UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Per una teologia che viva la scienza e la quotidianità

Giunge a chiusura col quarto volume il trattato di Tanzella-Nitti, attento a tradizione e modernità
27 Ottobre 2022

La stagione dei grandi trattati in filosofia è finita da tempo e se resiste ancora in teologia, evidenzia tuttavia anche lì segni di lento esaurimento. Il principale fattore responsabile di questo declino degli studi organici e ad ampio spettro sia in campo filosofico sia in quello teologico è facilmente individuabile: l’eccesso di specializzazione, accompagnato da un progressivo abbandono dell’approccio sistematico alle questioni teologico filosofiche. Il fenomeno di rinuncia alla ricerca di una visione d’insieme unitaria è in fondo il prodotto della pervasività della tendenza a rassegnarsi a un sapere debole e parcellizzato; tendenza che ha contrassegnato gran parte del XX secolo nell’ambito delle discipline umanistiche, secondo il detto nietzschiano «non ci sono fatti puri, ma solo interpretazioni» (Frammenti postumi 1885-1887).

In netta controtendenza con le impostazioni asistematiche che hanno caratterizzato le opere teologiche posteriori al Concilio Vaticano II si è posto il monumentale trattato in quattro volumi di Giuseppe Tanzella-Nitti, programmaticamente intitolato Teologia fondamentale in contesto scientifico, che di recente ha visto la pubblicazione dell’ultimo volume: Teologia della Rivelazione. Fede, Tradizione, Religioni, edito da Città Nuova (pagine 778, euro 50). L’autore è professore ordinario di Teologia fondamentale alla Pontificia Università della Santa Croce, ma vanta un curriculum formativo e un’esperienza di ricerca in ambito astronomico, che non è certo comune tra i teologi. Questa duplice preparazione sia in ambito teologico sia in ambito scientifico gli ha consentito di porre in essere un’attenta disamina della teologia fondamentale in confronto con il panorama scientifico di fondo che caratterizza la cultura moderna.

Si tratta indubbiamente di un’impresa innovativa nel suo genere, specie rispetto alla letteratura internazionale di stampo teologico, ma del tutto coerente con la tradizione cristiana delle opere di teologia fondamentale, che si collocano sempre in una posizione di frontiera nella divulgazione del credo cristiano e nello stesso tempo si impegnano ad assistere il credente nella comprensione della propria fede alla luce della ragione naturale, oggi rappresentata dal moderno metodo scientifico. Di tutto questo e inoltre dei principali altri temi emergenti dalla cultura del nostro tempo tengono conto tutti e quattro i volumi del trattato di Tanzella-Nitti, con i primi due dedicati alla credibilità della fede cristiana nel mondo contemporaneo e gli altri due concentrati sul valore e il significato della Rivelazione, dimostrando qui a più riprese come il Depositum fidei cristiano non sia distante dalle riflessioni degli uomini di scienza.

L’ultimo volume appena uscito espone la teologia della fede in rapporto con la tradizione ebraico-cristiana che ha trasmesso la Rivelazione e il ruolo della Chiesa, nonché nel dialogo con le altre religioni. Partendo dall’imprescindibile necessità per ogni uomo di una «fede di fondo» (basic trust), l’autore mette in evidenza come l’esistenza umana possieda una struttura antropologica intrinsecamente fiduciale, per approdare infine alla proposta di una nuova teologia delle religioni che tenga conto degli sviluppi recenti della filosofia e delle scienze. Anche quest’ultimo tomo conferma la linea di fondo che ha ispirato l’intera opera, ovvero quella di svolgere un servizio nei confronti della nuova evangelizzazione, che deve vedere impegnati tanto i teologi quanto i semplici credenti, tanto i sacerdoti quanto i laici, in una equilibrata sintesi tra momento dialogico-apologetico e approfondimento biblico-dogmatico.

Ogni singolo volume può essere proficuamente utilizzato come manuale negli studi e negli insegnamenti di teologia fondamentale; ma il trattato nella sua totalità risulta ancor più utile per affrontare i problemi posti alla coscienza dei credenti da un ambiente nel quale molti atei osano affermare che la scienza moderna ha confutato tanto l’esistenza di Dio quanto la religione.

Roberto Timossi

Avvenire, 27 ottobre 2022