Con la riunione plenaria delle commissioni d’esame, è partito ieri mattina il percorso della Maturità 2022, che entrerà nel vivo domani con la prova d’Italiano. Del mezzo milione di candidati, non tutti sosterranno le prove fisicamente a scuola, perché ricoverati in ospedale, dove si stanno già attrezzando per seguire gli alunni lungodegenti. Una consolidata tradizione di “scuola in ospedale” è quella dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, che nella sede del Gianicolo è nata quasi 50 anni fa, nell’anno scolastico 1975/’76, con due insegnanti a disposizione di un piccolo gruppo di bambini della scuola primaria. Nel tempo si è affiancata l’attività didattica della scuola media e delle superiori mentre venivano attivati percorsi didattici anche nelle sedi di Palidoro e Santa Marinella. Oggi nell’Ospedale Pediatrico della Santa Sede operano 51 docenti provenienti dagli Istituti Comprensivi Virgilio (Roma), Fregene-Passoscuro e Pietro Maffi (Palidoro) e dai licei Virgilio di Roma e Vittorio Colonna di Palidoro. Negli ultimi anni sono stati seguiti in media oltre 3mila ragazzi ogni anno.
In occasione della Maturità di quest’anno, per la prima volta, la commissione d’esame sarà interna all’ospedale e seguirà le prove di un alunno ricoverato del Liceo classico. Domani, come tutti, sosterrà la prova di Italiano, giovedì il secondo scritto (Latino), mentre lunedì 27 giugno il colloquio orale. «È un allievo che seguiamo da tre anni e che ha espressamente chiesto di sostenere l’esame in ospedale», racconta la professoressa Rossana Auletta, da tre anni referente per la scuola superiore del Bambino Gesù. Complessivamente, quest’anno l’ospedale ha seguito 167 alunni delle scuole superiori, alcuni soltanto per pochi giorni o settimane, altri, invece, per mesi se non per l’intero anno scolastico. I lungodegenti sono stati 71 e, per ciascuno, la scuola dell’ospedale ha inviato un attestato ai rispettivi istituti di provenienza, per documentare il percorso didattico ed educativo svolto.
«La scuola in ospedale è parte integrante della cura», sottolinea la professoressa Auletta. Rivelando un aneddoto che la dice lunga sull’importanza, per i ragazzi ma anche per le famiglie, di poter contare su un servizio di questo tipo, svolto con «percorsi personalizzati» per ciascun allievo. «Anche chi, fuori, non aveva tanta voglia di studiare – racconta l’insegnante – da ricoverato segue le lezioni con interesse, perché rappresentano l’unico momento di “normalità” che, purtroppo, è negata a tanti dei nostri pazienti, ricoverati anche per malattie molto gravi. Sono felici quando facciamo lezione e questo li aiuta anche nel percorso di guarigione».
La scuola in ospedale è «una risorsa importantissima», conferma la professoressa Luigia Della Femina, che da trent’anni insegna al Bambino Gesù ed è referente per la scuola primaria e secondaria di primo grado. Quest’anno ha preparato all’esame di terza media otto ragazzi e altri si stanno aggiungendo in questi giorni, perché ricoverati dopo l’inizio delle prove. «Alcuni dei temi scelti per le tesine ci hanno davvero positivamente sorpreso – racconta la professoressa Della Femina –. Un’alunna ha parlato della danza come fonte di ispirazione, mentre un’altra ha affrontato il tema della bellezza nella moda e un allievo ha parlato del suo sport preferito. Abbiamo anche avuto un candidato che si è presentato con una tesina sul fenomeno della mafia, dimostrando anche una maturità superiore alla propria età. Sono stati tutti davvero bravi e anche per noi insegnanti è stato emozionante».
Paolo Ferrario
Avvenire, 21 giugno 2022