il proprio cammino. La parola chiave della nostra formazione professionale è “personalizzazione”»: l’impegno ad accompagnare ogni ragazzo nel suo percorso educativo attraverso la capacità di adattare l’intera offerta formativa ai suoi bisogni specifici. Ogni anno la Regione Emilia Romagna investe su questo sistema oltre 50 milioni di euro.
F.G.S.
Avvenire, 7 ottobre 2018