UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Roma e la povertà educativa: «più collaborazione»

Il vescovo Ambarus presenta il convegno del 29 febbraio 2024 rivolto ai docenti. «Le parrocchie possono essere di grande aiuto». Alcune esperienze
29 Gennaio 2024

Come si può cercare di arginare la piaga della povertà educativa? Un fenomeno che, soprattutto dopo il Covid, sta assumendo sempre maggior rilevanza. La crisi pandemica, infatti, con la chiusura delle scuole e delle attività produttive, ha generato una vera e propria perdita consistente in termini di sviluppo cognitivo, socio-emozionale e fisico, che si ripercuote sulla formazione dei ragazzi. Per rendere l’idea: a Roma, nel periodo gennaio/ottobre 2022, sono stati individuati 620 minori a rischio di dispersione scolastica.

La risposta è «costruire ponti, allargando la collaborazione tra scuola e parrocchie», spiega monsignor Benoni Ambarus, vescovo delegato per l’Ambito della diaconia della carità nella diocesi di Roma. La strada da percorrere verrà indicata il prossimo 29 febbraio nel convegno ospitato dal Seminario Romano Maggiore, aperto a tutti i docenti di ogni ordine e grado e intitolato “Povertà educativa e comunità educante”. Un evento promosso dall’Ufficio Scuola della diocesi di Roma, dall’istituto superiore di Scienze religiose Ecclesia Mater e dalla Caritas di Roma.

L’idea è nata, spiega monsignor Ambarus (che si prepara a tenere le conclusioni del convegno), «da un incontro avvenuto lo scorso maggio con le parrocchie che a Roma offrono il servizio del doposcuola ai ragazzi, i cui genitori hanno difficoltà economiche, e anche a quelli con situazioni familiari difficili e con disturbi dell’apprendimento». Incontro, sottolinea il vescovo, si poneva in continuità con il cammino sinodale, nella fase dell’ascolto. Un cammino in cui si inserisce anche il convegno sulla droga dell’ottobre scorso e il lavoro appena avviato sull’emergenza educativa, coordinato dal vescovo Michele Di Tolve per conto del Consiglio episcopale, con rappresentanti di sette realtà impegnate accanto ai giovani.

Quanto al servizio del doposcuola, sono 47 le parrocchie romane, oltre alle 26 Scuole della Pace di Sant’Egidio, che sono attive al fianco degli studenti in difficoltà nei loro percorsi di studio. Questo servizio è offerto grazie alla disponibilità di molti volontari, tra cui professionisti del settore, come insegnanti, studenti universitari, psicologi ed educatori. «Dall’incontro è emerso come queste esperienze, se pur in numero ridotto, portino molti frutti», racconta Ambarus. Un confronto che ha fatto scattare la scintilla per cercare di valorizzare maggiormente queste realtà. «Abbiamo pensato di organizzare questo convegno, coinvolgendo i docenti di ogni ordine e grado, per promuovere la collaborazione tra scuola e parrocchie». Troppo spesso, infatti, in queste occasioni manca ai docenti il necessario gioco di sponda con le realtà della società civile. «Non sanno a chi rivolgersi per risolvere i casi più difficili e supportare la giusta crescita dei loro studenti. E le parrocchie possono essere di grande aiuto».

Aprirà il convegno il vescovo Baldo Reina, vicegerente della diocesi. Seguirà poi l’intervento di Evelina Martelli del servizio per i minori della Comunità di Sant’Egidio, che offrirà un quadro dettagliato della diffusione della povertà educativa nella città di Roma. A partire da questa fotografia, Silvia acocco del programma W la Scuola parlerà di povertà educativa come opportunità, descrivendo le attività che sono state già messe in piedi. Mentre Deny Menghini, psicologa e psicoterapeuta dell’Ospedale Bambino Gesù, mostrerà le povertà educative più latenti. Nella seconda parte ci saranno le testimonianze di alcune parrocchie. «L’obiettivo – sottolinea Chiara Caporilli, preside dell’Istituto Anna Micheli, coinvolta nell’organizzazione del convegno – è cercare di creare, in un contesto frammentato come il nostro, una catena di solidarietà dove gli studenti possano sentirsi accuditi, custoditi e amati. Solo così possiamo arrivare, come ci insegna Papa Francesco, a curare le periferie esistenziali delle vite e delle fragilità di questi ragazzi».

Giuseppe Muolo

Roma Sette, 28 gennaio 2024