Stiamo vivendo un tempo di “sospensione” e di “osservanza”, di attenzione e di cura, di ascolto e di rispetto. Un tempo imposto dall’attuale emergenza che ha portato alla chiusura improvvisa delle scuole e che ha aperto un susseguirsi di domande, emozioni, paure, dubbi, incertezze. Come hanno reagito le scuole dell’infanzia Fism? Hanno rilanciato con fantasia e creatività il loro ruolo, la loro più profonda missione: non solo “fare” scuola ma “essere” scuola, “sconfinando” oltre i muri, momentaneamente inaccessibili, e costruendo ponti che entrino nelle case delle famiglie. Come? Con quella cura, quell’attenzione, quell’impegno e quello stile di ricerca che sempre caratterizza il loro servizio e che viene innovato anche grazie alle potenzialità dei mezzi tecnologici per farsi vicine ai bambini e alle loro famiglie.
Scuole pronte ad andare oltre per continuare a essere scuole e a vivere questo periodo nella speranza che è propria della loro ispirazione cristiana, perché ogni crisi è anche generativa, se si è capaci di riorientare lo sguardo con fiducia. Questa consapevolezza ha gettato le basi per continuare a tessere relazioni educative, a distanza ma autentiche. E così brevi video – una storia letta dalla propria maestra; un saluto gioioso accompagnato dal sorriso di insegnanti e/o del personale ausiliario; un disegno, una filastrocca o un suggerimento di un’attività – diventano segni della volontà di chi opera nelle scuole per mantenere viva quella relazione costruita e sviluppata nelle settimane e nei mesi scorsi, perché: “Io scuola ci sono, e di te, bambina e bambino, non mi sono dimenticata”.
Non si tratta di un fare, o di un far fare la scuola a casa, ma di un fare per rimanere in relazione. La relazione è l’aspetto principale dell’agire educativo, è prendersi cura dell’altro per far fiorire il suo essere. Un compito che da sempre, e oggi più che mai, deve coinvolgere tutti i membri della comunità educante: una trama colorata dal desiderio di esserci e di continuare a esserci, in cui ciascuno, con nuove modalità indotte dalla situazione, mette a disposizione ciò che è; fili colorati che, tra un nodo e l’altro, danno vita a quell’arcobaleno che diventa un ponte e che collega grandi e piccoli; scuole e famiglie; insegnanti, altro personale della scuola, amministratori. Un “fare” luminoso, in un tempo che appare cupo, accompagnato dal mantra: “Tutto andrà bene”. Sì, perché la scuola riaprirà e tornerà il tempo dedicato alla vita nella scuola, che non è andato perduto perché, nel frattempo, è stato vissuto con una “forma” nuova e perché quello che in queste settimane la scuola mette in campo è ciò che la scuola è: accoglie, sostiene, accompagna i bambini che le sono affidati, perché anche questo tempo sia il più possibile “buono”. Un tempo che “in–segna” e che, se ri–significato, sarà capace di far ripartire tutti con un passo “nuovo”, più autentico.
Antonella Morgano
Università Cattolica del Sacro Cuore e Fism Brescia
Avvenire, 7 aprile 2020