UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’osservazione di una lettrice e una riflessione sul rapporto docente-discente

Scomodo seguire le lezioni, ma ascoltare dal vivo un professore è davvero un’esperienza “enorme“
22 Giugno 2023

In un articolo ho parlato della situazione difficile e ingiusta in cui si trovano gli studenti che abitano lontano dall’università e per sentire una lezione devono alzarsi presto, prendere il treno, prendere un autobus, per giungere all’università ed entrare in aula e occupare un posto prima che arrivi il professore. È la vita che ho fatto per anni. La conosco bene. E mi dava una immensa frustrazione quand’era tempo di esami, e arrivato finalmente nell’istituto universitario mi fiondavo nell’aula degli esami, e qui trovavo naturalmente una bolgia di studenti che s’erano già messi in lista sicché io dovevo mettermi in coda e aspettare due, tre, cinque ore, o anche più, per andare al colloquio.

Per chi abita lontano dall’università fare gli esami è un martirio. Ma anche frequentare le lezioni è stressante: una lezione dura 45 minuti e tu per sentirla devi perdere una giornata. L’università non è per chi abita lontano, in campagna o nei paesi. Mi chiedevo: non si può sviluppare e rendere strutturale l’esperienza delle lezioni on-line cominciata durante la pandemia? In modo che lo studente che abita lontano possa sentire il professore che spiega, senza dover essere lì? C’è stato uno scambio di email su questa proposta, poi una lettrice ha fatto una osservazione che m’ha gelato. Ha scritto: «Ma ascoltare di persona una lezione all’università è un’esperienza enorme». Mi son bloccato. È un’espressione potente. Perché dice “enorme”. Dunque c’è differenza tra leggere una lezione stampata su una dispensa e ascoltarla dalla viva voce del docente? Tra farsi prestare gli appunti da un compagno e prenderli personalmente? Tra sentire un concetto mentre viene improvvisato o leggerlo qualche giorno dopo? La studentessa dice che sentire una lezione all’università è un’esperienza enorme.

Penso a che cosa può generare l’enormità. Anzitutto in aula si è in tanti, e la lezione cambia tutti contemporaneamente: la massa di studenti quando esce è diversa da quando era entrata. Gli studenti non sono tanti corpi individuali, ma un unico corpo collettivo. Se una nozione sorprende o turba uno, sorprende e turba tutti. Sull’effetto di una lezione hanno efficacia la voce e i gesti di chi la pronuncia, e può succedere (succede normalmente) che a distanza di anni tu ricordi la voce e i gesti più che le parole. La lezione universitaria insegna con tutto, comprese le pause e le correzioni. È imparentata con la seduta di psicanalisi. Ho visto lezioni che erano delle autentiche sedute. Gli studenti si ammassavano sul corridoio che il professore doveva percorrere per arrivare alla cattedra, nella speranza che il professore passando strusciasse contro i loro zaini. Se li toccava, con quel tocco depositava un po’ della sua sapienza, come una pecora, passando per una siepe, perde sui rovi boccoli di lana.

Ferdinando Camon

Avvenire, 21 giugno 2023