Fra i problemi sollevati dalle ricerche di Tuttoscuola sull’abbandono scolastico e quelli di più vasto raggio resi noti dall’Ocse e da Treellle con lo 'Sguardo sull’educazione 2018', e i problemi economici, finanziari e politici del nostro Paese, ormai lanciato in una campagna epocale per le prossime elezioni europee, si rischia di non percepire la rilevanza e l’opportunità di un’iniziativa finora passata sotto silenzio. Non è probabile che i cittadini italiani, anche i più sensibili sul piano sociale e i più attenti alle sorti della democrazia e della scuola italiana, vadano di loro iniziativa sul sito dell’Anci, Associazione nazionale Comuni italiani. Quei pochi che l’hanno fatto hanno potuto leggere una notizia che è anche un messaggio e un invito di straordinaria importanza. L’Anci, con decisione unanime, ha promosso, con tutti i crismi della legge, di cui dà notizia la Gazzetta Ufficiale, fra i cittadini italiani, una raccolta di firme a sostegno di una legge di iniziativa popolare finalizzata a far introdurre l’educazione alla cittadinanza come disciplina autonoma nelle scuole di ogni ordine e grado. Nel sito ci sono, da luglio, tutte le informazioni utili a capire perché, su che cosa, come, dove, quando i cittadini italiani siano messi in grado di esercitare «l’iniziativa delle leggi mediante la proposta da parte di almeno 50mila elettori di un progetto redatto in articoli» (art. 71 Cost). Peccato che altrettanta chiarezza non si trovi in merito nei siti dei singoli Comuni e che stampa e media non ne parlino.
Forse perché non si tratta di una competizione elettorale contro qualcuno, ma di un’iniziativa di tutti i Comuni per il bene comune di tutti i cittadini e in particolare dei ragazzi? Forse perché non si ha fiducia nell’attenzione del Parlamento e del Governo alle proposte di legge di iniziativa popolare? O perché si pensa che l’educazione alla cittadinanza si faccia già 'trasversalmente' nella scuola, o che questa sia un’assoluta novità, un altro carico posto su una scuola già caricata da tante 'educazioni'? Ma si è certi che le cose stiano in questo modo, prima d’aver letto le motivazioni e gli articoli di questa proposta? Di fatto con questa iniziativa si cerca di raschiare il fondo del barile della democrazia italiana, appellandosi tutti insieme alla 'base' da un lato e al supremo potere legislativo dall’altro. Che c’entrano i sindaci con la Costituzione e con l’educazione civica nella scuola?
In questo 70esimo compleanno della Carta, l’ex ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha mandato pacchi di copie destinate a tutti gli studenti italiani, affidandosi alla buona volontà di docenti, studenti e genitori. Non so quanti di loro abbiano letto la XVIII e ultima disposizione transitoria e finale, che afferma: 'Il testo della Costituzione è depositato nella sala comunale di ciascun Comune della Repubblica, per rimanervi esposto durante tutto l’anno 1948, affinché ogni cittadino possa prenderne cognizione'. Qualche sindaco, che forse nel 1948 non era ancora nato, mettendo la fascia tricolore, guardando quello che succede nei comportamenti e nelle conoscenze dei giovani, e non solo, e notando che, nonostante qualche buona legge tuttora vigente, docenti e studenti di fatto per lo più si esimono, senza che nulla succeda, dal leggere, dallo studiare la Costituzione e le norme generali ad essa collegate e dall’utilizzarla come 'cassetta degli attrezzi', per capire qualcosa del nostro mondo e per concorrere a migliorarlo, si sarà posto questa domanda. Perché non provare a chiedere al Parlamento di trovare «adeguato spazio nel quadro didattico della scuola di ogni ordine e grado», come sta scritto nell’odg Moro e altri, approvato all’unanimità, con prolungati applausi, nell’Assemblea Costituente, l’11 dicembre 1947? E perché il decreto di Aldo Moro del 1958, i successivi programmi, sperimentazioni, leggi, tra cui la 169/2008 dedicata a 'Cittadinanza e Costituzione', sono stati in complesso così poco amati e praticati? La proposta dell’Anci offre un’opportunità per ritentare per l’ennesima volta, con persone nuove e antiche, di comporre un puzzle dotato delle splendide tessere di un mosaico per lo più ignorato nella sua bellezza e nel suo valore. Se e quando il Parlamento approverà il testo firmato da almeno 50mila cittadini italiani, il ministro avrà sei mesi di tempo per trovare la soluzione ordinamentale ritenuta migliore. Non è un referendum pro o contro un personaggio o un partito po-litico, ma un libero atto 'sovrano' che si propone di impegnare lo Stato a dare ai ragazzi un nutrimento sano, il meglio che ci abbiano consegnato i nostri bisnonni dopo il disastro della guerra.
Luciano Corradini
Avvenire, 28 settembre 2018