UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«La sfida? Formare maestri e docenti». Festival dell’Educazione, nuovo inizio

Tutto esaurito nei 5 giorni di incontri organizzati dall’Università Cattolica di Brescia: al centro il ruolo della comunità educante
9 Ottobre 2023

Si chiude oggi, a Brescia, il Festival dell’educazione organizzato dall’Università Cattolica, cinque giorni di spettacoli, convegni, tavole rotonde e laboratori, tanti momenti formativi che sono stati molto partecipati da insegnanti e studenti: ogni evento ha registrato il tutto esaurito. Sold out. «Iniziative come questa ci dicono come dovrebbe essere pensata la formazione. Non circoscritta alle pareti della scuola ma aperta, un luogo che valorizza e riconosce il dialogo professionale. Occasioni come il Festival rompono l’isolamento, aiutano gli insegnanti a pensarsi come categoria, come gruppo di professionisti che sa dialogare. Tra colleghi, certamente, e con la comunità contribuendo allo sviluppo culturale del territorio». Monica Amadini è professore ordinario di Pedagogia Generale all’Università Cattolica: forma i formatori, cioè gli insegnanti che ogni giorno entrano in classe. Se ne prende cura: «Maestri e professori hanno bisogno di veder sostenuta la motivazione che li ha portati a scegliere il percorso di studi o a vivere come vocazione la loro professione. Attraverso i percorsi formativi la scuola manda un messaggio ai docenti: mi prendo cura di te e della tua crescita professionale e non lascio che questa crescita sia solo sulle tue spalle».

I docenti italiani sono molto preparati sotto l’aspetto culturale ma saper accompagnare i bambini e i ragazzi è tutta un’altra storia: cambiano continuamente e, se loro cambiano, è necessario modificare anche gli strumenti per conoscerli, osservarli, comprendere i loro stili di apprendimento.

«L’insegnamento ha bisogno di una manutenzione continua. Pensate – invita Amadini - a quante abilità mette in campo quotidianamente un insegnante quando entra in classe. Deve saper creare interesse, costruire sapere, orientare le scelte dei ragazzi e farlo in modo competente e, in tutto questo, anche mantenere alte le proprie motivazioni». Un’impresa titanica se affrontata in solitudine, più facile – seppur mai semplice - entrando in un ciclo vitale di stimolazioni offerte e ricevute.

La formazione però è spesso vissuta come imposta, un obbligo a cui adempiere: subendola, non la si interpreta come un’opportunità ma come un dovere, una pratica da sbrigare: «Sì, se è pensata da altri, altrove, calata dall’alto. Se, al contrario, nasce da un ascolto dell’insegnante, consapevole esso stesso dei propri bisogni - prosegue la prof – allora diventa quella che io chiamo “formazione situata”, che coniuga alti modelli teorici e scientifici con il “qui e ora” dei docenti. Va incontro ai bisogni che esprimono, considerandoli non solo destinatari ma protagonisti. Bisogna lasciarsi condurre dagli insegnanti, che spesso vivono una situazione di scarso riconoscimento sociale, farli sentire quello che sono: persone competenti». Anche all’Alta Scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica la formazione è di casa: ai master di primo e secondo livello che organizza capita di vedere studenti provenienti dagli ambiti di studio più diversi, un laureato in giurisprudenza di fianco a uno in scienze naturali oppure in scienze politiche o dell’educazione. L’offerta formativa, pur partendo da un piano uguale per tutti, viene declinata anche in base al profilo dei partecipanti.

«L’idea è integrare questi diversi sguardi e far sì che gli studenti siano parte attiva delle lezioni, con una forte interazione anche con i docenti e gli esperti del mondo del lavoro che si alternano in cattedra» spiega Caterina Calabria, referente per l'area Custodia del Creato-Ecologia Integrale dell’Asa, l’Alta Scuola per l’Ambiente nata a Brescia nel 2008, struttura di eccellenza nella ricerca e nella didattica, una risposta dell’Ateneo alle grandi sfide che nuove professionalità ed esigenze di formazione pongono a tutti i livelli. «Il nostro focus è la sostenibilità, vista con uno sguardo integrato e integrante. Il tema viene affrontato in modo trasversale – spiega Calabria – integrando contenuti tra i più diversi, afferenti sia alle scienze naturali sia a quelle umane».

Nel corso degli anni, le iscrizioni ai master hanno sempre avuto un andamento positivo «anche se – precisa l’intervistata – cambiano gli studi pregressi da cui partono gli studenti. In aula si trovano sia neolaureati sia professionisti già inseriti nel mondo del lavoro e anche se le differenze anagrafiche si sentono, abbiamo cercato di armonizzarle in modo che lo scambio fosse proficuo per tutti, offrendo occasioni di confronto e nuovi apprendimenti». Negli ultimi anni si iscrivono al master sempre più studenti giovani, alle prime esperienze lavorative che cercano di concretizzare una loro idea, con una motivazione forte e voglia di fare. «Lavoriamo anche con gli insegnanti di ogni ordine e grado, ci prestiamo alla formazione a chiamata da parte delle scuole, specie le secondarie di secondo grado. Ma offriamo anche consulenze alle aziende, sempre con uno sguardo multidisciplinare».

Nicoletta Martinelli

Avvenire, 8 ottobre 2023