Innovazione pedagogica per l’inclusione, l’educazione al centro delle politiche di trasformazione di lungo periodo delle città, apprendimento continuo, coinvolgimento di tutta la comunità educante. Sono queste le parole chiave per il futuro dell’educazione, e sono questi gli elementi portanti del modo in cui la Fondazione Compagnia di San Paolo e i suoi enti strumentali e partecipati hanno guardato all’educazione negli ultimi anni.
Pensiamo anzitutto a una idea di educazione che abbracci tutto l’arco della vita della persona. I bambini di oggi e di domani dovranno tornare a scuola più volte nel corso della loro vita perché cambieranno lavoro più volte e dovranno avere le competenze per vivere in maniera proattiva e serena questi mutamenti. Per questo serve una scuola più agile, che investa in innovazione e stimoli le creatività dei singoli. E servono comunità educanti che generino alleanze, che sostengano il senso di appartenenza ai territori e tra le persone. La scuola è il perno della comunità educante. Ma allo stesso tempo – la pandemia ce lo ha reso ulteriormente evidente – la scuola da sola non basta. In questi anni abbiamo lavorato intensamente per contribuire a realizzare un modello di territorio che si allea per raggiungere i traguardi di un’educazione per tutti Proprio nel 2023, abbiamo lanciato con la Fondazione per la Scuola l’ampia e pluriennale iniziativa “Città dell’educazione”, per promuovere l’idea che l’educazione stia al centro delle trasformazioni dei territori e per rafforzare l’offerta di servizi personalizzati di cura, crescita e apprendimento per diverse fasce di età coinvolgendo 4 città del nord ovest (Torino, Genova, Vercelli e Savona) in stretta collaborazione con le amministrazioni pubbliche territoriali e il ministero dell’Istruzione e del Merito.
Abbiamo sentito forte l’opportunità di innescare un processo circolare e virtuoso, basato sull’utilizzo innovativo e sistematico dei dati che le scuole hanno a disposizione, sulla definizione di metodi (formazione, ricerca, valutazione, strutturazione di comunità educanti), sulla loro sperimentazione e validazione nelle città selezionate, per poi divenire patrimonio diffondibile e scalabile anche a livello nazionale, e, in prospettiva, a livello internazionale. Vale su molti fronti, ma l’educazione viene prima di molti altri per un Paese come l’Italia che mai come adesso deve investire sulle nuove generazioni per un futuro di crescita e non di stagnazione o di declino.
L’orizzonte è ampio e sfidante, ma il traguardo è molto concreto: realizzare vere e proprie Città dell’educazione, con forti caratteristiche di inclusione, innovazione pedagogica e sostenibilità, che coinvolgano tutti gli attori del territorio, compresi i bambini e le bambine, gli adolescenti, le famiglie.
Per fortuna non partiamo da zero, sparsi per la Penisola ci sono progetti ormai non più in fase embrionale, che stanno dando risultati concreti. In casa nostra penso anche a “Riconnessioni”, a cui ieri, alla presenza del presidente Mattarella, è stato assegnato il premio annuale “ItaliaDecide”: realizzata dalla Fondazione per la Scuola, nostro ente strumentale, l’iniziativa è stata lanciata nel 2017 e ad oggi ha promosso l’innovazione nel sistema scolastico per garantire l’accesso alla conoscenza a tutte e tutti, agendo sull’infrastruttura Internet e sulle competenze digitali nelle scuole. “Riconnessioni” ha operato per potenziare le competenze digitali di docenti, personale scolastico e studenti, per personalizzare la didattica con una ricaduta su oltre 90.000 studenti.
È diventato un modello di innovazione scolastica, replicato in altri contesti territoriali. Un segnale, non l’unico, che qualcosa si muove e che ci sono schemi di intervento sempre più variegati e rodati. Partire dall’educazione per cambiare l’agenda politica dei prossimi anni, per creare benessere, coesione e inclusione sociale, per invertire traiettorie di impoverimento culturale e demografico del nostro Paese: si tratta di una sfida ambiziosa, richiede determinazione, lungimiranza e coraggio, quello che le nostre ragazze e i nostri ragazzi certamente meritano.
Francesco Profumo
Avvenire, 24 gennaio 2024