UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’Istat: in Italia 3 minori su 10 a rischio povertà, il 46% al Sud

A presentare una situazione delicata sul fronte dell’indigenza minorile, ci sono anche Paesi tradizionalmente ricchi
9 Dicembre 2023

Non è solo questione di denaro o cibo. Molte spesso vuol dire anche crescere in una casa senza riscaldamento, con pochi vestiti o inadatti alla stagione e senza il giusto materiale scolastico. I bambini sono quelli che pagano sempre le conseguenze più pesanti, soprattutto per scelte non loro. In Italia come altrove. E anche il fronte della povertà non fa eccezione, visto che secondo l’Istat quasi un minore su tre nel nostro Paese è a rischio indigenza (contro il 24% della popolazione adulta), una percentuale che cresce fino al 46% al Sud. Una fragilità confermata nello stesso giorno anche dall’Unicef, per cui un bimbo su quattro nel nostro Paese vive in condizioni di povertà legate al reddito e l’Italia si piazza al 34esimo posto nella lista della povertà monetaria nei 40 Paesi più “evoluti” del mondo, in cui la povertà minorile colpisce in media un bimbo su cinque.

Il nostro Paese se la cava, ma non ne esce benissimo insomma. Il rischio di povertà o esclusione sociale difatti, stando all’ultimo rapporto dell’Istat sulla condizione minorile in Italia, ha interessato nel 2022 il 28,8% dei bambini e ragazzi di età inferiore a 16 anni, a fronte del 24,4% del totale della popolazione. Non lasciano molto spazio all’interpretazione i dati dell’ente di statistica italiano che conferma come i minori sono più svantaggiati quando risiedono nel Sud e nelle Isole (46,6%), rispetto al Centro (21,4%) e al Nord (18,3%). Altra discriminante è anche il rischio di diventare poveri se si vive in famiglie monogenitore (39,1%) rispetto ad avere mamma e papà (27,2%). Questione che si complica, facendo salire la percentuale al 41,3%, quando in famiglia è presente solamente la madre. Ancora più complessa la situa-zione per i minori di cittadinanza straniera che mostrano un rischio di povertà o esclusione sociale del 41,5%, un valore superiore di quasi 15 punti percentuali rispetto al dato dei coetanei di cittadinanza italiana (26,9%). Questa differenza raggiunge il suo massimo nel Mezzogiorno, dove il rischio di povertà o esclusione sociale è rispettivamente a 89,2% e 45,4%. Nel Nord, il dato per i minori di cittadinanza straniera è in linea con quello nazionale (41,1%) mentre il valore per i coetanei di cittadinanza italiana resta molto contenuto (13,4%).

Questo rimanendo nei confini nazionali. Ma se si mette il naso fuori dal Paese, la situazione non è migliore: 69 milioni di bambini nel mondo vivono in case con un reddito inferiore al 60% della media nazionale. Stando all'ultimo report dell'Unicef, Francia, Islanda, Norvegia, Regno Unito e Svizzera hanno registrato forti aumenti della povertà minorile tra il 2014 e il 2021, mentre Lettonia, Lituania, Polonia e Slovenia hanno ottenuto le maggiori riduzione. Nonostante la diminuzione complessiva della povertà di quasi l'8% in 40 Paesi tra il 2014 e il 2021, le cattive condizioni abitative rimangono il primo problema e in Italia riguardano il 18,1% dei bambini che vivono tra muffa, umidità e marciume. Dalla fotografia scattata dall’Unicef risulta così che in Italia più di 1 bambino su 4 (25,5%) vive in condizioni di povertà relativa legata al reddito e che «l'Italia ha compiuto pochi progressi verso l'eliminazione della povertà minorile: la diminuzione è stata inferiore all'1% (0,8%)», nonostante sia aumentata negli ultimi anni la protezione sociale per chi ha figli.

Alessia Guerrieri

Avvenire, 7 dicembre 2023