UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’anno parte con 200mila supplenti

Drammatica la situazione del sostegno: i precari sono più della metà del totale
15 Settembre 2020

La scuola riparte con un esercito di precari. Addirittura più di un docente su cinque non è di ruolo, secondo una stima della Cisl Scuola, che ha quantificato in 207.220 i supplenti di quest’anno (di cui almeno 96.180 di sostegno), pari al 22,45% dei 922.623 posti complessivi tra comuni e sostegno. Conteggiando anche i circa 5mila insegnanti utilizzati in altri compiti (per esempio, dottorati di ricerca, distacco sindacale, mandato politico amministrativi...), si può prevedere che i posti da assegnare ai supplenti saranno 212mila circa. Posti da assegnare attingendo alle Graduatorie ad esaurimento (dove ancora attivabili) e dalle cosiddette Gps, le graduatorie provinciali per le supplenze, dove si calcola che sarebbero iscritti circa 700mila insegnanti.

Un numero largamente sufficiente a coprire l’intero fabbisogno di quest’anno scolastico, conteggiato dal sindacato in circa 250mila posti. Di questi, 84.808 dovevano essere coperti dalle assunzioni autorizzate dal ministero delle Finanze e il resto da supplenze. Ma, come evidenzia un altro report della Cisl Scuola, delle 84.808 assunzioni autorizzate, ne sono state effettivamente realizzate 24.534, pari al 28,93%, meno di un terzo.

Così, per esempio, a Siracusa manca almeno il 10% dei docenti, nelle Marche circa 1.300 e in Toscana quasi 30mila, secondo lo Snals. Anche per l’Associazione nazionale presidi «mancano ancora parecchie migliaia di docenti», denuncia il presidente Antonello Giannelli. E la ragione sta principalmente nel fatto che non si sono trovati i candidati necessari a coprire tutte le cattedre. Ad eccezione della scuola dell’infanzia e della primaria, per le quali sono state effettuate tutte le 16mila assunzioni autorizzate, attingendo, come dice la legge, per il 50% dei posti dalle Graduatorie a esaurimento e per l’altra metà dalle liste dei concorsi. Per le medie e le superiori, invece, i buchi sono giganteschi, perché sia le Gae che le graduatorie dei concorsi sono esaurite. Alcune classi di concorso sono particolarmente in sofferenza proprio per la carenza di candidati in graduatoria. Così è, per esempio, per Matematica, Italiano e Inglese alle scuole medie, per Italiano agli Istituti tecnici e per Matematica alle superiori.

Per quanto riguarda, in particolare, le graduatorie dei concorsi, a giocare a sfavore degli aspiranti prof ci ha pensato lo stesso ministero, introducendo, tra i requisiti per poter partecipare al concorso del 2018, quello dell’abilitazione. I cui percorsi, denuncia sempre la Cisl Scuola, non sono più effettuati dalle università dal 2014. Risultato? Decine di migliaia di laureati, senza abilitazione, non hanno potuto partecipare al concorso. Sono gli stessi che, magari, entreranno ora a scuola attraverso il canale delle supplenze. Discorso a parte merita il sostegno ai disabili. Delle circa 84mila assunzioni autorizzate, 21mila riguardavano insegnanti di sostegno. Di queste, però, ricorda la Cisl Scuola, ne sono state effettuate meno di 2mila, per la carenza di candidati in possesso della necessaria specializzazione. Che si ottiene con la frequenza di percorsi di formazione universitari, realizzati però per un numero di posti inferiori alle reali necessità delle scuole.

«Ad oggi è scoperta circa la metà dei posti sul sostegno», denuncia la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, ricordando i numeri reali: 86.570 insegnanti di sostegno di ruolo e 91.180 precari, pari al 51% del totale. Un disastro non soltanto per gli insegnanti, lasciati nel limbo del precariato, ma anche e soprattutto per gli stessi alunni disabili, costretti ogni anno a cambiare docente di riferimento. La rivista Tuttoscuola ha quantificato in 170mila gli alunni con disabilità (pari al 59% del totale), che quest’anno dovranno ricominciare con un insegnante di sostegno diverso da quello dell’anno scorso.

Paolo Ferrario

Avvenire, 15 settembre 2020