«Cattolico italiano, che cosa pensi?». Monsignor Mario Delpini ama la prosa diretta, senza giri di parole. E la lettera che ha scritto per i cent’anni del-l’Istituto Toniolo (2020) e dell’Università Cattolica (2021), del quale è ente promotore, bada al sodo: la fede è ancora in grado di generare ormai nel vivo del XXI secolo un pensiero e una prassi all’altezza di tempi fluidi e complessi, assai diversi dal panorama di un secolo fa, ma non meno prodighi di sfide? A «una questione troppo trascurata e troppo necessaria » l’arcivescovo di Milano dedica un testo lungo e ricco di pungoli che scomodano un certo conformismo intellettuale spingendo a uscire allo scoperto, a confrontarsi con una provocazione collocata nel tempo che stiamo attraversando ma che allarga l’orizzonte sino a definire una mappa del pensiero dei cattolici come metodo, sostanza e obiettivi. Con denunce come l’estraneità di pensiero 'laico' e 'cristiano' che oggi «convivono senza incontrarsi e senza stimarsi».
Il formidabile documento di Delpini viene ora pubblicato integralmente all’interno di un originale libro che Vita & Pensiero, la casa editrice dell’Università Cattolica, manda in libreria alla vigilia della sua Giornata annuale, in calendario domenica prossima. Nelle pagine di Ci vorrebbe un pensiero (136 pagine, 12 euro) la riflessione dell’arcivescovo ambrosiano si confronta con le risposte che, dopo aver preso appunti sulla sua lettera, gli hanno inviato quindici laureati in anni diversi nell’ateneo dei cattolici italiani: si va da docenti della Cattolica come Monica Amadini, Alessandra Augelli, Raffaella Iafrate, Giuseppe Lupo, Claudia Mazzucato e Alessandro Rosina, a professionisti come Ciro De Girolamo, Giovanni Lanzillotta, Angela Mastronuzzi, Francesco Migliarese, Andrea Minardi e Matteo Rigamonti, ai giornalisti Gioele Anni, Luciano Ghelfi e Matteo Rigamonti, a un protagonista degli ex allievi (gli alumni) come Carlo Assi. Ciascuno di loro ha più di un buon motivo per essere grato alla formazione ricevuta dall’Università e al modo in cui gli anni giovanili alla Cattolica l’hanno educato a comprendere che la cultura e la fede non sono fini a se stesse ma un dono che diventa sorgente di responsabilità. Una promessa di impegno, un invito a restituire il talento ricevuto moltiplicandolo nel servizio agli altri.
Ecco il «pensiero» che oggi, per nuovi e ottimi motivi, «ci vorrebbe», e che può tornare a sgorgare fresco e creativo se si prendono sul serio le pagine di Delpini: «Qui – scrive l’arcivescovo in uno dei molti passaggi da sottolineare – si vuole porre la questione di una visione cristiana della vita, di Dio, del mondo che sia frutto di un’intelligenza credente, critica, esercitata nell’argomentare, disponibile ad affrontare gli interrogativi nuovi e antichi, coraggiosa nell’esercitare un giudizio sul presente e nell’immaginare il futuro». A tracciare l’intuizione alla base di questo libro bello e utile lo storico del movimento cattolico Ernesto Preziosi, che nella sua introduzione spiega come il volumetto voglia «aprire e sollecitare un dialogo costruttivo». Oggi più che mai opportuno.
Francesco Ognibene
Avvenire, 13 aprile 2021