UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La metà dei ragazzi legge ma non capisce

«La scuola primaria del Mezzogiorno – si legge nel Rapporto Invalsi 2023 – fatica a garantire uguali opportunità»
13 Luglio 2023

Non soltanto l’ascensore sociale della scuola italiana è bloccato da vent’anni, ma sarà un problema anche farlo ripartire. Prendiamo, per esempio, i dati del Rapporto Invalsi 2023 presentato ieri mattina alla Camera: i divari territoriali tra scuole del Nord e del Sud Italia cominciano già a manifestarsi in seconda elementare. Per poi aggravarsi ulteriormente con il passare degli anni e dei gradi scolastici. Neanche la primaria, finora considerata il fiore all’occhiello del sistema di istruzione nazionale, si salva dal generale tracollo degli apprendimenti evidenziato dall’analisi dei dati (a volte davvero impietosi) diffusi dall’Istituto presieduto da Roberto Ricci.

Il crollo della primaria

Nonostante sia stata dichiarata la «fine» dell’emergenza Covid, la scuola italiana risente ancora dei pesanti effetti della pandemia. E i primi a farne le spese sono proprio i più piccoli: gli scolari delle elementari. Sia in seconda che in quinta, il Rapporto Invalsi parla di «risultati medi significativamente più bassi rispetto alle rilevazioni precedenti». In pratica, il 45% degli allievi non raggiunge il livello base. E questo vale tanto per l’Italiano (dove si passa dai 204,5 punti del 2021 in quinta primaria ai 195,8 di quest’anno), quanto per la Matematica (dai 200 punti del 2019 ai 190,2 del 2023). Nell’area Sud e Isole, poi, gli allievi con risultati bassi in Matematica passano dal 45% al 47%, andando così ad aggravare ulteriormente il distacco dalle restanti aree del Paese. «La scuola primaria nel Mezzogiorno – si legge nel Rapporto Invalsi – fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi».

Piccola ripresa alle medie

Anche alle scuole medie, i risultati degli apprendimenti non si discostano di molto da quanto osservato alla primaria. Alla fine della terza, soltanto il 63% degli studenti raggiunge il risultato atteso in Italiano, in calo di 4 punti rispetto al 66% del 2018. Va peggio in Matematica; qui appena il 56% è sufficiente (61% nel 2018). In contro tendenza, stavolta, proprio le scuole del Sud, che passano dal 55% di alunni con la sufficienza in Italiano del 2021 al 57% del 2023, mentre in Matematica, il “balzo” è dal 44% al 47%. Ma il vero riscatto degli studenti medi meridionali avviene in Inglese reading (lettura). Il passo in avanti è piuttosto significativo: +11%, dal 64% di alunni che raggiungevano il traguardo degli apprendimenti nel 2018 all’attuale 75%. Un risultato che fa ben sperare, anche se resta sotto l’80% della media nazionale.

Maturi ma non troppo

Come lo scorso anno, si conferma la tendenza della scuola superiore a diplomare con la Maturità alunni che, per una buona metà, non raggiungono i risultati attesi sia in Italiano che in Matematica. Le prove Invalsi 2023 ci dicono, infatti, che appena il 51% dei maturati, riesce a comprendere un testo complesso, raggiungendo il traguardo in Italiano (era il 64% nel 2019, ultimo anno del pre-pandemia), in calo anche rispetto al 2021 e 2022, arrivati al 52%. Un risultato già allarmante che, quest’anno, siamo riusciti addirittura a peggiorare. Anche qui è davvero impressionante il distacco tra i territori. Mentre al Nord, si toccano punte di sufficienza almeno sopra il 60% (62% al Nord Ovest e al Nord Est) e il Centro si mantiene in linea di galleggiamento con un 51% perfettamente in media nazionale, al Sud e nelle Isole il dato dei maturati che hanno raggiunto le competenze attese in Italiano crolla al 39%. Oltre dieci punti in meno rispetto al 2019.

