UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Quarantene e Dad? Così possono essere evitate»

I dati pubblicati su Lancet: solo il 2% dei contatti stretti di uno studente positivo si contagiano
24 Settembre 2021

Convivere, prima che con il virus, con la consapevolezza che in questa fase è impossibile fare previsioni a lungo termine. «Dobbiamo fermarci a 15 giorni, un po’ come i meteorologi, e questo non è necessariamente uno svantaggio» spiega Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri, facendo passare le decine di fascicoli e studi accatastati sulla scrivania. Perché è con le conoscenze che la scienza acquisisce di giorno in giorno sul Covid – e le acquisisce costantemente, magari smontandole e rimontandole – che si fabbricano le decisioni politiche. A cominciare da quelle sulla scuola, «dove Dad e quarantene potrebbero essere superate dai dati».

A che dati si riferisce professore?

A quelli pubblicati dalla rivista Lancet settimana scorsa. Due le conclusioni dirompenti dello studio, condotto sui test salivari effettuati ogni giorno in 150 scuole britanniche. Primo: soltanto il 2% dei contatti stretti di uno studente risultato positivo alla variante Delta si contagia. Significa 2 studenti su 100, individuati proprio grazie ai test. Secondo dato: i test salivari sono molto più efficaci di quelli naso-faringei, dal momento che nella saliva la distribuzione del virus è più omogenea. Tanto che alcuni soggetti risultati negativi al tampone naso-faringeo sono poi risultati positivi al salivare.

Questo cosa significa?

Che piuttosto che costringere un’intera classe a stare in quarantena, cioè a casa in Dad, nel caso di un contagio si può procedere a test salivari mirati: avranno un costo contenuto, identificano con certezza chi è contagiato e chi no, risparmiano un’interruzione generalizzata delle lezioni. È una decisione che potremmo prendere presto.

Come per le quarantene dei vaccinati...

Se un vaccinato entra in contatto stretto con un positivo si effettua un test. Se nei giorni successivi il test risulta negativo, la quarantena è inutile.

Modificare regole e comportamenti rapidamente, mano a mano che la scienza acquisisce nuove certezze sul virus. È la strada da percorrere?

Esattamente. È la strategia, per altro, che stiamo adottando per la terza dose di vaccino. Al momento non ci sono dati scientifici solidi per deciderne la somministrazione generalizzata. Quello che sta succedendo in Israele, dove si è osservato un aumento dei casi di malattia severa associato al calo degli anticorpi dopo 4 mesi dalla somministrazione di Pfizer, non si è invece verificato negli Stati Uniti. Il motivo è legato al fatto che i criteri con cui si indica la malattia severa in Israele non sono gli stessi adottati dal Center of disease control americano. La verità è che il calo di protezione effettivamente riscontrato per Pfizer dice sì qualcosa degli anticorpi ma non delle cellule della memoria, pronte a fabbricarne di nuovi nel caso di infezione. Senza contare che quello stesso calo non viene riscontrato con AstraZeneca. Sul punto, molto complesso, servono insomma ulteriori studi e approfondimenti. Gli stessi dati, in compenso, ci dicono che nei soggetti più fragili – trapiantati, pazienti che assumono farmaci che inibiscono gli anticorpi e anziani over 80 – la terza dose è necessaria. Ecco allora perché è giusto procedere con le somministrazioni su queste persone per ora, come sta facendo l’Italia. Tra due mesi avremo nuove conoscenze e potrebbe essere che si debba estendere la terza dose a chi ha più di 65 anni. Senza paura di cambiare le regole, e soprattutto senza paura del parapiglia che si scatena tutte le volte che lo facciamo: vanno cambiate in base alle nuove evidenze che via via abbiamo, e vanno cambiate in fretta.

Continua a leggere qui: https://www.avvenire.it/attualita/pagine/quarantene-e-dad-cosi-potrebbero-essere-evitate

Viviana Daloiso

Avvenire, 22 settembre 2021