È un giorno storico per la città di Reggio Emilia e per una comunità ben più vasta, dai confini ultraregionali: stamani avviene la consegna dell’elegante immobile del Seminario diocesano di viale Timavo quale terzo polo dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. La cerimonia è fissata per le ore 10.30 con i rappresentanti delle istituzioni in presenza ridotta ai minimi termini per ottemperare alle norme sull’emergenza sanitaria. Dopo il saluto delle autorità, interverranno il rettore di Uni-MoRe, Carlo Adolfo Porro, e il vescovo Massimo Camisasca.
È lui il primo artefice di una ristrutturazione imponente che viaggia puntuale, nonostante la crisi in atto da mesi, sulla tabella di marcia preparata dal Comitato Reggio Città Universitaria presieduto dall’architetto Mauro Severi: una sinergia che ha portato un gruppo di grandi aziende e istituzioni ad investire nei diversi lotti oltre 7 milioni di euro, coagulando intorno al comune obiettivo il lavoro di centinaia di persone e di decine di imprese. «Questo edificio dedicato nel 1954 alla formazione dei sacerdoti e all’educazione della fede cristiana è stato una luce di speranza per la Chiesa e l’intera comunità civile. Divenendo sede universitaria continua a manifestare la sua vocazione educativa e la sollecitudine della Chiesa per la cultura e per i giovani»: con queste sue parole, incise sul marmo di una colonna dell’atrio, Camisasca ha voluto suggellare la data del 21 novembre 2020.
Il progetto prevede che entro fine anno possano essere ospitati i primi 1.400 studenti. Oggi la diocesi consegna a UniMoRe il “lotto A”, che conta 9mila metri quadrati di aule e uffici e altrettanti di parco e aree verdi; si tratta di 114 uffici, 14 aule, 74 servizi igienici, oltre 100 posti auto e 200 posti biciclette. L’evento inaugurale – che si può seguire in diretta sul canale YouTube “La Libertà Tv” – si concluderà con la benedizione impartita dal vescovo al terzo polo reggiano di UniMoRe, che si aggiunge alla sede di Palazzo Dossetti e al campus San Lazzaro.
Fu monsignor Beniamino Socche, vescovo di Reggio dal 1946 al 1965, a rendere concreto il proposito – già manifestato dal predecessore Eduardo Brettoni – di dare al Seminario una collocazione stabile dopo una lunga serie di traslochi e sdoppiamenti iniziato con le soppressioni napoleoniche. L’attuale area fu scelta perché sorge a due passi dal centro storico ma all’epoca presentava i vantaggi dell’aperta campagna, zona tanto ampia da poter accogliere anche i sacerdoti anziani o malati ed ospitare lo svolgimento delle attività diocesane. Chiedendo alle parrocchie più ricche parte dei loro poderi, tassando pesantemente il clero, impegnando l’Azione Cattolica nella raccolta di offerte, nel 1954 veniva inaugurata la prima parte del nuovo Seminario; il resto terminava entro il 1959. Erano anni di spazi “pieni”, con il Seminario minore e una media di circa 20 presbiteri ordinati ogni anno.
Numeri che con l’andare del tempo sono inesorabilmente precipitati, ciò che ha portato lo stabile ad un progressivo decadimento e ha indotto il vescovo Camisasca alla coraggiosa decisione di mantenere aperto il Seminario rendendolo nuovamente fruibile per la cittadinanza e, in particolare, per l’educazione dei giovani, «una generazione – commenta il presule – che non è chiusa, che non è ideologica, che è disorientata, in tanti casi, in cui ci sono tante eccellenze di intelligenza, tante curiosità, una generazione che merita tutti i nostri sforzi».
Edoardo Tincani
Avvenire, 21 novembre 2020