Va ancora peggio in Matematica. Rispetto a una media nazionale del 50% di sufficienti (-11% rispetto al 2019), il Nord Ovest raggiunge il 62%, il Nord Est il 66%, il Centro scende al 49% e il Sud precipita al 37% e al 35% del Sud e Isole. Anche all’ultimo anno delle superiori, il Mezzogiorno si salva con l’Inglese lettura: dal 36% di studenti che avevano raggiunto il livello B2 nel 2021, si è passati quest’anno al 44%. Sempre 10 punti in meno, comunque, del 54% della media nazionale, sostanzialmente in linea con gli anni passati. Il divario Nord-Sud torna, invece, a farsi molto pesante in Inglese listening (ascolto). Qui il dato medio nazionale, sempre all’ultimo anno delle superiori, è in leggera ripresa (41% dal 35% del 2019). Il vero, grande problema, è, ancora una volta, la distanza tra i territori. Mentre a Nord Ovest raggiunge il traguardo B2 il 54% degli allievi e addirittura il 58% al Nord Est, al Centro si scende al 42% (ancora sopra la media nazionale), per poi crollare al 26% al Sud e al 24% al Sud e Isole. In pratica, tra il Settentrione e il Mezzogiorno, c’è un divario di 30 punti in Inglese listening.

La dispersione si riduce

Al termine di questo viaggio nella scuola italiana, con ancora tante zone buie, è doveroso evidenziare anche i progressi che, seppur con fatica e molto lentamente, il sistema sta compiendo. Non si tratta ancora della “svolta” tanto attesa, ma pur sempre di segnali di speranza. Il più confortante riguarda l’annoso tema della dispersione scolastica. Per quanto riguarda quella “implicita”, che misura cioè i risultati degli alunni che hanno superato la Maturità senza però raggiungere i livelli di apprendimenti richiesti per l’età e il grado scolastico, i dati del Rapporto Invalsi dicono che, nel 2023, si è attestata all’8,7%, in calo di un punto percentuale rispetto al 9,7% del 2022 e al 9,8% del 2021. Resta ancora sopra il 7,5% del 2019, ma questo dato è fortemente influenzato dall’onda lunga della pandemia.

Per quanto riguarda, infine, gli Elet, gli alunni usciti dal sistema scolastico senza aver conseguito un diploma di scuola superiore, il dato sulla dispersione scolastica rilevato dal Rapporto Invalsi 2023 è del 10,4%. «Se le prime stime troveranno conferma negli esiti delle prove degli anni futuri – è l’auspicio – la quota degli Elet sembra avvicinarsi al traguardo del 10,2% prescritto dal Pnrr alla fine del 2025».

Valditara: Paese diviso, ora un piano per il Sud

«È un elemento di forte preoccupazione». Non usa mezzi termini, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, per commentare i dati sui divari degli apprendimenti tra Nord e Sud Italia. «Il Rapporto Invalsi – sottolinea Valditara – fotografa una spaccatura del Paese. I dati sono drammatici in Calabria, Sicilia e Campania. Non possiamo più accettare che l’Italia sia divisa in due, abbiamo il dovere morale di ricomporre in unità il sistema scolastico. I divari a sfavore del Mezzogiorno – osserva ancora – si accentuano nella scuola secondaria: -15 punti percentuali al termine del primo ciclo e 22-23 punti al termine delle superiori. Per la matematica arriviamo addirittura a -25-30 punti, un divario enorme. Le cause sono tante, la fragilità sociale dei territori innanzitutto ma una delle cause su cui dobbiamo riflettere è anche la percentuale di assenze che nelle scuole del Sud è di 15 giorni all’anno in più rispetto a quelle del Nord, che per 13 anni significa quasi perdere un anno scolastico: non è così banale».

Per affrontare tutti questi temi, in particolare le difficoltà del Mezzogiorno e la dispersione, il Ministro ricorda i numeri appena messi in campo con l’Agenda Sud: 240 scuole riceveranno più docenti - in media 4 -5, più risorse, saranno dotate di mense e tempo pieno, con un progetto che avrà due anni di durata e potrà essere replicato ed esteso. Preoccupazione per la situazione degli studenti del Mezzogiorno è espressa anche da Save the Children, che parla di «effetti drammatici sugli apprendimenti».

Per diminuire i divari, è necessario «aumentare il tempo pieno al Sud», si legge in una nota del sindacato dei presidi Dirigentiscuola, mentre il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, chiede di «reagire con velocità e determinazione per superare le criticità», mentre di vera e propria «emergenza scuola», parla la segretaria generale della Flc-Cgil, Gianna Fracassi.

Paolo Ferrario

Avvenire, 13 luglio 2023