UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’educazione finanziaria per la crescita integrale

Al Liceo scientifico “Galilei” di Palermo un progetto promosso dall’Ufficio diocesano di Pastorale per la scuola e dall’Associazione culturale “Le Rose Bianche”
9 Aprile 2024

Ci si domanda, da che mondo è mondo, se il denaro sia un’opportunità per la vita o lo sterco del diavolo e, come da sempre, la risposta sta nel distinguo tra il suo uso rispondente ad una corretta gestione delle risorse ed una sua concezione idolatrica che spinge ad inseguire il profitto fino alla spregiudicatezza.

L’economia è una dimensione della vita sociale fondamentale, al fine di garantire benessere individuale e welfare sociale; la qualità della vita del singolo dipende fortemente dalla gestione dell’economia, del resto, è nella stessa parola il richiamo a gestire l’“oikos”, cioè il luogo vitale per essenza, secondo “nomos”, nel rispetto cioè del criterio di ciò che è bene per la vita stessa. Alla luce di queste elementari considerazioni, si comprende il valore educativo rispetto ad un uso consapevole del denaro, tanto che l’educazione finanziaria, dal 2023, è stata inserita nel percorso formativo dell’Educazione Civica. Formare competenze che orientino verso un’amministrazione finanziaria consapevole e responsabile, è un primo passo verso la diffusione di una cultura che anteponga la persona al profitto.

Se si trattasse solo di sviluppare le capacità di gestione finanziaria, allora ci troveremmo di fronte al tentativo di curvare l’educazione sul modello neoliberista che punta sulla formazione meritocratica verso l’accrescimento della ricchezza. Sappiamo invece che imparare correttamente ad usare il denaro equivale a creare condizioni di giustizia distributiva, di cooperazione, di solidarietà, di sussidiarietà. Dunque si tratta piuttosto di educare, tramite adeguate cognizioni di economia, ad una relazionalità  virtuosa, e di consentire «ad ognuno di assumere il proprio ruolo per la cura e il destino della società», per usare le parole di papa Francesco che su questo impegno verso una cultura di sana economia, ha indicato le premesse per «guarire il mondo» (cfr.: https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2020/documents/papa-francesco_20200923_udienza-generale.html).

L’educazione finanziaria ha poi un’ulteriore implicazione che merita piena considerazione: il nesso tra sperequazione economica e gap di genere. È inoltre comprovato che la condizione di indipendenza economica della donna è uno dei fattori di prevenzione della violenza di genere.  Il tema ha una portata educativa che si rende imprescindibile, date le gravi disfunzioni nella relazione uomo-donna, all’interno della nostra società. Sappiamo infatti come, storicamente, la sudditanza economica abbia precluso alle donne la possibilità di condurre un’esistenza libera e degna.

“Donne che contano. L’educazione finanziaria: uno strumento importante per eliminare le disparità di genere” è il titolo dell’incontro promosso dall’Ufficio di Pastorale per la scuola dell’Arcidiocesi di Palermo e dall’Associazione culturale femminile Le Rose Bianche. Il tema è stato presentato, a studentesse e studenti del Liceo scientifico Galileo Galilei del capoluogo siciliano, dalla prof.ssa Elisabetta Righini, docente di Diritto commerciale presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Urbino “Carlo Bo”, da anni impegnata a disseminare l’idea di un’economia umanizzante, finalizzata cioè alla promozione integrale della persona umana. Il modello al quale la prof.ssa Righini si ispira è quello elaborato dall’economista Muhammad Yunus, Premio Nobel per la Pace nel 2006 per lo sviluppo del Social Business. A partire dalla valorizzazione della capacità creativa delle donne nei villaggi del Bangladesh, Yunus ha messo in campo la formula del microcredito come opportunità da offrire alle donne per il loro riscatto personale e sociale, attraverso un contesto socio-economico secondo equità e giustizia.

A partire dal modello socio-relazionale sperimentato dal prof. Yunus, è nato il progetto “Impresa e cultura” dell’Università di Urbino, sostenuto da Elisabetta Righini e dalla soprano Felicia Bongiovanni, centrato sulla valorizzazione dell’arte come volano per l’umanizzazione e la spiritualizzazione delle relazioni economiche. In particolare è stata creata un’insolita quanto straordinaria sinergia nel coniugare finanza e opera lirica.

Dopo l’intervento della prof.ssa Righini, Felicia Bongiovanni, direttrice artistica del progetto “Impresa e cultura”, ha presentato a studenti e studentesse che affollavano l’Aula Magna, l’opera lirica “I dimenticati”, proponendone alcune arie, accompagnata al pianoforte dalla prof.ssa Rosalba Coniglio, musicista e docente di matematica. L’opera, già messa in scena in diversi teatri, è dedicata a quanti si trovano ai margini di un sistema deviato dall’incultura “dello scarto” che deve essere convertito, piuttosto, sulla base di una nuova cultura umanizzante, verso relazioni solidali. Dai tecnicismi dell’economia, si è passati così all’emozione del “bel canto”; per la prima volta studenti e studentesse del Liceo Galilei si sono affacciati al mondo della lirica presentata nella sua forza comunicativa, per un’educazione che coltivi la speranza di una vita sociale buona.

Stefania Macaluso, Direttrice Ufficio Pastorale per la scuola - Arcidiocesi di Palermo