E se fosse successo un' ora dopo? Meglio non pensare alle conseguenze del crollo di trenta metri quadrati di soffitto in un' aula affollata di studenti. Perché è questo ciò che sarebbe potuto accadere, ieri mattina, all' istituto tecnico industriale "Montani" di Fermo, dove alle 7.10 è collassato il tetto della scuola per il cedimento di una capriata. Secondo le indagini dei vigili del fuoco, il crollo sarebbe stato provocato da infiltrazioni d' acqua e dalla vetustà della costruzione. La scuola, subito evacuata, è infatti ricavata nell' edificio dell' antico convento di Sant' Agostino, risalente al XV secolo. Dopo il terremoto del 2016, spiega la dirigente scolastica, Margherita Bonanni, il tetto era stato consolidato, anche se proprio la porzione crollata «è difficile da raggiungere», sottolinea la preside.
Con l' altra tragedia mancata di Eboli (Salerno) - dove la scorsa settimana ha ceduto il soffitto di una scuola materna provocando il ferimento di tre bambini e tanta paura - questo di Fermo è soltanto l' ultimo campanello d' allarme di un fenomeno cui il Paese non sembra in grado di trovare rimedio. Soltanto nell'ultimo anno scolastico, denuncia Cittadinanzattiva, che ogni anno produce un report sullo stato di salute degli edifici scolastici, si sono verificati oltre trenta crolli.
«L' inadeguata manutenzione e l' incapacità di progettare e di accedere ai bandi esistenti, sono certamente responsabilità in capo a Comuni e Province, enti proprietari delle scuole, che non fanno abbastanza o che non riescono a stare al passo con le effettive necessità per mancanza di competenze o di risorse finanziarie», commenta Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva. «Oltre a ciò - prosegue - individuare le scuole che versano in situazioni gravi e investire sui nuovi edifici restano ancora chimere perché l' Anagrafe nazionale risulta ancora non aggiornata, il programma per la costruzione di scuole nuove è stato ulteriormente rallentato a causa di irregolarità nel Bando, le verifiche di vulnerabilità sismiche sono ancora molto indietro».
Il tutto in un contesto che, secondo il rapporto 2017 di Legambiente, vede il 41% delle scuole, pari a 15.055 edifici, in area sismica 1 e 2, cioè a rischio di terremoti forti o fortissimi e il 43% di questi risale a prima del 1976, quando è entrata in vigore la normativa antisismica. Complessivamente, oltre il 60% delle scuole italiane è stato costruito prima del '76 e il 43,8% avrebbe bisogno di interventi urgenti di manutenzione.
«Non si può pensare di affidare la sicurezza degli edifici scolastici al fato», sottolineano Vanessa Pallucchi, vicepresidente nazionale di Legambiente e Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche. Che aggiungono: «La messa in sicurezza delle scuole deve diventare davvero una priorità su cui lavorare prevedendo interventi specifici di manutenzione non più rimandabili e relativi, ad esempio, all' età dell' edificio e alla situazione di rischio dell' area, e soprattutto provvedendo alla strutturazione di un piano urgente di messa in sicurezza degli edifici scolastici, soprattutto di quelli che si trovano nelle aree più a rischio, come è il caso di Fermo». Anche Legambiente chiede «con forza il completamento dell' Anagrafe dell' edilizia scolastica, che ci restituisca un monitoraggio reale dello stato delle nostre scuole, con l'obiettivo di avere entro il 2020 il fascicolo di fabbricato per ogni scuola d' Italia»,
Paolo Ferrario
Avvenire, 15 maggio 2018