Anna Monia Alfieri, Marco Grumo, Maria Chiara Parola
Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato
G. Giappichelli Editore, 2015
Pagine 233
€ 26,00
L’Italia ha anticipato l’Europa nel riconoscere il diritto della famiglia alla libertà di educazione. Lo ha fatto già nella Costituzione del 1948, che afferma la primaria responsabilità educativa dei genitori (art.30) e, di conseguenza, la libertà d’insegnamento e il pluralismo educativo (art.33). L’Europa, da parte sua, si è pronunciata soltanto parecchi anni dopo. Nella Risoluzione del Parlamento Europeo del 14 marzo 1984, si è concentrata sulla libertà d’insegnamento (cfr. artt. 7 e 9), identificandone il fondamento, ventotto anni dopo (Risoluzione del 4 ottobre 2012), nella libertà di scelta educativa intesa come diritto primordiale della famiglia (e ribadendo, dunque, l’intuizione dei nostri Costituenti).
In Italia il pluralismo educativo è riconosciuto e garantito anche dalla Legge 62/2000 sulla parità scolastica, che inserisce nel Sistema Nazionale di Istruzione le scuole non statali che rispettano le previste condizioni. I diritti proclamati sulla carta non sono, però, garantiti nella pratica; infatti, le famiglie sono sì libere di scegliere la scuola, ma a prezzo di un costo aggiuntivo (le rette) che solo gli abbienti possono permettersi: gli indigenti devono, invece, adeguarsi a quanto la scuola di Stato decide di offrire loro.
È indispensabile, dunque, portare a compimento la Legge 62/2000, intraprendendo la madre di tutte le battaglie: sostenere la centralità della famiglia e il diritto costituzionale di scelta educativa dei genitori per i propri figli, nel contesto di una pluralità di offerta formativa pubblica, statale e paritaria. È necessario considerare le spese per l’istruzione come investimenti in capitale umano, applicando il principio di sussidiarietà.
È qui che si inserisce la proposta del costo standard, che da circa due anni stanno portando avanti il prof. Marco Grumo, docente di Economia Aziendale presso l'Università Cattolica, suor Anna Monia Alfieri, docente presso la divisione Non profit e Impresa sociale di ALTIS e la dott.ssa Maria Chiara Parola, commercialista ed esperta di gestione di scuole. Nel volume “Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento”, Giappichelli 2015, essi dimostrano scientificamente che la vera soluzione per il problema della scuola pubblica italiana è il costo standard di sostenibilità: dotando ogni alunno di un cachet (mediamente nell’ordine dei 7.000 €) da attribuire alla scuola che intende frequentare, si realizzerebbe finalmente il pluralismo educativo e si attiverebbe tra le scuole una sana concorrenza, mirata al miglioramento della qualità del servizio. Il costo standard, inteso come “quota capitaria” che spetta alla persona, è preferibile rispetto alla deduzione fiscale del costo scolastico da parte delle famiglie, in quanto permetterebbe notevoli risparmi allo Stato.
La proposta è illustrata mediante alcune slides a questo link: https://www.slideshare.net/AssociazioneMariapao/il-costo-standard-dirittodiapprendere