UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Professori, andate oltre le etichette»

Il presidente dell’Aid Novelli sollecita i docenti a «ragionare intorno a una nuova idea di inclusione»
27 Maggio 2023

«Io porto gli occhiali perché sono miope e a nessuno verrebbe in mente di contestare questo ausilio che mi aiuta a vedere meglio. Per gli alunni con Dsa non è così: in troppi hanno ancora problemi a utilizzare, in classe, gli “strumenti compensativi”, che non sono un “aiutino” ma una modalità per garantire il loro diritto allo studio». Andrea Novelli, psicologo, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione italiana dislessia, quasi si stupisce della necessità di impiegare un esempio così banale per illuminare una problematica molto complessa. Quella degli alunni con Disturbi specifici dell’apprendimento, che, nonostante siano già passati tredici anni dall’entrata in vigore della legge 170/2010, ancora fatica ad essere riconosciuta e correttamente applicata in tante realtà scolastiche.

Presidente Novelli, chi sono gli studenti con Dsa?

I Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) sono disturbi del neuro-sviluppo che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente e che si manifestano con l’inizio della scolarizzazione. Si tratta della dislessia, disturbo specifico della lettura; della disortografia, disturbo specifico della scrittura; della disgrafia, disturbo specifico della grafia, per cui scrivere diventa faticoso e poco veloce; della discalculia, disturbo che riguarda la capacità di fare calcoli veloci e, in generale, manipolare i numeri. Tutti questi disturbi, va precisato, sono indipendenti dal livello intellettivo dei ragazzi. Semplicemente, sono studenti che “funzionano” diversamente, ma non sono meno intelligenti degli altri.

Perché, allora, in molti incontrano così tante difficoltà a scuola?

Perché la legge non basta se poi non viene correttamente applicata. Facciamo l’esempio del Piano didattico personalizzato, che la scuola deve predisporre per ciascun alunno con Dsa. Quasi tutti gli istituti ce l’hanno, ma non tutti lo applicano correttamente. E questa è una deriva degli ultimi anni, perché, subito dopo l’approvazione della legge 170, tra il 2011 e il 2014, ci fu una grossa mobilitazione tra gli insegnanti, ma l’entusiasmo è venuto meno con il passare del tempo.

Perché è così difficile fare accettare ai docenti che gli alunni con Dsa possano utilizzare gli strumenti compensativi?

Paradossalmente, abbiamo meno problemi nelle aziende, dove gli strumenti compensativi per i lavoratori con Dsa, sono stati introdotti più recentemente, con la legge 25 del 2022. Innanzitutto, dobbiamo ripetere che i Dsa non sono una moda. Anzi, in Italia rappresentano il 5% della popolazione studentesca, mentre in altri Paesi arrivano anche al 15%. In secondo luogo, gli strumenti compensativi non vengono in aiuto soltanto ai ragazzi con Dsa ma possono essere utili a tutta la classe. Terzo: è una questione di equità. Cioè, dare a ciascuno ciò di cui ha bisogno. E, invece, abbiamo ancora tanti studenti ai quali gli insegnanti assegnano voti inferiori di quelli che meriterebbero perché, nelle verifiche, utilizzano gli strumenti compensativi. Non è giusto.

Quali ricadute hanno queste fatiche sulla vita dei ragazzi con Dsa?

Certamente, aumentano il rischio di dispersione scolastica, soprattutto alle superiori. La scuola rischia seriamente di perderli. E sarebbe un male per i ragazzi, per la scuola e per l’intera comunità. Inoltre, gli insuccessi scolastici hanno una diretta correlazione con la caduta dell’autostima e con l’aumento dei disturbi dell’ansia e dell’umore. Questi ragazzi saranno, anche da adulti, portati a compiere scelte al ribasso, a non rischiare per paura di essere respinti, anche dalla vita oltre che dalla scuola. E, invece, rappresentano una risorsa importante per la società. Insomma: una didattica veramente inclusiva, fa bene a tutti. Non soltanto agli studenti con Dsa.

Quali consigli vuole dare agli studenti e agli insegnanti?

Ai ragazzi e alle loro famiglie dico: la legge 170 è un baluardo e la nostra Associazione è presente in tutta Italia proprio per aiutare studenti e genitori a farla applicare correttamente. Insieme possiamo cambiare il sistema. Ai docenti suggerisco di puntare sulla formazione e di metterla in pratica in classe. Ma soprattutto, di ragionare intorno a un’idea di inclusione che vada al di là delle etichette che appiccichiamo ai ragazzi.

Paolo Ferrario

Avvenire, 26 maggio 2023

(foto da dislessia.news)