Nemmeno durante le due guerre mondiali, era successo che fossero chiuse, contemporaneamente, tutte le scuole e le università italiane. A guadagnare questo non onorevole primato ci ha pensato il coronavirus, che fino al prossimo 15 marzo, terrà lontani dalle aule 8 milioni di alunni, dalla scuola dell’infanzia alle superiori e più di un milione e mezzo di universitari. Con le famiglie degli alunni più piccoli, costrette a riorganizzare, in tutta fretta, ritmi di vita e impegni di lavoro.
«Si tratta di una decisione grave», dice il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, che rassicura gli studenti circa la validità dell’anno scolastico, come già comunicato dallo stesso ministero dell’Istruzione, anche qualora non fossero raggiunti i canonici 200 giorni di lezione stabiliti dalla legge.
Inoltre, la bozza del decreto del governo, prevede che le assenze maturate dagli studenti che per qualche motivo non potranno seguire un’eventuale didattica a distanza «non sono computate ai fini della eventuale ammissione ad esami finali nonché ai fini delle relative valutazioni ».
E non saranno pochi, gli alunni in difficoltà a seguire le lezioni online. Secondo l’ultimo rapporto sulla scuola digitale dell’Agcom, l’Autorità garante delle comunicazioni, il 97% delle scuole ha sì una connessione internet, ma soltanto l’11,3% è connesso a una velocità di almeno 30 Mbps. Un livello di prestazioni raggiunto dal 9% delle scuole elementari, dall’11,2% delle medie e dal 23% degli istituti superiori. Inoltre, soltanto il 17,4% delle famiglie e il 7,5% della popolazione totale è raggiunto dalla banda ultra larga. Infine, poco più della metà delle scuole (il 56,6% per l’esattezza) ha adottato una strategia per il Piano nazionale per la scuola digitale.
E ancora. Secondo un’indagine online di Skuola.net, nelle sette regioni (tutte del Nord) che, già da dieci giorni, hanno chiuso le scuole, soltanto uno studente su cinque è in grado di seguire le lezioni “a distanza”, anche se il 60% si sta dedicando a ripassare per restare al passo col programma.
«Ora è più che mai necessario – prosegue Giannel- li – che il Ministero dell’istruzione sostenga il lavoro delle scuole per potenziare al massimo le iniziative di didattica a distanza, al fine di contenere il disagio prodotto dalla perdita delle lezioni, tenendo conto anche delle possibili difficoltà di accesso a tali metodologie da parte di alunni residenti in aree a bassa connettività, che non dispongano di tecnologia o con difficoltà di altro genere». Preoccupati che «non venga compromesso l’esercizio del diritto allo studio, pur nella scrupolosa osservanza di modalità operative e tempi che garantiscano la tutela della salute di tutti», sono anche i sindacati della scuola Flc-Cgil, Cisl-Fsur, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams, «auspicando che si possa giungere nel più breve tempo possibile alla normale ripresa delle attività in tutte le sedi scolastiche e universitarie », si legge in una nota congiunta.
La Crui, la conferenza dei rettori, ha riunito d’urgenza la giunta, al termine della quale, il presidente Ferruccio Resta ha voluto chiarire il punto. «Oggi le università di tutto il Paese vogliono dare un segnale di unità e responsabilità – ha detto –. Per rispondere alle nuove disposizioni del governo, le attività didattiche curriculari in presenza sono sospese. Ma il coordinamento tra tutte le università ha lavorato per avviare le iniziative necessarie per garantire le attività didattiche ai nostri studenti, anche in modalità a distanza. Ribadiamo però a chiare lettere che le università non sono chiuse. Le attività di ricerca e tutti gli altri servizi agli studenti proseguono regolarmente, nel rispetto delle disposizioni del ministero della Salute».
Paolo Ferrario
Avvenire, 5 marzo 2020