UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Rapporto Istat, Italia in ritardo sull’istruzione rispetto all’Ue

Nella primavera 2020 non hanno partecipato alle videolezioni 600mila studenti
11 Luglio 2021

L’Italia è in ritardo sull’istruzione rispetto agli altri Paesi della Ue27, soprattutto per la formazione universitaria: appena il 20,1% degli individui di 25-64 anni risulta aver conseguito un titolo terziario in Italia, contro il 32,5% nella Ue27. È quanto emerge dal “Rapporto annuale 2021. La situazione del Paese” presentato oggi dall’Istat.

Il nostro Paese, viene spiegato, si colloca al penultimo posto nella graduatoria Ue27 per quota di laureati tra i giovani 30-34enni (27,8% contro 40% della media europea), anche se il progresso nell’ultimo decennio è stato in media più rapido. Il gap con il resto d’Europa riguarda anche le donne (34,3% di laureate in Italia contro 46,2% della Ue27), che pure hanno una maggiore probabilità di laurearsi rispetto agli uomini (21,4% di laureati in Italia, ultima posizione, contro 35,7%).

Riguardo alla dispersione scolastica, nel 2020, il 13,1% dei giovani di 18-24 anni ha abbandonato precocemente gli studi avendo raggiunto al massimo la licenza media (contro 10,1% in Ue27). L’incidenza degli abbandoni si è ridotta notevolmente (era quasi il 20% nel 2008), in particolare nel Mezzogiorno, dove tuttavia è ancora al 16,3% contro circa l’11% del Centro-nord.

La crisi legata alla pandemia ha contribuito alla diminuzione del tasso di occupazione dei giovani di 18-24 anni con abbandoni precoci – dal 35,4% del 2019 al 33,2% del 2020 (contro rispettivamente 45,1% e 42,6% in Ue27) – e all’aumento nella stessa fascia di età dei giovani con abbandoni precoci che vorrebbero lavorare (da 48,1% a 48,9% in Italia e da 33,3% a 35,6% in media europea). Questi giovani risultano particolarmente svantaggiati nel Mezzogiorno, dove la quota di occupati non va oltre il 23,3% contro oltre il 40% del Centro-nord.

Da notare che tra il 2008 e il 2020 i giovani italiani di 25-34 anni che si sono trasferiti all’estero hanno superato quelli che sono tornati, con una perdita netta complessiva per l’intero periodo di 259mila: 93mila con al più la licenza media, 91mila diplomati e 76mila laureati. Lo squilibrio tra uscite e rientri – viene osservato – è maggiore per chi ha bassa istruzione e per i laureati, soprattutto se maschi.

Nella primavera 2020 non hanno partecipato alle videolezioni 600mila studenti

Tra aprile e giugno 2020, l’8% degli iscritti (600mila studenti) delle scuole primarie e secondarie non ha partecipato alle video lezioni, con un minimo di esclusi al Centro (5%) e un massimo nel Mezzogiorno (9%). Più alta la quota di esclusi nella scuola primaria (12%), più bassa nella secondaria di primo (5%) e secondo grado (6%). A questi si aggiungono 205mila che hanno fatto lezioni con una parte minoritaria degli insegnanti e con compiti assegnati qualche volta o mai. È un altro dato che emerge dal “Rapporto annuale 2021. La situazione del Paese”.

Circa 430mila ragazzi, viene spiegato, pari al 6% degli studenti, hanno fatto richiesta di dispositivi informatici tra aprile e giugno 2020, con punte in Basilicata e in Calabria (rispettivamente 15% e 11%). In media è stato soddisfatto l’86% delle richieste.

Gli alunni con disabilità che non hanno partecipato alle video lezioni raggiungono il 23,3% (29% nel Mezzogiorno) rispetto al 7,9% degli studenti senza disabilità. La quota di non partecipazione è più elevata nelle scuole primarie (quasi il 26%) e minore per le secondarie di secondo grado. L’inclusione scolastica di bambini e ragazzi con disabilità iscritti nelle scuole italiane è cresciuta negli ultimi anni soprattutto nella scuola secondaria superiore: complessivamente sono 249mila nel 2019, da 174mila nel 2009. Il calo della partecipazione scolastica dovuto alla pandemia riporta il tasso di presenza sui livelli di quattro anni fa.

Rispetto alla sospensione della didattica in presenza tra marzo e giugno 2020, le famiglie dichiarano che per quattro studenti (fino a 14 anni) su dieci ha comportato diversi disagi: abbassamento del rendimento scolastico (uno studente su quattro), irritabilità o nervosismo (quasi uno su tre), disturbi alimentari o anche del sonno e paura del contagio (uno su dieci). La ripresa dell’anno scolastico 2020-2021 tra gli iscritti con meno di 14 anni è avvenuta solo a distanza per il 13,9%, in modalità mista per il 17,5% e solo in presenza per il 68% circa.

Sir, 9 luglio 2021