“Dal mio amico ho imparato un milione di cose”
Carissimi giovani studenti, Cari dirigenti scolastici, Docenti ed insegnanti di Religione Cattolica,
nel riprendere le attività scolastiche, giunga a tutti il mio più affettuoso saluto con l’augurio di un anno ricco di incontri e di belle esperienze. Purtroppo le notizie, che circolano sulle pagine dei giornali, spesso ci mettono davanti la triste realtà di un mondo violento, dove non c’è posto per il debole, il sofferente ed il povero. C’è tanto da lavorare per sconfiggere la cultura dell’odio, del sospetto e della maldicenza. Nella nostra società, ove si registrano episodi di violenza, di bullismo, di stupri di ragazze minorenni da parte del branco, è evidente un’emergenza educativa, che esige una scuola nuova che sia palestra di umanità e faccia riscoprire la bellezza della vita. Una scuola che sia una comunità aperta ed inclusiva, che educa all’accoglienza ed all’amicizia, al camminare insieme nella ricerca del vero, del bello, del buono.
A tutti voi studenti dico: amate la scuola! Frequentatela con assiduità! Studiate per amore verso la ricerca. Studiate anche quelle discipline che al momento vi sembrano ostiche o noiose. E’ la grande opportunità della vita! A scuola imparate a stare insieme e quanto necessario, per essere uomini e donne che non si lasciano strumentalizzare da nessuno, capaci di costruire una società più bella e più umana.
Nel corso della visita pastorale, che riprenderò ad ottobre da Roccella Jonica, ho avuto occasione di visitare tante scuole, come anche di entrare in tante case. Ho incontrato la tenerezza di tanti ragazzi affetti da rare patologie, disabilità e da gravi forme di autismo. Ho incontrato associazioni ed enti pubblici e privati che si prendono cura dei più fragili e di quanti bisognosi di sostegno ed accompagnamento. Sono il volto di quelle persone oneste, che operano nel silenzio, con rispetto e discrezione, mossi unicamente da sentimenti di bontà e benevolenza.
Su queste povertà mi piace richiamare l’attenzione di tutti. Perché il mondo diventi più umano, occorre uno sguardo di predilezione verso i più piccoli e fragili, quelli che spesso sono vittime degli atteggiamenti violenti degli adulti. I ragazzi affetti da disabilità o da gravi forme di autismo sono il volto di un’umanità fragile che esige vicinanza e solidarietà. La loro presenza nella scuola è un richiamo ad affrontare la vita con coraggio. Ma anche “a capire e ad amare la vita”. Come dice la canzone “Il mio amico” di Gianni Morandi: “Dal mio amico ho imparato un milione di cose. Per esempio ad amare senza esser riamato. A guardare la luna e i giardini di rose. E tutte le altre bellezze che Dio ha creato”.
Dagli insegnanti ci si attende uno sguardo amorevole verso i ragazzi più deboli e meno abbienti, quelli che provengono da situazioni familiari difficili, che hanno bisogno non solo di nozioni e di cultura generale, ma soprattutto di affetto ed accoglienza. Insegnare loro ad amare la vita, nonostante le sue incompiutezze, è la missione d’amore di chi è investito di responsabilità educativa. Una missione che ha uno sguardo particolare verso i ragazzi che hanno meno affezione a stare tra i banchi di scuola o che rischiano di restare su strada vittime delle proprie dipendenze.
L’auspicio è che tutti i ragazzi e le ragazze affetti da disabilità abbiano il giusto sostegno ed accompagnamento. La scuola diviene così una comunità, che educa al rispetto del diverso ed alle relazioni fraterne ed inclusive. Una scuola ‘arcobaleno’, ove le diversità si integrano nell’unità della famiglia umana. Ove il più debole ha in chi gli sta vicino un sostegno ed un vero compagno di viaggio.
“La Chiesa che vorrei”, come mi ha scritto nei giorni scorsi il padre di una bambina di tre anni affetta da autismo, è una comunità, impegnata ogni giorno nel vivere evangelicamente la cultura dell’inclusione con lo stile della prossimità e della condivisione. Ove nessuno è escluso o messo alla porta. Tutti i battezzati, qualunque sia la condizione di salute, ne sono parte viva ed attiva secondo le possibilità di ciascuno. Come ci ricordava papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale dell’Autismo il primo aprile 2022, la disabilità, in ogni sua forma, è “una sfida e un’opportunità per costruire insieme una società più inclusiva e civile, dove i familiari, gli insegnanti e le associazioni… non siano lasciati soli ma siano sostenuti”.
Nell’attestare la mia profonda fiducia nella scuola come il luogo ove è possibile superare ogni ostacolo per l’edificazione di un mondo nuovo, auguro a tutti un buon anno scolastico!
+ Francesco, Vostro Vescovo