Gli Organi collegiali non siano solo obblighi, ma offrano occasioni per coinvolgere sensibilità e competenze diverse al fine di coltivare quella «vita buona» che mette al centro la persona in relazione
Le scuole associate alla Fism sanno bene che la collegialità è condizione imprescindibile per realizzare la finalità dello «sviluppo armonico e integrale della persona» (Indicazioni per il curricolo, 2012) e che l’intera progettualità pedagogica ed educativa – orientata profondamente da questa fondamentale finalità – esige di identificare e agire una modalità, uno stile di essere e di fare scuola. La collegialità, appunto. E sanno altrettanto bene che declinare in pratiche e in esperienze la collegialità comporta impegno, costanza e determinazione. Dopo l’entusiasmo seguito all’istituzione degli Organi collegiali nel 1974, la collegialità ha vissuto e vive una stagione di difficoltà sia all’interno della scuola sia nei rapporti con il territorio e la famiglia. Più che come opportunità, essa è vissuta come un dovere che, a volte, si consuma nel rispetto della normativa senza incidere sulla qualità dell’offerta formativa.
La Comunità scuola che «interagisce con la più vasta comunità sociale e civica» (Dpr 416/74) non può limitarsi al rispetto dell’attivazione formale degli Organi collegiali, ma è chiamata a dar vita a un sistema che sappia generare «una diffusa convivialità relazionale, intessuta di linguaggi affettivi ed emotivi... in grado di promuovere la condivisione di quei valori che fanno sentire i membri della società come parte di una comunità vera e viva» (Indicazioni nazionali per il curricolo,
2012). Per questo la collegialità esige una cultura e una professionalità che, senza mai rinunciare ai compiti propri della scuola, diano spessore e valore a una Comunità educante capace di rinnovarsi in continuazione per rispondere alle sempre nuove sfide educative, alle esigenze della scuola stessa, del territorio e dell’utenza. Costruire giorno per giorno la Comunità educante significa favorire relazioni significative tra tutti gli operatori scolastici e tra scuola, famiglie e territorio condividendo principi, finalità e regole, dividendosi i compiti senza mai creare separazione.
In una società che sta vivendo un «cambiamento d’epoca» caratterizzato da sconvolgimenti etici, da mancanza di rapporti sociali e da individualismo, la scuola, attraverso una collegialità improntata a una «diffusa convivialità relazionale » si propone come luogo delle relazioni, della solidarietà e della promozione sociale diventando così testimone di un progetto di «vita buona» che mette al centro lapersona in relazione. Per questo è indispensabile che la scuola curi la comunicazione e promuova iniziative per favorire la partecipazione alle attività collegiali all’interno della scuola stessa e con il territorio. Le attività collegiali nella scuola diventeranno la base per comunità professionali scolastiche capaci di raccogliere le sfide educative dell’oggi perché potranno contare su capacità, sensibilità e competenze diverse ma coordinate e finalizzate al raggiungimento di un fine comune. La collegialità che coinvolge il territorio e le famiglie favorirà la condivisione degli ideali educativi e il ben-essere del bambino. Le Indicazioni nazionali per il curricolo sottolineano come l’azione formativa della scuola persegua una doppia linea: orizzontale e verticale.
Se la linea orizzontale «indica la necessità di un’attenta collaborazione fra la scuola e gli attori extrascolastici con funzioni a vario titolo educative » la linea verticale «esprime l’esigenza di impostare una formazione che possa poi continuare lungo l’intero arco della vita». L’aspetto della linea verticale apre a unacollegialità tra servizi diversi. Significativo a questo riguardo è il Decreto 65/2007 «Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni», in particolare dove recita che il sistema integrato di educazione e di istruzione «promuove la continuità del percorso educativo e scolastico... sostenendo lo sviluppo delle bambine e dei bambini in un processo unitario». L’evoluzione della normativa che risponde alle nuove esigenze educative e sociali chiede alla scuola di pensarsi in 'rete', così da permettere ai diversi servizi per l’infanzia di condividere finalità e stili educativi alla luce di un chiaro progetto educativo. I docenti sono chiamati a collaborare attraverso attività di progettazione, di coordinamento e di formazione comuni.
Le scuole dell’infanzia Fism che hanno anche nidi e sezioni primavera integrati sono chiaramente favorite in questo percorso che dovrebbe in ogni caso allargarsi anche a servizi gestiti da enti diversi. Si tratta di costruire la rete pedagogica coinvolgendo le realtà educative del territorio. È un cambiamento che valorizza le risorse di ogni singola agenzia educativa per metterle a servizio degli altri, per eliminare sprechi di tempo e di energie e dare maggiore efficacia alla Comunità educativa che non si identifica più con le singole realtà scolastiche, ma con il territorio dove scuola e famiglie vivono.