UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’abbraccio dell’Università Cattolica al Papa

Il vescovo Giuliodori: trova una comunità accademica impegnata a educare, ricercare e curare. Da sempre un legame forte con la Santa Sede
5 Novembre 2021

«Questa scuola di medicina possa fiorire sviluppandosi con successo. (...) Possa essa educare moltissimi allievi e generare eccellenti cultori di questa disciplina salutare». Sono passati esattamente 60 anni da queste parole pronunciate da Giovanni XXIII inaugurando la nuova sede della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica a Roma, e questa mattina papa Francesco potrà vedere con i propri occhi i frutti di quell’auspicio espresso da suo predecessore.

«Sono parole belle e impegnative – sottolinea il vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’ateneo fondato cento anni fa a Milano da padre Agostino Gemelli –, che hanno guidato la comunità accademica e medica in questi 60 anni». E Giuliodori, che oggi rivolgerà il suo indirizzo di saluto al Papa che alle 10.30 celebrerà Messa vicino alla sede della facoltà, richiama alla mente anche le parole pronunciate nella stessa occasione dall’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI. «Parlando a docenti e studenti – ricorda Giuliodori – usò l’immagine di 'una fiamma che è stata accesa', auspicando che 'il domani, gli anni futuri possano valutare ancora meglio di quanto noi presenti siamo capaci di fare, l’importanza grande e benefica di questo avvenimento'. Penso che oggi il Papa trovi in questa facoltà e nel nostro ateneo ancora quella fiamma ardente, che ci impegna sui diversi fronti che siamo chiamati ad affrontare».

Per l’assistente ecclesiastico generale sono tre quelli prioritari: «Sintetizzerei in tre verbi: educare, attraverso una alta formazione con proposte innovative; ricercare, perché quella scientifica fa parte dell’azione di una università e di una facoltà come questa; curare, che vuol dire preparare professionisti che si prendano cura dei malati nel loro complesso considerandole in primo luogo delle persone».

In questa prospettiva, facoltà di Medicina e chirurgia e Policlinico Gemelli camminano insieme in una «circolarità insopprimibile – aggiunge il vescovo Giuliodori –, perché l’una non può fare a meno dell’altro e l’essere vicini permette a entrambi di crescere insieme». Una collaborazione e una interazione, aggiunge ancora il vescovo, che «si estende anche alle altre facoltà del nostro ateneo, perché lavorare insieme è un obiettivo importante». La visita di papa Francesco in questa mattina ribadisce - se ce ne fosse stato bisogno - «il forte vincolo che sin dalla nascita lega il nostro ateneo alla Santa Sede e ai Papi che si sono succeduti nei nostri primi cento anni. Il loro magistero ci ha accompagnato ininterrottamente da Benedetto XV che ha benedetto l’avvio dell’ateneo, passando per Pio XI, che da cardinale di Milano celebrò la prima Messa all’avvio dell’anno accademico il 7 dicembre 1921». «Certo in questi ultimi 60 anni con la presenza della facoltà a Roma – aggiunge Giuliodori – il legame si è fatto ancora più stretto non solo per la vicinanza fisica, ma soprattutto per le tematiche che come ateneo e come facoltà medica siamo stati chiamati ad affrontare».

Ma quello che trova oggi papa Francesco, è anche un ateneo e un Policlinico «pienamente coinvolti in quella che chiamiamo terza missione, cioè l’allargamento al territorio di quanto elaboriamo nella didattica e nella ricerca». Il Policlinico Gemelli ne è forse un esempio lampante. «Basta pensare a cosa rappresenta il Policlinico per il territorio come struttura medica – sottolinea l’assistente ecclesiastico generale –, ma anche l’impegno a offrire servizi sul territorio, spesso a chi ha meno».

Resta ora l’attesa di ascoltare cosa papa Francesco dirà alla comunità accademica e medica della facoltà. ««Attendiamo le sue parole con gioia, fiducia e speranza – dice Giuliodori –, perché vediamo in Francesco la conferma di un cammino che è partito da lontano e che ha visto molti suoi predecessori non solo dare avvio alla nostra realtà, come Benedetto XV e Pio XI, ma anche sostenerci nei momenti più critici o difficili. Ecco, la visita di oggi, di papa Francesco diventa per noi una garanzia del cammino fatto sotto lo sguardo di chi è stato chiamato a essere Pontefice. Lo ascolteremo come sempre con attenzione, sicuri che ci sentiremo incoraggiati e guidati».

Enrico Lenzi

Avvenire, 5 novembre 2021