UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La forza della scuola che non si è mai fermata

Il virus non ha messo a tacere la voglia di vivere e imparare, o la voce degli insegnanti. Né il lavoro delle scuole Fism
10 Giugno 2020

L’emergenza coronavirus ha costretto tutti noi a riorganizzare la nostra vita quotidiana, i nostri ritmi, le nostre abitudini, le nostre relazioni affettive, professionali, lavorative. Ha costretto, anche, a chiudere la scuola provocando una forzata distanza fisica tra la stessa scuola, i bambini le famiglie, il territorio; distanza che perdura ormai da più di tre mesi ed è, purtroppo, destinata a perdurare. Una distanza che ci ha obbligati a rivedere dimensioni e riferimenti attraverso cui leggere e interpretare il ruolo stesso della scuola, del quale abbiamo dovuto rivedere i confini; allargandoli, riadattandoli, rendendoli più flessibili, permeabili.

Nessuno ricorda una primavera nella quale non si sentono le voci dei piccoli che tornano a riempire i cortili delle scuole. Il virus ha messo a tacere anche la loro voce libera e gioiosa. Ma non ha messo a tacere la loro voglia di vivere e di imparare, la voglia di farsi sentire e di condividere un’esperienza che tanto aveva bisogno di trovare parole per dirsi e per rielaborarsi. Il virus non ha messo di certo a tacere nemmeno la voce delle insegnanti delle scuole, che con i gestori e molto del personale, si sono messe in gioco trovando altri canali per far giungere le loro parole e le loro proposte (prima di tutto affettive e di legame) al cuore (non solo alle orecchie) dei piccoli. Scuole che hanno affrontato (e stanno affrontando) un periodo terribile dal punto di vista economico, con la perdita delle rette, con le spese da mantenere entro i già ristretti contributi statali e locali. Sì, proprio le maestre in cassa integrazione, i gestori preoccupati per la sopravvivenza delle scuole, i parroci assillati da conti da far quadrare e mille incertezze sul futuro non si sono lasciati fermare.

Animati da quello spirito di cura e di vicinanza che è il dna delle nostre scuole, non hanno messo in lockdown la passione educativa e il desiderio di farsi prossimi, come insegna il Vangelo. Mettendo da parte reticenze e timori, hanno risposto a una chiamata vera e propria, al proprio essere educatori come dimensione qualificante, che non va in ferie e tantomeno in standby. È così che le scuole hanno attivato percorsi di “cura a distanza” ben prima che dal Ministero venisse elaborato quel documento di indirizzo che raccomanda ai servizi per l’infanzia da zero a sei anni di custodire nell’emergenza i “legami educativi a distanza”. Non tanto proposte didattiche per i piccoli, quanto proposte per dare senso a questa lontananza, per riempire il vuoto dell’assenza e per sentirsi uniti.

Una cura che non è solo rivolta ai bambini, ma anche alle loro famiglie che non hanno mai vissuto un tempo di preoccupazione simile, né tantomeno hanno mai trascorso un tempo così lungo chiusi in casa con i propri figli, che necessitano di cure, di attenzioni e che hanno tante richieste per crescere, imparare, sperimentare. Insegnanti ed educatrici si sono ingegnate, nella loro nota creatività, per dare vita a esperienze di cura a distanza, per dire: io, la tua maestra, ci sono; e continuo a volerti bene e ad accompagnare il tuo cammino per diventare grande.

C’è tutto lo spirito delle scuole Fism in queste azioni. C’è la passione educativa, il senso del farsi prossimi, soprattutto quando ci sono difficoltà. C’è la stessa tenacia che ha fatto superare le tante difficoltà della loro storia più che centenaria, con quello stile di resilienza e capacità di riprogettazione che le caratterizza. C’è l’alleanza con le famiglie: il bambino mai guardato come una monade, ma come un figlio di una famiglia che va accolta tutta, con le sue fragilità e le sue forze, con le sue opportunità e contraddizioni e paure. C’è anche il territorio: sì, anche in una condizione di de–territorializzazione come quella dei legami a distanza le comunità che hanno generato nella storia i nostri servizi hanno sostenuto le maestre anche in questo: parroci, oratori, associazioni e realtà delle comunità locali, quando interpellate dalle insegnanti, hanno saputo rispondere, riannodando, a distanza fili di comunità. C’è la forza di una rete: tra mille difficoltà ma abbiamo voluto esserci. Grideremo a gran forza i nostri diritti, ma abbiamo voluto essere per le scuole un sostegno e un supporto in termini formativi e di indirizzo, soprattutto ora che si va verso un nuovo modo di fare scuola. C’è soprattutto la forza del Vangelo: il desiderio di portare una notizia buona dentro il tempo terribile che abbiamo attraversato. La scuola non si è fermata. La scuola non si fermerà nemmeno di fronte alle sfide della riapertura. Sapremo ricostruire il nostro modo di essere educatori, anche nei vincoli e nei limiti necessari. Sappiamo stare nella prova, con creatività.

La Commissione tecnica del Settore pedagogico nazionale FISM

Avvenire, 9 giugno 2020