UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Maturità da salvare, aiutiamo i giovani a rispettare la scuola

L'esame, i docenti e le polemiche
8 Luglio 2024

In questi giorni le commissioni d’esame di maturità stanno pubblicando gli esiti finali. Ormai da alcuni anni i verbali si compilano online, ma non si può rinunciare ai sigilli in ceralacca con il timbro della scuola sul pacco contenente la documentazione: rappresentazione plastica (il rito della ceralacca, spesso celebrato maldestramente, a rischio di piccole ustioni) della vetustà di un esame ormai anacronistico? È certamente così per chi vorrebbe abolire questa prova, considerata inutile. A me, che invece continuo a ritenerla un momento importante, sembra che in questa piccola formalità, oltre al valore burocratico dell’archiviazione, si possa intravedere un significato simbolico: il segno della chiusura di un percorso, che è finito e che è destinato a non riaprirsi.

A meno di un ricorso al Tar... Eventualità, invero, sempre più frequente. L’anno scorso una studentessa fece ricorso perché non aveva ottenuto la lode. Quest’anno tre studentesse di un liceo di Venezia hanno messo in scena una singolare protesta, che ha fatto molto discutere: a fronte di una valutazione a loro giudizio troppo bassa della seconda prova scritta (greco), si sono rifiutate di sostenere il colloquio, venendo comunque promosse, in quanto la somma dei punti relativi al credito scolastico (derivante dalla media dei voti degli ultimi tre anni) e alle due prove scritte ha consentito loro di superare la soglia minima del 60.

Diversi adulti (i genitori delle ragazze, ma anche qualche autorevole opinionista) hanno esaltato il comportamento di queste studentesse come un gesto di “disobbedienza civile”. A me è parso piuttosto un segno preoccupante, espressione di una rottura del patto educativo. Mi sembra che episodi di questo tipo denuncino una duplice difficoltà dei ragazzi. Da un lato, l’incapacità di accettare una sconfitta (peraltro, in entrambi i casi citati, non una bocciatura, ma una valutazione al di sotto delle proprie aspettative); dall’altro, quella di riconoscere valore e autorevolezza a un’istituzione, la scuola, che, pur fra mille problemi, continua a fare del suo meglio per accompagnare i giovani nella loro crescita.

L’ho visto ancora una volta da vicino nei giorni scorsi, svolgendo il compito di presidente di commissione in un istituto superiore dell’hinterland milanese: la grande professionalità dei commissari d’esame (la cui età andava dai 62 ai 28 anni, e mi ha fatto piacere constatare quanto siano bravi i professori più giovani, che suppliscono con l’entusiasmo alla minore esperienza), la loro attenzione alle caratteristiche e alle problematiche di ogni singolo studente (specialmente quelli con fragilità), la vicinanza affettuosa dei commissari interni a giovani che hanno seguito per anni.

L’obiezione che viene oggi mossa all’esame di maturità riguarda soprattutto il fatto che esso può dare luogo a esiti non del tutto in linea con le valutazioni conseguite nel corso degli anni di scuola. Bisogna ricordare però che il curriculum dello studente viene ampiamente valorizzato: su 100 punti, ben 40 sono relativi al credito scolastico.

Il senso di un esame è quello di offrire un’occasione per mettersi alla prova in condizioni di oggettività, per quanto quest’ultima sia possibile. Delle due l’una: o decidiamo di abolire l’esame di maturità (in questo caso, però, che si dica chiaramente), oppure ne accettiamo le regole (peraltro molto ammorbidite con l’ultima riforma). In ogni caso, educhiamo i ragazzi a rispettare il lavoro di chi alla scuola dedica ogni giorno competenza, passione ed energie. E a superare il mito della performance perfetta a tutti i costi.

Roberto Carnero

Avvenire, 7 luglio 2024