Al quartiere Cep non si va a fare una passeggiata in centro città, si scende a Palermo. La differenza è che da un paio d’anni non c’è più bisogno di viaggi estenuanti su autobus malconci che non arrivano mai, bastano 12 minuti in tram e la Stazione Notarbartolo, in piena zona commerciale, è a portata di mano. Così ci si sente un po’ meno periferia. Ed è su questo che la scuola punta per sviluppare il senso di cittadinanza, di appartenenza a una storia antica e prestigiosa, raggiungendo in tram monumenti e ville urbane, tirando fuori quei ragazzi dal ghetto.
Solo la scuola può riuscire in questo “miracolo”, unica istituzione pubblica presente in un quartiere di case popolari in cui manca pure la caserma dei carabinieri. Il segreto è restare aperta il più possibile, nei pomeriggi di primavera, nelle mattine d’estate, costi quel che costi. E stipulare alleanze educative con le poche realtà associative del territorio, prima fra tutte l’associazione San Giovanni apostolo, che eredita il nome dalla grande e attivissima parrocchia in cui è ospitata e di cui è il braccio operativo. L’istituto comprensivo Giuliana Saladino è dedicato a una importante giornalista e politica palermitana. Attorno ci sono plessi abbandonati e occupati abusivamente da famiglie ormai da troppi anni. Il lavoro scarseggia e un parco verde, altalene e panchine sono sogni nei disegni dei bambini, che vedono tanto spazio sprecato tra gli immensi palazzoni di cemento che incombono sul quartiere. E la scuola li aiuta a sognare. Già all’ingresso del plesso centrale in via Barisano da Trani, un murale inaugurato a settembre consegna i bambini “In volo verso il futuro”, annullando le distanze con il teatro Massimo e le cupole dell’itinerario arabo-normanno.
Il tempo pieno è una chimera. Anche questo istituto con 700 alunni dall’infanzia alla secondaria di primo grado rientra nel 93% delle scuole siciliane che non sanno cosa sia restare a mensa e frequentare lezioni e attività nel pomeriggio. I numeri diffusi un paio di giorni fa dalla Flc Cgil danno il senso dell’arretratezza in cui si trovano tutte le città dell’Isola: il tempo pieno a 40 ore in Sicilia riguarda solo il 7% della scuola primaria, a Palermo il 5%, a Trapani il 4% e a Ragusa il 2%.
L’unica alternativa alla strada resta la scuola. E la sfida è stata accolta. I progetti finanziati con i fondi ministeriali per le aree a rischio e i Pon permettono di ricavare le risorse per dare un incentivo al personale didattico e ai tutor, per acquistare i materiali, per tenere aperta la struttura fino alle 18,30. Recupero di italiano e matematica, ma anche attività musicali con un coro da 50 elementi, i laboratori artistici e teatrali, coinvolgendo circa 250 ragazzi. La convenzione con l’associazione San Giovanni Apostolo, guidata da Antonietta Fazio, è fondamentale per organizzare le attività sportive gratuitamente nel campetto e nella palestra dell’istituto. «Se la scuola resta aperta, i ragazzi non stanno in strada – sottolinea il dirigente scolastico Giusto Catania –. C’è una forte convergenza pedagogica con l’associazione già durante tutto l’anno. Siamo particolarmente orgogliosi perché nel nuovo Pon per la valorizzazione del patrimonio culturale siamo arrivati al decimo posto in tutta la Sicilia. Questo ci darà la possibilità di avviare le attività già la prossima estate, con gite e incontri conoscitivi e culturali, che offriranno nuove opportunità ai nostri ragazzi».
Alessandra Turrisi
Avvenire, 13 aprile 2018