UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La scuola e le risorse dell’educazione civica digitale

Un volume frutto di alcuni progetti realizzati dal Cremit dell'Università Cattolica
23 Settembre 2022

I media, soprattutto dopo l’espansione di massa dei Pc, continuano a rappresentare lo strumento privilegiato di diffusione delle informazioni e di modelli culturali, esercitando un forte impatto sui processi di democratizzazione della società. I media digitali non rappresentano più solo “ambienti virtuali”; sono divenuti parte della nostra vita. Più diventano pervasivi e facili da usare, meno li vediamo. I loro effetti li avvertiamo solo quando procurano problemi nella comunicazione in rete.

L’educazione e la scuola devono interrogarsi sulle potenzialità e sulle insidie che si celano nella rete, educando all’utilizzo corretto della comunicazione mediale come esercizio reale di cittadinanza attiva. La comunità pedagogica non esita a interrogarsi, come attesta l’interessante volume curato da Pier Cesare Rivoltella e Stefano Pasta Crescere Onlife. LEducazione civica digitale progettata da 74 insegnanti-autori (Morcelliana Scholé, pagine 276, euro 26,00), ricco di indicazioni su come preparare gli studenti a essere cittadini consapevoli e osservatori critici. La mission è formare persone resilienti, in grado di interpretare gli scenari presenti e futuri. Il ruolo dell’insegnante resta fondamentale – «può e deve tornare a giocare il ruolo decisivo che gli compete» – e la loro formazione da tempo provoca vivaci dibattiti.

Il volume – il cui obiettivo è l’incontro tra mondo della ricerca e quello della scuola – è l’esito di “Didacta 4.0. Vivere digitale” e “Cittadinanza digitale: didattica in azione”, due progetti realizzati dal CREMIT dell’Università Cattolica di Milano, insieme a due istituti scolastici lombardi. Occorre restituire all’insegnante un ruolo decisivo – «a dispetto dello scarso prestigio sociale di cui gode» – attraverso una «formazione permanente, che duri lungo tutto l’arco della vita (Lifelong Education)». Leggiamo in modo diverso dal passato, ci si informa in maniera più complessa di come lo si faceva pochi anni fa. I giovani hanno abitudini di consumo culturale e mediale assai lontane da quelle dei loro genitori. Per meglio scrutare il nostro tempo serve darsi delle istruzioni, delle linee guida. Non è il tempo per i semplificatori e pertanto ci è richiesto – inutile pensare il contrario – di meglio comprendere quanto ci circonda con la mente sgombra da pregiudizi.

Il Curriculum di Educazione Civica Digitale, rivolto dall’infanzia alla secondaria di II grado, redatto dal MIUR nel 2018, individua l’educazione allo spirito critico e l’educazione alla responsabilità, intesa come consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni digitali, alla base dell’intervento della scuola italiana di fronte al digitale e al modo di vivere onlife. I due progetti, coordinati da Rivoltella e Pasta, hanno privilegiato la dimensione più proattiva attorno alle cinque aree che compongono il Curriculum: Internet e il cambiamento in corso, Educazione ai media, Educazione all’informazione, Quantificazione e computazione: dati e intelligenza artificiale, Cultura e creatività digitale. Spirito critico ed educazione alla responsabilità per leggere i linguaggi diversi con cui le forme culturali sono costruite e capacità di valutare le conseguenze delle proprie azioni online per prevenire i diversi comportamenti della cyber stupidity. Concetti caratterizzanti la società onlife, che richiedono un nuovo punto di vista educativo.

Già Umberto Eco nel 1964 invitava a non dividersi tra apocalittici e integrati, tra chi rilevava solo gli effetti negativi del nuovo media di allora, la televisione, e chi ne vedeva solo quelli entusiasmanti. L’apprendimento non è solo una questione di accesso alle informazioni e considerato l’attuale web sociale serve educare alla responsabilità il produttore culturale che ciascun utente è diventato. Assistiamo ormai alla confusione dei ruoli del fruitore e del produttore, fino al superamento della loro distinzione nella figura degli “spettautori” e della distinzione tra i professionisti della comunicazione, come i giornalisti e i comunicatori occasionali. Più che nascere “nativi digitali” si può ribadire la forza dell’educazione per divenire “cittadini digitali”. O meglio, cittadini onlife.

Antonio Salvati

Avvenire, 22 settembre 2022