UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

“Lavoriamo per il primato dei bambini”

All’indomani del congresso nazionale parla il neopresidente della Federazione italiana scuole materne, Luca Iemmi
11 Luglio 2024

Luca Iemmi, reggiano, 64 anni, è il nuovo presidente nazionale della Fism (Federazione italiana scuole materne alla quale fanno riferimento circa 9mila realtà fra nidi, sezioni primavera, scuole dell’infanzia in tutta Italia, frequentate da quasi mezzo milione di bambini). La nomina del neopresidente è avvenuta nel corso del XIII Congresso nazionale della Federazione, riunitosi dal 19 al 22 giugno a Roma per il rinnovo delle cariche istituzionali e per concertare gli indirizzi strategici del prossimo quadriennio, ad un mese dal convegno nazionale nel 50° di fondazione “Prima i bambini: ieri, oggi, domani” (Roma, 18-19 maggio). Lo abbiamo intervistato.

Presidente, “Prendiamo il largo. Un percorso condiviso di sostenibilità e diritti dell’infanzia” è stato il tema del congresso. Come intende declinarlo nel suo nuovo mandato? Quali priorità e linee di lavoro?

Molte cose ci saranno da fare nei prossimi anni. Un problema da risolvere con urgenza è il reclutamento del personale con titoli idonei all’insegnamento, sia per la scuola dell’infanzia 3-6 anni, nel sostegno per le persone con disabilità, ed ora anche per gli educatori 0-3 anni. Da tempo, in tutte le sedi opportune, ripetiamo che occorre aprire nuovi corsi di laurea per aumentare l’offerta formativa. La mancanza di personale con il titolo, sia nelle paritarie ma anche – per quanto mi risulta – nelle statali dell’infanzia, porta ad impiegare personale privo della qualificazione necessaria e questo provoca una perdita di qualità. Restano poi fra le priorità la valorizzazione degli spazi maggiori che abbiamo a disposizione – anche in conseguenza della denatalità – per nuovi servizi educativi, in particolare per i nidi. Purtroppo le nostre scuole sono state escluse dal Pnrr. Ripetiamo da tempo che, invece di costruire nuovi nidi in zone dove già esistono scuole paritarie Fism con disponibilità di ambienti per allargare l’offerta formativa, si potrebbero fare degli accordi. C’è inoltre la priorità della formazione continua dei nostri dipendenti, sulla quale stiamo investendo parecchio.

Sono passati 25 anni dalla Legge 62/2000, eppure la piena parità scolastica, e quindi l’effettiva libertà educativa, rimane ancora all’orizzonte…

Vero. A distanza di 25 anni si è fatto pochissimo. Il concetto di parità è molto ampio ma alcuni punti li possiamo sintetizzare: passaggio dal sistema della contribuzione – contributi per scuola e per sezione – a convenzioni con modalità di liquidazione certe nei tempi e nelle quantità. Un po’ come per le primarie. Il passaggio però deve essere accompagnato dalla definizione del costo standard che renderebbe tutto più semplice. Insieme alla parità occorre anche ripensare alla legge 65/2017 che riguarda il fondo nazionale del sistema integrato 0-6: i contributi erogati tramite i Comuni alle scuole non funzionano. Sono moltissimi i Comuni che li trattengono.

La Fism ha sottoscritto un accordo di collaborazione con la Pontificia Università salesiana. Di che si tratta?

Di una collaborazione per aumentare l’offerta di insegnanti nel segmento 0-3 anni ed in prospettiva per il 3-6 anni. Insieme attiveremo presto un bando con risorse comuni per dare impulso a corsi accademici di laurea di primo e secondo livello in diritto e management del Terzo settore ed economia sociale. Un modo per garantire le competenze necessarie ai quadri attuali e futuri delle nostre scuole. La nuova disciplina è imprescindibile per il passaggio al Terzo settore. E proprio il Congresso ha approvato le modifiche statutarie per consentire l’iscrizione al Registro nazionale Terzo settore e a Fism nazionale di essere “Rete associativa”.

Quali sono le sfide e le opportunità che l’appartenenza al Terzo settore comporta per le vostre scuole? E perché la trasformazione in rete associativa?

Le reti associative sono enti del Terzo settore costituiti in forma di associazione, che aggregano un numero elevato di organizzazioni. La loro finalità è sostenerne le attività di interesse generale attraverso il coordinamento, la tutela, la rappresentanza, la promozione e il supporto, anche allo scopo di promuoverne ed accrescerne la rappresentatività presso i soggetti istituzionali. Tutte le reti associative possono promuovere partenariati e protocolli di intesa con le pubbliche amministrazioni e con soggetti privati; attività che Fism già svolgeva da anni. Oggi gli enti federati a Fism si stanno trasformando in Ets (enti del Terzo settore) e, siccome il Codice del Terzo settore offre l’opportunità di iscriversi ad una rete associativa che svolge i compiti di cui abbiamo appena parlato, Fism nazionale ha adattato il proprio statuto per diventare Rete Ets.

Fism diviene quindi anche “la casa delle scuole federate Ets”.

La sfida è ora raggiungere le oltre 100 fondazioni Ets in dieci regioni, oppure 500 enti del Terzo settore in dieci regioni per diventare rete associativa nazionale. Questo perché, oltre alle attività di interesse generale, le reti associative nazionali possono svolgere molte altre attività specifiche di rilevante impatto sociale.

La vostra mission è garantire fin dai primi anni d’età l’accesso a un’educazione di qualità. Lo scorso 19 giugno è stato approvato in via definitiva il ddl sull’autonomia differenziata, nei confronti del quale anche i vescovi italiani hanno espresso preoccupazione. Che effetti potrebbe avere sul sistema d’istruzione, in particolare sulle pari opportunità di accesso all’educazione?

Stiamo seguendo con la massima attenzione il percorso del ddl sull’autonomia differenziata e la relativa definizione dei Lep. Una realtà come la nostra esprime istanze che vanno da nord a sud; non siamo un soggetto politico, ma nella consapevolezza che il Paese non crescerà se non insieme, lavoriamo da sempre solo per un primato: quello dei bambini ovunque essi siano. Non ci sono estranee le preoccupazioni dell’episcopato italiano e, come molti, ci stiamo confrontando per raggiungere una posizione unitaria. Nel frattempo, lavoriamo per identificare i fabbisogni standard dei nostri utenti e per vigilare sulla concreta applicazione dei meccanismi di riparto delle risorse e sul loro potenziamento nell’interesse di tutti.

Giovanna Pasqualin Traversa

Sir, 9 luglio 2024